Un riposo “apocalittico”. L’estate con l’ultimo libro della Bibbia

 
 

L'estate è certamente il periodo dell’anno, più che in altri, nel quale cerchiamo di riposare recuperando energie fisiche, mentali e spirituali per consentirci di affrontare un nuovo periodo di lavoro, impegno e crescita come persone e come comunità.

Nella mia chiesa locale questo è il periodo durante il quale si interrompono alcune delle attività ordinarie e la predicazione e lo studio si concentra sul libro dei Salmi, che spesso segnano anche il ritmo della meditazione quotidiana personale. Il salterio, infatti, è spesso, nell’esperienza comune del credente un libro nel quale si cerca e trova riposo in Dio. Da un paio d'anni, però, affronto questo periodo in compagnia del libro dell'Apocalisse. 

L'ultimo libro del canone biblico non è solitamente associato al riposo. I miei ricordi di bambina rispetto a questo libro sono legati a pittoreschi e dettagliati poster che raffiguravano le creature celesti in esso descritte e poi a diatribe su numeri, tempi, luoghi ed enigmi da risolvere. Negli ultimi anni, invece, l’esperienza è legata alle conversazioni con amici non credenti che dopo il COVID hanno trovato improvvisamente attraente questo libro, per scovarvi segni dei tempi, generalmente collegati a complotti e a eventi, funesti e catastrofico.

Per molti anni ho creduto che, eccetto qualche breve verso, l’Apocalisse fosse un libro troppo complesso per me. Persone mature e teologicamente preparate ne parlavano come di un libro biblico dal quale difficilmente avrebbero predicato.


Il termine greco apokalýpseos, che dà il titolo al libro, corrisponde con la sua prima parola (proprio come nel caso della Genesi) e vuol dire rivelazione. Più precisamente si apre con tre parole meravigliose: "Rivelazione di Gesù Cristo" (1,1) e con una promessa connessa "beato chi legge e beati quelli che ascoltano... e fanno tesoro” (1,3).

Perciò mi sono chiesta perché io conoscessi così poco di questa parte della rivelazione biblica, dato che Cristo è il mio Signore. Queste poche parole dei primi versi non dovrebbero forse bastare per accendere il desiderio di conoscere cosa Gesù ha da rivelare di sé e per non perdermi le sue benedizioni?

Se si può affermare con il salmista: "Solo in Dio trova riposo l'anima mia" (62,1) - allora la rivelazione di Cristo in Apocalisse con la Sua promessa di beatitudine dovrebbe farci fremere dal desiderio di leggerla, ascoltarla, possederla, a costo di vendere tutto (Mt 13,44), a costo di quanto possediamo (Prov 4,7).


Un’ottima risorsa per aprirsi alla meditazione e allo studio del libro dell'Apocalisse è il breve commentario di Vern S. Poythress, Il Re ritorna. Una guida al libro dell’Apocalisse, Caltanissetta, Alfa e Omega 2018. Utile è anche AaVv, “Il ritorno dell’Apocalisse”, Studi di teologia N. 35 (2006). Un’altra risorsa più recente, che con profondità, accuratezza e semplicità aiuta il lettore ad entrare personalmente e come chiesa nel libro (anche grazie ad una semplice guida allo studio) è Nancy Guthrie, Beati. Vivere la promessa del libro dell’Apocalisse, Porto Mantovano (MN), Coram Deo 2023.

Dopo aver trascorso solo poco tempo nel libro dell’Apocalisse mi sono chiesta come avessi fatto a trascurare questa parte del consiglio di Dio, che Cristo ci ha lasciato perché ne facessimo tesoro? Il Salmo 119 afferma "La rivelazione della tua parola illumina, rende intelligenti i semplici” (v.130); e “La somma della tua parola è verità” (v.169), Apocalisse compresa.

L' Apocalisse è troppo spesso sondato per trovarne i segni dei tempi, la corrispondenza di eventi o più spesso per sostenere discussioni sugli ultimi tempi, ma troppo poco per ascoltare ciò che Dio ha rivelato di sé e a nostro riguardo per l’oggi. “Gioisco della tua parola, come chi trova un grande bottino” (119,162).

Trascurando questa meravigliosa rivelazione ci priviamo di un grande tesoro, sia a livello personale sia come chiese. Ci priviamo di vedere e gustare in anteprima il trono di Dio, dove siede Colui che è, che era e che viene; di unirci già da ora a quel coro di lode che dichiara Cristo l'unico degno di aprire il libro dei piani di Dio per eseguirli nella storia secondo giustizia.

Ci priviamo di ascoltare le parole di elogio ed incoraggiamento che Cristo rivolge alla sua chiesa, che egli ha amato e ama profondamente, ma anche quelle di riprensione, avvertimento e ammonimento, che rivolge al suo popolo di ogni tempo, di ogni città e in ogni denominazione.

Ci priviamo di ascoltare quali sono le cose che ci rendono davvero beati, cose certamente in netto contrasto con quelle che il mondo, e troppo spesso anche noi, valuta come tali.

Ci priviamo di seguire Cristo nella nostra vita quotidiana, osservando il mondo e le potenze che lo muovono dalla prospettiva del suo trono, la prospettiva definitiva.

Ci priviamo di vedere Cristo che ci rivela la sua santità e il bisogno che abbiamo di Lui sempre. Per questi e per mille altri motivi l'Apocalisse è il libro adatto in cui trovare riposo durante ogni stagione dell’anno, perché volge il nostro sguardo da noi stessi, al trono di Dio e al Suo Cristo.

Mentre leggo l'Apocalisse non posso trattenermi dal cantare le parole per le quali l’Apostolo Giovanni pianse -“Chi è degno?” (5,3-4) [1] - trovando riposo in esse.

[1]: “Is He Worthy?” scritto e musicato da Andrew Peterson e interpretato da molti altri artisti tra i quali Chris Tomlin e i Getty, è un canto meraviglioso che invita a riposare nella verità che Cristo è degno di ricevere gloria, onore, e gloria (sarebbe bello poterlo cantare tradotto in italiano).