Sorvegliati speciali: i pensieri vani

 
 

Nella sezione di massima sorveglianza è detenuto chi è considerato molto pericoloso per sé e per gli altri. Siamo consapevoli di dovere prestare la massima attenzione a noi stessi? Nella Bibbia, la prigione è considerata un luogo in cui controllare i nostri pensieri: Paolo scrive di “fare ogni pensiero prigioniero fino a renderlo ubbidiente a Cristo” (2 Co 10,5).


In effetti, ci sono praterie nella nostra mente in cui lasciamo scorrazzare senza controllo pensieri vani. Lasciamo spazio all’immaginazione incontrollata, ai desideri scomposti, alle concupiscenze per farle degenerare in pensieri peccaminosi.


Non è un problema di oggi, ma atavico. Ad esempio, Thomas Goodwin (1600-1680), predicatore inglese del diciassettesimo secolo, con il rigore e la profondità tipica dei puritani, portò avanti quella che può essere definita un’indagine sul cuore umano e sulla vanità dei pensieri.


Nell’operetta recentemente pubblicata in italiano La vanità dei pensieri,  Caltanissetta, Alfa & Omega 2025, Goodwin mostra tutta la pericolosità di coltivare pensieri frivoli e peccaminosi e la necessità, per chi è in Cristo, di non vivere una religiosità di facciata ma di essere trasformati mediante il rinnovamento della mente (Rm 12,2).

Purifica il tuo cuore dalla malvagità, Gerusalemme, perché possa uscirne salva. Fino a quando albergheranno in te pensieri d'iniquità? 


È il versetto di Geremia 4,14 da cui parte Goodwin per la sua analisi che sottolinea la necessità che i pensieri iniqui non alberghino nella mente. Il nostro cuore, seppure rigenerato, è tentato da pensieri vani che lo disturbano; a noi la responsabilità di non garantire loro vitto e alloggio. Fuor di metafora, il credente deve vigilare sui propri pensieri, purificarli ed evitare di crogiolarsi in un mondo interiore malato e a cui si dà adito al peccato di prendere spazio.


I pensieri vengono definiti come quelle conversazioni che la mente intrattiene con le cose che lascia entrare dentro di sé e che sono la materia prima della perversità e della capacità di forgiare il male che abbiamo già dentro di noi. I pensieri malvagi possono essere tentazioni “esterne” o il frutto dei desideri del nostro cuore. In entrambi i casi la responsabilità cristiana è quella di passarli al vaglio della Parola di Dio e di purificarli.


Senza giri di parole, Goodwin definisce i pensieri vani come peccati in quanto distraggono dalla contemplazione di Dio, non producono alcun frutto spirituale e non edificano. Pensieri di questo tipo innalzano a idoli gli dèi che essi stessi forgiano e, infine, prima che ce ne rendiamo conto, il cuore si inchina ad essi per adorarli. 


La nostra mente, decaduta e rotta com’è, è instabile, corre da un oggetto all’altro senza sosta, si riempie di fantasie, progetti, timori e immagini che spesso non portano alcun frutto buono. Questa continua agitazione impedisce alla persona di raccogliersi, di pregare davvero, di rimanere fedele e costante nelle scelte interiori. L’uomo può apparire moralmente corretto davanti agli altri, mentre nella mente conduce una vita completamente diversa. 


Proprio per questo, i pensieri sono, secondo Goodwin, più pericolosi delle azioni in quanto a flusso continuo, difficili da controllare, nascosti agli occhi degli uomini e quindi più facilmente tollerati.


Per Goodwin, la vita cristiana autentica mette in discussione anche il proprio mondo interiore e procede all’umiliazione del cuore riconoscendo la peccaminosità dei propri pensieri. Inoltre, abbandona l’orgoglio di rivendicare porzioni libere e incontrollate nella nostra vita per sottomettere la mente al Dio che ha molti più pensieri di misericordia di quanti noi ne abbiamo di ribellione. 


L’analisi dei nostri pensieri sincera e aperta rivelerà il nostro carattere e quello che consideriamo davvero il nostro tesoro. Essere consapevoli dei germi di peccaminosità che coltiviamo è il primo passo per lasciare all’opera dello Spirito la possibilità di eradicarli. Infine, Goodwin incoraggia ad affidarsi al Signore, l’unico che ha già perdonato i pensieri peccaminosi di chi si affida a lui e l’unico che può trasformare e riorientare mente e cuore. 


Nell’era della distrazione costante, dello scrollamento compulsivo per svuotare la mente, del pensiero veloce e poco profondo, le parole di un puritano del ‘600 sembrano scritte oggi. Ieri come ora, se non si sorvegliano i pensieri con la massima attenzione si espone il fianco a disastri esistenziali e relazionali.