Cristiani non solo di nome (II). Da Losanna a Città del Capo

 
 

La parola “cristiano” non è una casella vuota che può essere riempita arbitrariamente secondo diverse inclinazioni spirituali e opzioni preferite. Sebbene sia aperta a vissuti personali, ecclesiali e culturali, essa conserva un nucleo fondamentale che deve essere accettato come un "dato" modellato da come la Bibbia lo intende. Questa “dato” del nome costituisce il DNA non negoziabile, biblicamente definito, di cosa significa essere cristiano.

Intrecciando diversi elementi biblici sull'identità dell'essere cristiano, il Patto di Losanna (par. 4) spiega il suo significato disegnando una figura pentagonale. Il nome “cristiano” è uno spazio i cui contorni sono:

  • la devozione al Cristo storico e biblico come Salvatore e Signore

  • il pentimento e la riconciliazione con Dio

  • l’accettazione del costo del discepolato nel seguire Cristo, il rinnegamento di sé stessi e la presa della croce.

  • L’incorporazione nella comunità di Cristo, la chiesa locale

  • L’impegno nel servizio responsabile nel mondo per Cristo

Riassumendo gli elementi evidenziati nel Patto di Losanna, essere cristiano significa credere nel Gesù Cristo storico (fede come “notizia”), come proprio personale Salvatore e Signore (fede come “assenso”), con pentimento e con fede (fede come “fiducia”). Ha anche una connessione intrinseca al discepolato e a una vita cruciforme, conforme a quella di Cristo. Essa è vissuta all'interno della chiesa nel servizio e nel mondo nella missione.

Questi indicatori possono variare in intensità e nel loro equilibrio generale. I cristiani possono avere diversi livelli di consapevolezza della propria identità o diversi gradi di comprensione di cosa significhi essere cristiani. Nel loro reciproco incastro, tuttavia, ciascuno dei marcatori chiama in causa gli altri ed è organicamente correlato al tutto.

Collegandosi al Patto di Losanna, è interessante fare riferimento a come l'Impegno di Città del Capo del 2010 aiuta la nostra discussione concentrandosi sull'identificazione del Vangelo e delle persone che lo abbracciano. Ecco la parte significativa del documento:

Amiamo le certezze che il vangelo suscita. Unicamente credendo in Cristo siamo uniti a Cristo stesso mediante lo Spirito Santo e siamo ritenuti giusti in Cristo al cospetto di Dio. Essendo giustificati per fede abbiamo pace con Dio e non abbiamo più la prospettiva della condanna. Riceviamo il perdono dei peccati. Nasciamo di nuovo a una vivente speranza nel condividere la vita risorta di Cristo. Siamo adottati come co-eredi con Cristo. Diveniamo cittadini del popolo che è legato da un patto con Dio, membri della famiglia di Dio e il luogo in cui Dio risiede. Credendo in Cristo, abbiamo allora piena certezza della salvezza e della vita eterna, in quando la nostra salvezza dipende in fin dei conti non da noi stessi, ma dall’opera di Cristo e dalla promessa di Dio. “Non c’è nulla nella creazione che potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. Quanto amiamo la promessa del vangelo! (8.C).[1]

Più avanti l’Impegno dice:

Dio ci ordina di far conoscere la verità della rivelazione di Dio e il vangelo della grazia salvifica in Gesù Cristo a tutte le nazioni, chiamando tutta la gente al ravvedimento, alla fede, al battesimo e all’ubbidiente discepolato (10.B).[2]

La visione evangelica di cosa significhi essere cristiano viene riproposta con la sua tradizionale enfasi sul fondamento del “solo Cristo”. Viene evocato anche il tema della certezza cristiana. La chiesa è considerata come popolo dell'alleanza, “famiglia di Dio” e “luogo della dimora di Dio”. Ciò garantisce che il messaggio cristiano non venga comunicato con un'inclinazione dichiaratamente individualistica, ma con uno slancio ecclesiologico.

Notevole per un documento evangelico di questo tipo, il “battesimo” viene indicato anche come parte della chiamata da estendere a tutte le nazioni. Tuttavia, non vi è alcun accenno di linguaggio sacramentale. Anche la posizione del battesimo nella sequenza è interessante in quanto colloca il battesimo dopo il pentimento e la fede, per consentire una comprensione del battesimo come un ordinamento che non causa sacramentalmente il pentimento e la fede, ma piuttosto li segue. Secondo l'Impegno di Città del Capo, i cristiani sono coloro che vengono battezzati dopo essere passati attraverso il pentimento e aver creduto all’evangelo. Il battesimo di per sé non può definire chi sia un cristiano. Contrariamente alle convinzioni del cattolicesimo e del movimento ecumenico per cui è il battesimo a causare il pentimento e la fede, Città del Capo riconosce l'importanza del battesimo nel contesto di una risposta personale all’evangelo.

Tratto ed adattato dal saggio “To Be Or Not To Be: Exercising Theological Stewardship Of The Name Christian”, Foundations No.82 Spring 2022, pp. 8-22.

 

Della stessa serie:
“Cristiani non solo di nome (I). Si parte da Antiochia” 

(continua)

[1] “Impegno di Città del Capo” (2010) in Dichiarazioni evangeliche II. Il movimento evangelicale 1997-2017, a cura di P. Bolognesi, Bologna, EDB 2017, p. 182.

[2] Idem, p. 188.