Fede, cibo e FAO. Due riflessioni a margine dell’ottantesimo anniversario

 
 

Il 16 ottobre 2025 sono passati ottant'anni da quando è stata fondata l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO). Con sede a Roma e oltre 4.000 dipendenti, la FAO ha lo scopo di garantire la sicurezza alimentare per tutti, assicurando che le persone in tutto il mondo abbiano accesso regolare a cibo di alta qualità in quantità sufficiente per condurre una vita attiva e sana.

I suoi compiti principali includono la raccolta e la condivisione di dati sulla fame, la malnutrizione e la produzione agricola; l'offerta di orientamenti politici e assistenza tecnica; la risposta alle emergenze; la definizione di standard per la cooperazione internazionale e la promozione dell'agricoltura sostenibile. Secondo la FOA, nel 2024 circa 733 milioni di persone hanno sofferto la fame cronica, mentre circa 2,33 miliardi di persone hanno sperimentato un’insicurezza alimentare moderata o grave, non avendo accesso regolare a cibo sufficiente.


Come docente di un corso di teologia biblica intitolato Fede e cibo in Italia, aiuto i miei studenti a riflettere sul rapporto dell'umanità con il cibo: dalla coltivazione al consumo, dall'individuo alla comunità globale, dall'abbondanza alla scarsità. Ma il mio obiettivo generale è quello di aiutarli a comprendere il disegno di Dio sul cibo come qualcosa che Dio ha creato per il bene, da godere e condividere con gli altri, e di portarci a riflettere sulla cura amorevole di Dio verso le sue creature.


Come esseri umani, viviamo grazie alla morte. Ogni pasto ce lo ricorda (o almeno dovrebbe). Come cristiani, viviamo anche grazie alla morte, e mangiare ci ricorda Colui che ha dato la sua vita affinché noi potessimo vivere: il Signore Gesù Cristo. Tuttavia, il problema del peccato ha compromesso il nostro rapporto con il cibo a tutti i livelli.

Le questioni che la FAO cerca di risolvere sono la prova di questa frattura. Per questo motivo, ogni semestre porto i miei studenti a visitare la FAO, per aiutarli a capire che ogni percorso, processo e persona coinvolta nel portare il cibo sulle nostre tavole è stato influenzato dal peccato, che risale al primo atto di "cattiva alimentazione" nel giardino dell'Eden.


Quando è stata fondata nel 1945, la FAO era composta da quarantadue paesi membri. Nel corso della loro storia, quel numero è salito a 194. Per celebrare questo traguardo, è stata istituita una nuova ricorrenza mondiale: la Giornata Mondiale dell'Alimentazione. La settimana è stata piena di attività ed eventi con leader culturali, celebrità e capi di Stato da tutto il mondo che si sono riuniti per promuovere la visione della FAO e affrontare il tema della sicurezza alimentare globale.


Il rapporto che abbiamo sviluppato con questa organizzazione ha portato a un invito per i miei studenti a partecipare a una sessione pomeridiana della  intitolata "Foods Futures: Conversation for a Better World" (Il futuro del cibo: conversazione per un mondo migliore). All'evento hanno partecipato noti professori, artisti, sostenitori di politiche e dell'ambiente, celebrità e personaggi televisivi, chef famosi e attivisti. La sessione si è concentrata sul quadro di riferimento della FAO noto come "Four betters" (Quattro miglioramenti), che guida i suoi sforzi verso lo sviluppo sostenibile:


  1. Migliore produzione: creare sistemi agroalimentari efficienti, inclusivi e sostenibili;

  2. Migliore nutrizione: porre fine alla fame e garantire diete sane per tutti;

  3. Migliore ambiente: proteggere e ripristinare le risorse naturali affrontando al contempo il cambiamento climatico; e

  4. Vita migliore: promuovere una crescita economica inclusiva, ridurre le disuguaglianze e migliorare le condizioni di vita, soprattutto per le comunità rurali.


Per ciascuno dei "Quattro miglioramenti", i miei studenti hanno ascoltato le sfide attuali, le soluzioni innovative, i sostenitori del cambiamento e gli appelli all'azione per porre fine alla fame nel mondo. Sebbene ci siano sfide riconosciute nell'affrontare questi problemi, due idee siano alla base dell'ottimismo che la FAO riuscirà a realizzare ciò che si è prefissata:


  1. che il cibo è un diritto umano e

  2. che l'umanità è in grado di risolvere il problema della fame nel mondo 


Molto più che un diritto, il cibo è un DONO da ricevere responsabilmente. È una generosa provvidenza del Creatore per il nutrimento e il sostegno di tutte le sue creature. Fin dall'inizio, Dio ha dichiarato: 


“Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento. A ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo e a tutto ciò che si muove sulla terra e ha in sé un soffio di vita, io do ogni erba verde per nutrimento”. E così fu. Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono (Genesi 1,29-31). 


Il cibo non è un risultato o un diritto dell'uomo, ma una generosità divina che mostra la cura di Dio e sostiene la vita nel suo mondo (Salmo 145,15-16; Matteo 6,11). Questa verità porta con sé degli obblighi morali per garantire che il cibo non sia visto come un privilegio per pochi.

Considerarlo solo così significa trasformare in merce ciò che Dio ha creato per sostenere la vita e la comunità, trasformando un dono divino in un semplice bene economico controllato. Il cibo è dato da Dio per nutrirci e promuovere la comunione (Atti 2,46), collegando l'umanità al nostro Creatore, gli uni agli altri, e all'ordine creato che ci dà il nostro sostentamento. Quando vediamo il cibo come un dono piuttosto che come un diritto, lo riconosciamo come qualcosa da ricevere con gratitudine e da condividere generosamente. 


Molto più che mani unite, abbiamo bisogno di CUORI NUOVI che formino comunità con pratiche rinnovate. Il lavoro della FAO riflette una dimensione di grazia comune della cura di Dio per il creato, promuovendo la gestione umana del cibo, della terra e delle risorse, cercando la giustizia e provvedendo ai poveri.

È una missione che fa eco alla chiamata biblica a "nutrire gli affamati" (Matteo 25,35) e a "coltivare e custodire" la terra (Genesi 2,15). Tuttavia, alla fine non è abbastanza e continuerà a lottare per raggiungere il suo obiettivo. Lavorare insieme senza un cuore rinnovato non può portare a quello che la FAO cerca, per quanto nobili siano i suoi obiettivi.

Ci sono davvero troppe persone cattive, nazioni corrotte e interessi politici in ballo.Il problema più profondo dell'umanità è il peccato, e questo può essere risolto solo da Colui che ha offerto se stesso. Solo i cuori rinnovati da Cristo, i cuori sui quali Dio ha scritto la sua legge (Ezechiele 36,26), possono iniziare a sperimentare la guarigione del nostro rapporto incrinato con il cibo, il creato, e gli altri.

Le comunità cristiane devono essere in prima linea nel testimoniare un rapporto guarito col cibo all’insegna della gratitudine per il dono ricevuto e della sua condivisione generosa, contribuendo a mitigare le distorsioni della sua equa distribuzione.