Stottiana (XIII). Per un ambientalismo biblicamente fondato

 
 

Ve lo immaginate John Stott, londinese upper class, classe 1921, formatosi nelle migliori scuole britanniche, dalle convinzioni che si definirebbero conservatrici, scendere in piazza a gridare con Greta e compagni: “Non c’è più tempo!”? Forse è eccessivo, però Stott considererebbe responsabile la nostra insensibilità di aver portato ai disastrosi effetti dovuti ai cambiamenti climatici. 

Mentre a Glasgow si è svolta la Cop26, conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, accolta come un incontro decisivo per il futuro dell’umanità stessa, la casa editrice evangelica IVP ha pubblicato una preziosa risorsa editoriale: John Stott on Creation Care

In occasione del centenario della nascita di John Stott, Sam Berry e Laura Yoder hanno raccolto diversi suoi scritti sulla cura del creato per ottenere un’antologia completa (di più di 340 pagine) del pensiero di Stott su questo tema che ha occupato una parte importante della sua vita cristiana e del suo ministero. 

Non si tratta di un instant book dettato dalle esigenze di mercato. È vero che il tema è scottante e diventa sempre più rilevante nella vita di ognuno di noi. Il mondo evangelicale non ha bisogno di formulare dal nulla un pensiero biblicamente fondato sui temi pressanti d’attualità, ma dispone di un bagaglio di pensiero già ben strutturato e saldo sulle cui fondamenta si può, e si deve, ulteriormente costruire. Lo stesso Stott, birdwatcher per passione, ha dato impulso alla creazione di centri evangelici per la salvaguardia del creato come “A Rocha”.

La sensazione che si ha accendendo la TV e ascoltando il flusso di informazioni è che ci sia una notevole frenesia nel cercare soluzioni tempestive, un’esigenza di cambiare rotta immediatamente, il bisogno di guardare al futuro cambiando completamente paradigma e rompendo definitivamente con ogni abitudine del passato. Probabilmente è vero che la politica ha bisogno di trovare soluzioni in fretta dato il modo in cui abbiamo gestito male le risorse. Gli scritti di Stott sull’ambiente possono aiutare il mondo evangelicale a comprendere come affrontare questa nuova esigenza culturale tornando alla Parola di Dio e ripartendo da lì. Più che Greta o i guru dell’ambientalismo contemporaneo, è la Parola di Dio che va ascoltata e attuata.

Stott probabilmente non si sarebbe autodefinito un ambientalista e forse non lo sarebbe neanche oggi, ma aveva una profonda comprensione della dottrina della creazione e un radicamento tale nella Parola che l’ambientalismo, inteso come cura ed amore per il creato, faceva parte della sua visione del mondo e della sua pratica quotidiana. Non si tratta di un ambientalismo secolare a cui abbia appiccicato nel corso del suo ministero qualche versetto biblico, ma di un amore sincero per il creato proveniente dall’amore per il Creatore. 

La raccolta dei suoi scritti fornisce un quadro coerente in cui gli uomini e le donne sono inseriti nel contesto della creazione. Siamo esseri che si relazionano con Dio stesso, con i nostri simili e con la creazione. A causa della caduta, ognuna di queste relazioni è stata spezzata ed inquinata dal peccato. Il rapporto dell’uomo con la buona creazione di Dio è quindi malsano e corrotto e non c’è stato bisogno, per un uomo di Dio come Stott, di vedere le catastrofiche conseguenze dell’azione umana di cui siamo a conoscenza oggi per appurare questa verità biblica da sempre sottolineata dalla Bibbia. 

Una comprensione a trecentosessanta gradi dell’opera di Cristo ha portato Stott anche a parlare della speranza della restaurazione della creazione che geme. Questa speranza non va solo posticipata alla redenzione finale. Infatti, la restaurazione finale di tutte le cose non toglie forza all’azione attuale, ma anzi la nutre e la incoraggia in virtù della vittoria assicurata da Cristo. 

Gli scritti di Stott, quindi non sono una predizione ante-litteram delle esigenze dei giorni nostri, ma mostrano come un discepolato autentico e radicato nella Parola di Dio produce una comprensione della realtà lucida e realistica che genera un attivismo non freneticamente guidato dalla cultura dominante, ma centrato su Cristo e biblicamente fondato.