Piazza Calvino, Budapest

 
 

Qualche strada dedicata a Calvino c’è anche in Italia, ma per trovare una piazza centrale di una capitale europea con statua del Riformatore francese bisogna andare a Budapest. La piazza è stata di recente riqualificata ed è uno snodo importante della città. C’è una affollata fermata della metro, da lì si diramano strade dello shopping, sulla piazza si affacciano gli uffici della chiesa riformata ungherese, la seconda chiesa protestante più grande della città e la facoltà di teologia protestante parte dell’università Károli Gáspár. 


Sul pavimento della piazza Calvino (in ungherese: Kálvin tér) ci sono piastrelle che riportano frasi tratte dalle 95 tesi di Lutero o da altri Riformatori del XVI secolo. Collegando le une alle altre, si può fare un percorso che evoca il messaggio biblico della Riforma. 


Piazza Calvino si trova sul lato esterno della città murata, anche se ora le mura non ci sono più. Tutta questa concentrazione di memoria protestante è stata resa possibile dalla donazione di un benefattore evangelico che donò quell’appezzamento di terra alla chiesa protestante fuori dalle mura, visto che dentro le stesse era consentito solo l’esistenza di chiese cattoliche.


Davanti all’edificio della chiesa si staglia la statua bronzea di Calvino. Alta tre metri, sopra un basamento marmoreo di un metro, la statua raffigura il Riformatore francese in modo realistico: magro, con atteggiamento sobrio e composto, con la Bibbia aperta in una mano, con lo sguardo rivolto in avanti. La statua è stata posizionata lì nell’anno 2000, nell’ambito del progetto di riqualificazione della piazza.


Sul lato opposto della piazza, fa un certo effetto vedere un negozio con l’insegna “Kalvin Kebab”. Lì si vendono kebab che portano il nome di Calvino, segno della multiculturalità di Budapest e dell’identificazione del ristorante con la toponomastica locale.


La ragione per visitare piazza Calvino e la facoltà di teologia protestante è stata data da una conferenza pubblica tenuta in facoltà ad un uditorio di una cinquantina di professori, pastori e studenti sul tema “Tutte le strade portano a Roma?”.

Dopo il saluto del decano, ho potuto aprire qualche finestra sull’universo del cattolicesimo romano, sottolineandone il carattere “romano” e “cattolico”, mostrando le dinamiche interne che lo hanno portato da una prevalenza della romanità (Trento) ad una della cattolicità (Vaticano II). Due casi di studio accennati sono stati la concezione cattolica dell’unità e quella della giustificazione per fede.


Alla conferenza sono seguite numerose domande che hanno mostrato quanto vivo il tema del cattolicesimo sia anche per il mondo protestante ungherese. Se è vero che ci sono spinte verso l’ecumenismo mainstream, è anche vero che l’ala evangelicale della chiesa riformata ungherese problematizza e resiste ad esso, volendo valorizzare l’unità biblica dei credenti piuttosto che quella formale delle istituzioni ecclesiastiche. 


L’occasione è stata utile anche per presentare l’edizione ungherese del libro Stesse parole, mondi diversi (in ungherese: Azonos szavak, külön világok, 2024).


Non poteva esserci migliore location per la conferenza che piazza Calvino. In fondo, il Riformatore francese ha, tra le altre cose, sostenuto la battaglia per l’evangelo biblico contro le perversioni del cattolicesimo. Il suo dialogo con Sadoleto e i suoi antidoti contro il Concilio di Trento sono lì a dimostrare quanto fosse chiaro per lui che Roma avesse abbandonato l’evangelo biblico.


Vero è che non basta avere una piazza Calvino per avere una chiesa evangelica fedele. Almeno però l’immaginario degli abitanti di Budapest e non solo (anche degli immigrati turchi della kebabberia Calvino) è nutrito dalla memoria di un protagonista della Riforma protestante.