Dobbiamo ancora parlare della dottrina della giustificazione? Un convegno

 
 

Cos’altro c’è da dire sulla dottrina della giustificazione dopo la dichiarazione congiunta del 1999 tra cattolici e luterani? È questa la domanda che, forse, un cattolico informato avrebbe potuto fare se fosse entrato in questi giorni nei locali dell’Istituto di cultura evangelica e documentazione di Roma. Infatti, dal 25 al 27 gennaio gli spazi di via di S. Eufemia hanno ospitato una conferenza luterana intitolata “Roma e la giustificazione”, con partecipanti provenienti dagli Stati Uniti, dall’Est Europa e dall’Italia. 

A distanza di 25 anni, a ragion veduta, per gli organizzatori della conferenza, appartenenti al ramo europeo della chiesa luterana del Sinodo del Missouri (CLSM), la questione legata alla dottrina della giustificazione non si è conclusa nel 1999, anzi. Bisogna infatti tenere presente che la nota dichiarazione è stata firmata dalla Federazione Luterana Mondiale, alla quale aderiscono le chiese luterane liberali. Tra le denominazioni conservatrici contrarie a questo “compromesso” dottrinale, c’era e continua ad esserci anche quella della CLSM. Per quest’ultima la suddetta dichiarazione non è altro che “un’anti-confessione, cioè ‘una confessione’ che non confessa niente e che crea soltanto ambiguità sfiorando controversie dottrinali irrisolte” (Rev. Jensen).

Data l’evidente presa di posizione, i giorni della conferenza sono stati sfruttati per andare al nocciolo della questione e approfondire la verità biblica cuore pulsante del Vangelo. Gli oratori si sono susseguiti trattando la dottrina della giustificazione da diverse prospettive: da quella più squisitamente teologica (comparazione tra veduta luterana e cattolica) a quella documentale (analisi della confessione augustana e appunto della Dichiarazione del 1999); e da quella più legata all’esegesi biblica (Paolo e la ricezione di Abacuc) a quella concernente la storia della chiesa (ante rem, la veduta dei padri, post rem, la ricezione di Martin Chemnitz del concilio di Trento). Si è cercato, quindi, di lasciare meno aree scoperte possibili e di affrontare, nei limiti del tempo e delle risorse, diversi frangenti per acquisire una veduta multi-prospettica.  

Tra gli aspetti emersi, è stato ulteriormente confermato che mentre le parole sono le stesse, i mondi sono diversi. Infatti, se da una parte, i cattolici e i luterani (insieme ad altre confessioni evangeliche) riprendono e utilizzano la parola “giustificazione”, dall’altra, essi intendono due realtà completamente diverse. Mentre per Roma la giustificazione è l’“infusione” in itinere della giustizia di Dio nei confronti dell’uomo nell’arco di un processo che è necessariamente contrassegnato da opere della legge e sacramenti, per coloro che si riconoscono eredi degli insegnamenti della Riforma, la giustificazione è un atto di sola grazia compiuto da Dio nei confronti dell’uomo peccatore che crede per sola fede nel solo sacrificio espiatorio di Cristo Gesù per la remissione delle sue colpe (Cfr. Rm 3-5; 1 Co 6; Ga 2). Il primo è tristemente un insegnamento antropocentrico che opprime l’interessato e lo porta ad uno stato di continua irrequietezza, il secondo è l’insegnamento teocentrico liberatorio della Scrittura, secondo il quale il credente riposa per fede nella totale giustizia di Dio in Cristo e risponde ad essa con gratitudine, sottomissione e servizio.

Detto questo, al netto degli aspetti positivi della conferenza, si sarebbe potuto considerare il confronto con i diretti “interessati”. Essendo a Roma, a pochi passi da importanti università pontificie, dedicare un momento della conferenza per dialogare con uno studioso cattolico avrebbe potuto incoraggiare gli stessi partecipanti ad ascoltare e capire in prima persona il punto di vista altrui senza per questo implicarne l’accettazione. Inoltre, sarebbe stato anche utile allargare il confronto a teologi evangelici italiani, non necessariamente luterani, ma eredi della Riforma.

Per ritornare alla domanda iniziale, avendo visto le irriducibili differenze, sì, è necessario continuare a parlare della dottrina della giustificazione per sola fede essendo, come Lutero giustamente affermò, “l’articolo di fede per cui la Chiesa sta in piedi o cade”. 

P.S. Per un approfondimento sulla dottrina della giustificazione suggeriamo “La giustificazione per fede oggi” Studi di teologia N. 53 (2015/1)