Vocabolario kuyperiano (VII): arte

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Nelle sue celebri Lezioni sul calvinismo tenute all’Università di Princeton nel 1898, Abraham Kuyper (1837-1920) ha presentato il cristianesimo come sistema di vita, applicandolo ad ogni ambito della vita umana. Partendo dal principio calvinista della sovranità di Dio, Kuyper abilmente dimostra come Dio è sovrano su tutta la sua creazione, compresa la sfera dell’arte. Non solo nell’adempimento della salvezza, non solo nell’intervento straordinario nella creazione, Dio è sovrano anche nell’aver donato alle persone capacità e sensibilità particolari come quelle dei linguaggi dell’arte.  

Qualcuno potrebbe obiettare che il calvinismo in effetti non ha prodotto nel corso della storia uno stile artistico proprio. A questa obiezione è necessario rispondere. Nonostante sia giusto considerare lo sviluppo estetico delle diverse credenze dei secoli, prendendo atto delle prestigiose rappresentazioni che sono state prodotte, si pensi al Partenone, al Pantheon, alla Basilica di Santa Sofia, alla Basilica di San Pietro, è altresì necessario considerare che queste opere d’arte sono state realizzate in un ambiente culturale e sociale dove l’alleanza spuria tra potere governativo ed ecclesiastico ha dato modo a una sola credenza di imporsi sulle altre. La religione ha monopolizzato l’arte e l’arte ha risucchiato al suo interno il culto.

Kuyper si domanda, a ragione, non se il calvinismo abbia prodotto uno stile artistico proprio, ma quale interpretazione dell’arte scaturisce dai suoi principi. Nel ridare il giusto significato alla natura dell’arte, il calvinismo ha sganciato il simbolismo dal culto e ha rifiutato di conformarsi alle pretese di un'arte che vuole inghiottire il culto. 

Possiamo dire con fermezza che il calvinismo è rimasto ancorato a quella adorazione biblica in "spirito e verità" di cui Gesù stesso parla (Giovanni 4,23). Da questo ne proviene che l'arte e la religione occupano due posti distinti; l’arte non è un ramo che nasce dall’albero della religione, ma è un tronco indipendente che è radicato direttamente nella vita. Per Kuyper un inserimento, un'introduzione, oseremo dire “un’intrusione” nella vita religiosa e spirituale da parte del simbolismo artistico, è un sintomo di una fede malata e debole. 

Kuyper inoltre sottolinea che le abilità artistiche, siano esse musicali, pittoriche, scultoree, di scrittura, teatrali, sono invenzioni divine che Dio nella sua sovranità è libero di deliberare a chiunque per mezzo della sua grazia comune. L'inclinazione di uomini o di donne per attività artistiche deve essere considerata come dono amministrato e disseminato seconda la grazia e la volontà di Dio. L'arte non può essere originata dall'uomo perché è una creatura e pertanto può essere solo un utilizzatore di quello che Dio mette a sua disposizione. Sicuramente Dio non dona in modo univoco o omologato, ma particolare e personale. Così ogni sensibilità, abilità e capacità artistiche sono diverse e si sviluppano in relazione al contesto, alla nazione e al tempo in cui vengono praticate. 

L’arte ha un ruolo centrale nell'esistenza umana; essa non può essere relegata all'esaltazione della cosa creata o solo all'imitazione nei minimi particolari della natura creata, ma è l'espressione di piaceri, divertimenti, emozioni, sensibilità, che ha il potere di toccare i cuori, essere uno strumento per apprezzare la profondità delle emozioni, divertire in tutte le sue espressioni. Che sia musica, pittura, fotografia, cinema, teatro, scultura, l'arte è un dono che proviene da Dio soltanto e la sua espressione non può essere ingabbiata dall'idealismo o dall'empirismo artistico, ma deve essere lasciata libera di muoversi.

Attraverso l'arte possiamo apprezzare le tracce di quella bellezza perduta a causa del peccato in origine, di quella creazione che era "molto buona" fin dal principio. Le sensibilità artistiche e le capacità per attuarle indicano che il piano di Dio originale non è stato fermato e questo proietta a guardare al futuro con la speranza che il supremo Artista e Costruttore un giorno rinnoverà tutto ristabilendo la bontà della buona creazione originale. Così come la sovranità delle sfere, la dottrina della grazia comune, il rapporto con la scienza e la politica, anche l'arte, in tutte le sue sfaccettature trova nella sovranità di Dio il punto di partenza ed è lì che deve tornare. L'arte dovrebbe fare di più che rappresentare la creazione; dovrebbe enfatizzarne la bellezza perduta a causa del peccato, quella bellezza delle origini che radiava ogni cosa che la circondava, nella sua perfezione e vivacità.