Qual è il compito del predicatore? Cosa ho Imparato dal Laboratorio della predicazione

 
 

Qual è il compito del predicatore?  Quali sono le responsabilità centrali ed essenziali del predicatore nella proclamazione fedele della Parola di Dio?  Come lavora nella preparazione e nella proclamazione per edificare la chiesa e per evangelizzare i perduti attraverso il ministero della predicazione?  Queste domande sono state il tema centrale dell'edizione 2025 del laboratorio della predicazione tenutosi dal 17 al 19 luglio presso l'Istituto di Formazione evangelica e documentazione (IFED) di Padova.

In un contesto come quello italiano, dove la testimonianza evangelica è minoritaria, le chiese sono piccole e le risorse sono poche e le possibilità di formazione e addestramento sono limitate, c'è un grande bisogno di formare uomini fedeli che predichino fedelmente il Vangelo di Cristo. L'IFED (fondato nel 1988) comprende e crede in questo desiderio di vedere uomini formati per questo lavoro. Come parte integrante di altre attività (come le Giornate Teologiche, il Corso di Cultura Teologica, la rivista Studi di teologia, ecc.), l'IFED ha organizzato nel 2010 il primo Laboratorio della predicazione con l'intento di "incoraggiare e sviluppare ministeri di predicatori che siano fedeli alle Scritture, onorevoli a Dio e utili alla missione della Chiesa". Questo laboratorio di tre giorni è descritto come segue:

“... un programma intensivo che intende suggerire un modello omiletico integrato rispetto alle più ampie ripercussioni ecclesiali e culturali. Il programma si rivolge a persone polivalenti che prestano servizio nella chiesa accanto ad altri compiti, con l'intento di incoraggiare e sviluppare ministeri di predicazione che siano fedeli alla Scrittura, onorevoli a Dio, utili alla missione della Chiesa. Il Laboratorio è rivolto a uomini che sono incoraggiati dalle chiese a crescere nel ministero della predicazione. Prevede due percorsi: uno per chi lo frequenta per la prima volta e uno per chi lo ha già frequentato”.

L'edizione 2025 ha visto 35 partecipanti in rappresentanza di 10 chiese evangeliche in tutta Italia.  Mentre c'è sempre un certo numero di nuovi partecipanti, ogni anno c’è un numero crescente di uomini che ritornano perchè vogliono crescere come predicatori. Durante i due giorni e mezzo, sono state offerte molte sessioni per tutti i partecipanti, oltre a sessioni di approfondimento per i partecipanti del primo anno e per coloro che erano tornati.

Ogni giornata si è aperta con un momento di culto, con meditazione e canto delle Scritture. I partecipanti del primo anno hanno poi partecipato a sessioni sulla preparazione efficace del sermone condotte da Pietro Bolognesi e Leonardo De Chirico, che si sono concentrate sulla corretta strutturazione omiletica, sulla contestualizzazione e sull'uso di illustrazioni e applicazioni. Per i rientranti, ci sono state sessioni sulla filosofia paolina della predicazione (De Chirico), sull'evitare la predicazione moralistica a cura di Clay Kannard e un'analisi approfondita della strutturazione di una serie omiletica (Bolognesi). Ci sono state anche sessioni aperte a tutti i partecipanti sulla visione agostiniana dell'omiletica (De Chirico), sul modello di una serie omiletica di Luigi Dalla Pozza e sull'approccio di Giovanni Calvino alla contestualizzazione per il suo pubblico (Bolognesi). Le giornate hanno offerto a tutti i partecipanti la possibilità di riunirsi in comunione e di incoraggiarsi a vicenda.

Questo è stato il mio secondo anno consecutivo di partecipazione al Laboratorio. Oltre alla benedizione di amicizie e collaborazioni crescenti nel lavoro di diffusione della speranza del Vangelo in Italia, ho trovato insegnamenti molti utili. Sebbene abbia partecipato solo alle sessioni del primo anno (cercando ancora di comprendere i contenuti del primo anno in una nuova lingua), ho portato via le seguenti utili prospettive su ciò che costituisce il servizio di un efficace predicatore del Vangelo, in particolare per coloro che cercano di essere fedeli a questo lavoro in un contesto come quello evangelico italiano.

Il primo compito del predicatore è quello di individuare una struttura omiletica utile.  Che si tratti di preparare una serie di sermoni, di predicare attraverso un libro intero o di concentrarsi sulla predicazione di un determinato testo, una buona omiletica è essenziale perché serve come struttura attraverso la quale la Parola di Dio viene comunicata in modo logico, persuasivo e fedele al messaggio biblico. Senza struttura, anche le più profonde intuizioni teologiche possono diventare confuse, disarticolate o difficili da seguire. La predicazione non è un semplice atto di proclamazione; è una forma di istruzione spirituale, di persuasione e di trasformazione, e richiede intenzionalità e coerenza per essere efficace.

L'interpretazione e l'esegesi accurate sono i successvi elementi essenziali per una predicazione fedele. Se il messaggio del predicatore deve avere un'autorità divina, deve essere radicato nel messaggio rivelato da Dio per il suo popolo, non nelle opinioni umane o nelle tendenze culturali. Mentre esistono numerose applicazioni della parola di Dio basate su vari fattori culturali e contestuali, i testi della Scrittura ci giungono con un significato e una guida divini, immutabili per la chiesa nel corso della storia. Pertanto, una sana interpretazione e un'esegesi diligente sono necessarie per preservare la verità, onorare l'autorità delle Scritture ed edificare realmente la chiesa.

Il messaggio biblico comunicato deve essere filtrato attraverso i fattori contestuali appropriati. Una buona contestualizzazione assicura che la verità divina delle Scritture sia comunicata in un modo che sia significativo, comprensibile e applicabile alla luce del pubblico specifico, della cultura e degli idoli che la Parola di Dio intende penetrare. Senza questa contestualizzazione, la predicazione può diventare irrilevante o fraintesa, non riuscendo a colmare il divario tra il testo antico e la realtà quotidiana dei nostri uditori. Illustrazioni e applicazioni efficaci devono derivare da una contestualizzazione appropriata, che renda il messaggio chiaro, avvincente e convincente all'interno di un determinato momento culturale.  Il predicatore italiano deve lottare con gli idoli, le paure e le identità che permeano la cultura nazionale e locale, in modo che la predicazione del Vangelo possa portare speranza di redenzione in questi spazi.

Infine, il servizio della predicazione deve sempre comportare l'annuncio di Gesù Cristo e del suo Vangelo. Spurgeon disse una volta: "La vera predicazione evangelica non decanta la vita santa; anzi, stabilisce il più alto standard possibile e dichiara l'unico modo per raggiungerlo". Il contesto italiano è pieno di moralismo religioso... che insegna che una parte della nostra natura buona rimane dopo la caduta per cooperare con Dio e meritare la grazia della sua salvezza; un messaggio in opposizione alla Sacra Scrittura e al suo Vangelo. Il servizio della predicazione, quindi, deve essere quello di evitare il moralismo e di conoscere e predicare Cristo crocifisso come unico mezzo di salvezza. Il predicatore è stato incaricato e modellato dalla Scrittura per il suo servizio: Gesù ha annunciato la venuta e l'arrivo del regno, gli apostoli hanno annunciato l'opera compiuta del Messia e il linguaggio biblico definisce il predicatore come "kerux" - colui che dichiara, proclama e annuncia un messaggio. Il predicatore, in definitiva, non si limita a insegnare dalle Scritture, ma annuncia il messaggio del suo re.

L'edizione 2025 del Laboratorio della predicazione è servita a rafforzare ed equipaggiare la chiesa evangelica in Italia per la fedele predicazione della Parola di Dio. Sono grato per l'opportunità di essere stato benedetto da queste lezioni e dai numerosi fratelli in Cristo che sono cresciuti al mio fianco. Il Signore conceda a coloro che lavorano nell'opera di predicazione guida, forza e perseveranza nel preparare e proclamare messaggi intelligenti, fedeli, contestuali ed evangelistici, affinché il Vangelo porti una trasformazione spirituale in Italia.