Sulle orme dell’apostolo Paolo in Italia (V). Borgo Faiti e il drenaggio delle paludi culturali d’Europa (parte II)

 
 

N.B. Questa è la seconda parte di un capitolo di un progetto di libro dedicato all'apostolo Paolo in Italia. La prima parte trattava della conversione di Agostino tramite la lettura di un passaggio dell'epistola di Paolo ai Romani.

Martin Lutero, Padre della Riforma 
Gli eventi relativi alla seconda grande conversione di un uomo che lesse l’epistola di Paolo ai Romani avvennero in una città di Germania, a più di milletrecento chilometri da Borgo Faiti. Quasi millecinquecento anni dopo il cammino di Paolo sulla Via Appia, e più di un millennio dopo la conversione di Agostino, toccò a Martin Lutero (1483-1546) di essere catturato dalla grazia di Dio. Non sarà quindi una sorpresa se gli scritti agostiniani ebbero una grande influenza sul riformatore tedesco. Disse Lutero: 

Tra i Padri, Agostino ha, senza dubbio, il primo posto.... Preferisco Agostino più di ogni altro. Ha insegnato una dottrina pura e ha sottoposto i suoi libri, con umiltà cristiana, alla Sacra Scrittura.... È il primo Padre della Chiesa che ha parlato del peccato originale.... Tutto Agostino è con me.[1] 

Nel XVI secolo, il punto di vista di Agostino sul peccato originale e sulla salvezza era stato ampiamente abbandonato dalla Chiesa cattolica romana. Anche le università, una volta fondate da cristiani, erano dominate dalla filosofia scolastica. Tale visione del mondo si fondava sul dualismo della filosofia greca. Secondo Platone e Aristotele, il regno dello spirito era la perfezione, mentre il regno della materia era intrinsecamente corrotto. Aristotele riteneva che tutto il creato fosse collocato su una scala di valori chiamata ‘analogia dell’essere’. Il vertice della scala si trovava nel mondo perfetto dello spirito, mentre la base era nel mondo corrotto della materia. Chi si trovava più in alto in questa scala era più vicino alla perfezione, e quindi di superiore valore rispetto agli altri. Questa filosofia fu adattata in linguaggio cristiano dal monaco domenicano del XIII secolo, Tommaso d’Aquino (1225-1274), trasformando l’analogia entis aristotelica in analogia fidei, l’analogia della fede. Secondo il modello di Tommaso, chi era in cima alla scala era più santo degli altri e quindi più vicino a Dio, mentre chi era in basso era più vicino all’inferno. Cosi come Aristotele dava una giustificazione per il sistema delle caste in Grecia, Tommaso dava ora un giustificato per la supremazia del corpo ecclesiastico romano sul resto della popolazione. Il clero, con il papa in cima alla gerarchia, erano più vicini a Dio rispetto alla gente comune.   

Martin Lutero entrò all’università di Erfurt nel 1501 all’età di diciotto anni. Trascorreva lunghe ore nella biblioteca universitaria, studiando le opere di Tommaso d’Aquino e di altri filosofi scolastici come Guglielmo di Ockham (c.1287 – 1347), Giovanni Scoto Eriugena (c.800 – c.877) o Bonaventura da Bagnoregio (c.1220 – 1274). Lesse anche autori antichi come Cicerone, Virgilio e altri. Un giorno, Lutero trovò nell’enorme collezione di libri una Bibbia, la stessa Parola di Dio che al suo tempo era stata trascurata per diversi secoli nella Chiesa. Il giovane studente ne rimase subito affascinato, trascorrendo lunghe ore nella biblioteca a leggere le Scritture. Il futuro riformatore tedesco si laureò in filosofia nel 1505.[2] I suoi studi sarebbero dovuti proseguire con un master in legge, ma un violento fulmine che lo aveva quasi colpito gli fece giurare a Sant’Anna che sarebbe entrato in un monastero. Lutero rispettò il suo giuramento ed entrò nel monastero agostiniano di Erfurt. Lì iniziò a studiare le opere di Agostino,[3]ma soprattutto volle continuare a studiare la Bibbia. 

Il monaco fu poi trasferito a Wittenberg, dove era stata fondata un’università pochi anni prima del suo arrivo, e iniziò a insegnare dialettica e fisica.[4] Nel marzo del 1509, ricevette l’incarico di insegnare teologia biblica per un’ora al pomeriggio. Dopo aver iniziato con i Salmi, Lutero procedette presto con l’epistola di Paolo ai Romani.[5] Quando arrivò a Romani 1:17, in cui Paolo citava il profeta Abacuc dicendo: “Il giusto vivrà per fede”, la sua vita cambiò per sempre. Lutero capì che la vita del cristiano non era fatta di sforzi umani per raggiungere una giustizia che era comunque irraggiungibile a causa della natura peccaminosa dell’uomo; piuttosto, quella giustizia era raggiunta dalla sola fede in Cristo. Ben presto le sue lezioni di teologia presero una direzione molto diversa, tanto che uno dei fondatori dell'università di Wittenberg, Martin Polich von Mellerstadt (1455-1513) dichiarò: 

Questo monaco metterà in rotta tutti i dottori; introdurrà un nuovo stile di dottrina e riformerà tutta la Chiesa: egli costruisce sulla parola di Cristo e nessuno al mondo può resistere o rovesciare questa parola, anche se dovesse essere attaccata con tutte le armi dei filosofi, dei sofisti, degli scotisti, degli albertisti e dei tomisti.[6]  

Le parole di Mellerstadt si rivelarono profetiche. Ci vollero ancora alcuni anni prima che Martin Lutero cominciasse a rendersi conto dell’ampiezza della corruzione in cui versava la Chiesa cattolica romana ai suoi tempi. La filosofia scolastica aveva sostenuto ogni sorta di falso insegnamento, tra cui la vendita delle indulgenze. Secondo questa pratica, qualcuno poteva comprare alcuni anni fuori dal purgatorio, non solo per sé stesso ma anche per i suoi cari defunti. Lutero si schierò decisamente contro questa pratica il 31 ottobre 1517, quando pubblicò le sue famose Novantacinque Tesi. Quello che inizialmente doveva essere un dibattito sulla vendita delle indulgenze finì per portare a una Riforma diffusa che non solo trasformò la Chiesa, ma anche molte nazioni del Nord Europa. Scrisse, in seguito di quella che chiamò la sua “esperienza della torre”, ovvero il luogo del monastero in cui lesse Romani 1,17: 

Sentii che ero completamente nato di nuovo e che ero entrato nel paradiso stesso attraverso le porte aperte.[7] 

Non solo le porte del paradiso si spalancarono a Martin Lutero, ma la sua esperienza provocò un enorme terremoto chiamato Riforma protestante. Ma qual era la questione centrale del movimento che all’epoca provocò tali sconvolgimenti? La questione centrale era quella dell’autorità: A chi dobbiamo obbedire? Ai papi? Ai concili ecclesiastici? Ai re? O alla Bibbia? In altre parole, chi ha la parola suprema e irrevocabile? Il nucleo che portò alla massiccia trasformazione delle terre protestanti in Europa fu che riformatori come Martin Lutero ebbero il coraggio di proclamare che solo la Bibbia era la Parola di Dio. La Bibbia era l’autorità suprema a cui tutta l’umanità doveva inchinarsi, compresi papi, concili ecclesiastici e re. Questa posizione portò i Riformatori a capire che la Bibbia doveva essere capita da tutti, re e contadini. Martin Lutero iniziò quindi a tradurre la Bibbia in lingua tedesca. Il secondo principio era che ognuno doveva ricevere un’istruzione di base sufficiente per essere in grado di leggere e capire la Parola di Dio. Ciò portò Lutero a scrivere una lettera Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca, in cui chiedeva che venissero predisposti i mezzi affinché tutti i bambini potessero ricevere un’istruzione di base. Questi passi portarono alla diffusione dell’istruzione universale, prima nelle terre protestanti e poi anche oltre. Grazie alla posizione dei Riformatori a favore della verità, intere nazioni come la Germania, l’Olanda o i Paesi nordici conobbero una trasformazione profonda in ogni sfera di vita.  

Mentre Paolo camminava sulla Via Appia, poco sapeva quanto la sua epistola ai Romani avrebbe causato una trasformazione così profonda e vasta di società così lontane dal suo contesto. 

 

(continua)

 Della stessa serie:
“Sulle orme dell’apostolo Paolo in Italia (I). Siracusa: scontro di visioni del mondo” (13/4/2023)
“Sulle orme dell’apostolo Paolo in Italia (II). Reggio Calabria: le radici spirituali di una città” (28/4/2023)
“Sulle orme dell’apostolo Paolo in Italia (III). Pozzuoli: la progenie d’oro e il libero mercato” (12/6/2023)
“Sulle orme dell’apostolo Paolo in Italia (IV). Borgo Faiti e il drenaggio delle paludi culturali d’Europa (parte I)” (1/11/2023)

[1] Citato sulla quarta di copertina di Augustin d’Ippone, Les confessions de Saint Augustin, Paris, France Loisirs 1995. 
[2]Jean-Henri Merle d’Aubigné, Histoire de la Réformation du seizième siècle, vol. 1, Paris, Librairie de Ch. Meyrueis et C. 1856, p. 202. La traduzione italiana è disponibile qui.
[3]Merle d’Aubigné, cit., pp. 212-213. 
[4]Merle d’Aubigné, cit., p. 240. 
[5]Ibid. 
[6]Merle d’Aubigné, cit., p. 243. 
[7]Merle d’Aubigné, cit., p. 259.