2023. Quattro anniversari evangelici da ricordare

 
 

Nuovo anno, nuove celebrazioni! Con l’inizio del nuovo anno probabilmente tutti noi abbiamo in mente un calendario di eventi e celebrazioni significative per noi: compleanni di cari, anniversari importanti, ricorrenze di famiglia, ecc. Come popolo evangelico, però, vogliamo anche coltivare la memoria collettiva per ricordare che l’identità evangelica ha una sua storia che si ricollega ad ogni epoca storica in cui la testimonianza del Vangelo è stata testimoniata in modo fedele. La memoria in questo caso non è strumento di nostalgie delle vecchie glorie o di incentivo all’idolatrare figure di spicco, ma vuole essere uno strumento per una fede che non vive solo nel presente e che coltiva le sue radici imparando dagli uomini e le donne che ci hanno preceduto vivendo fedelmente per l’evangelo. 

Viaggiando indietro nei secoli e ripercorrendo la storia della Riforma, il 1523 segna un triste inizio. Con l’inizio della Riforma, nel 1517, nel convento agostiniano di Anversa furono molti i monaci che si convertirono all’evangelo. François Vander Hulst, il primo inquisitore nominato dall'imperatore Carlo V e membro del Consiglio del Brabante, si occupò della questione convocando il priore del convento e costringendo la maggior parte dei monaci ad abiurare. Solo due si rifiutarono di ritrattare: Thoren Voes e Van Eschen che ben presto furono messi a morte e bruciati al rogo. I primi martiri della Riforma furono uccisi 500 anni fa nei Paesi Bassi dando tristemente il via ad un lungo elenco. Lutero in loro memoria compose anche un inno “Ein neu Lied von den zweyen Marterern Christi, zu Brüssel von den Sophisten zu Löwen verbrannt” (Un bel canto dei due martiri di Cristo, bruciato a Bruxelles dai sofisti di Lovanio).

Un altro anniversario di rilievo è quello della nascita del riformatore italo-svizzero Francesco Turrettini nel 1623 (17 ottobre). Dopo il fervore della Riforma, le prime avvisaglie di liberalismo stavano avanzando nel mondo protestante e Turrettini, figlio di una famiglia italiana originaria di Lucca emigrata in Svizzera per motivi religiosi, contribuì con il suo lavoro a sviluppare una teologia salda e che avrebbe contribuito a nutrire il pensiero evangelico dei secoli successivi. Turrettini compì studi approfonditi che utilizzò nel suo ministero di pastore e teologo componendo diverse opere, tra le quali la principale è L’Istituzione della teologia persuasiva (1674) che si prefiggeva di respingere errori e distorsioni e di esporre la fede ortodossa. Questo quarto centenario è importante anche perché è il primo in cui gli italiani possono attingere da quest’opera fondamentale in italiano essendo in corso di traduzione e pubblicazione a cura di Pietro Bolognesi, Firenze, BE Edizioni. Al riformatore italiano è anche dedicato il prossimo fascicolo di Studi di teologia N. 69 (2023) per approfondirne la vita, le opere e l’influenza nel mondo evangelico.

Benché l’influenza di Turrettini in Italia fu quasi nulla, nonostante le sue origini, il pensiero del teologo in realtà ebbe grande influenza non solo in Europa, ma anche oltreoceano formando decine di pastori e teologi che uscivano dal seminario di Princeton. Ad esempio, Charles Hodge, uno dei fondatori del seminario, imponeva la lettura dell’Institutio di Turrettini ai suoi studenti prima di tenere le proprie lezioni e, sulla sua scia, anche suo figlio Archibald Alexander Hodge (1823-1886) portò avanti l'eredità paterna in qualità di professore del Seminario di Princeton e di amministratore del Princeton College. Hodge, di cui celebriamo il duecentenario della nascita, sfidò l'idea che il "ministero" fosse limitato al clero o a una parte della chiesa. Tutto il lavoro di una persona dovrebbe essere presentato come un sacrificio sacro a Dio. In particolare, il teologo di Princeton cercò di dissuadere i cristiani dall'idea che si potesse separare la sua vita in due sfere: una vita privata di pietà verso Dio e una vita pubblica di valori e pratiche secolari. 

Da Princeton, tra gli altri, importante fu anche l’influenza di Gresham Machen, di cui celebriamo quest’anno il centenario di un’opera di straordinaria rilevanza. Cristianesimo e liberalismo (Caltanissetta, Alfa & Omega 2014) fu pubblicato per la prima volta nel 1923. Con l’avvento della modernità, la società, la cultura, il sistema di valori e il metodo della ricerca scientifica erano profondamente mutati. La teologia non fu risparmiata dall’ondata di cambiamento e fu necessario che personaggi come Machen rispondessero con forza ai pericoli a cui la Verità biblica veniva sottoposta con il dilagare del liberalismo. Con questo testo Machen evidenzia che il liberalismo non ha risolto la tensione tra fede e razionalità: si è semplicemente adattato all’idea dell’incompatibilità dei due campi, creando una dicotomia che non ha rafforzato il cristianesimo per sopravvivere alla nuova era, ma anzi, lo ha distrutto minandolo alle radici.

Questi accenni ai diversi centenari vogliono solo essere un breve elenco che ricorda la ricchezza della storia evangelica. Buon 2023 anche coltivando la memoria evangelica.