Radicale o ordinario? Forse tutti e due
La vita cristiana è “radicale” o “ordinaria”? Deve essere all’insegna della tensione a superare limiti, oltrepassare confini, sovvertire schemi o caratterizzata dalla quotidianità delle abitudini, dalla regolarità delle discipline, dalla prevedibilità delle scelte?
L’occasione per riflettere su questa domanda è sorta leggendo un articolo di Chad Lawrence su Christ Over All (30/9/2025) che mette a confronto due libri che hanno segnato la pubblicistica evangelica nord-americana nel decennio tra il 2010 e il 2020. Visto che i libri in questione sono stati tradotti anche in italiano, ritornarci su può aiutare a fare qualche considerazione che va oltre il mondo evangelico USA.
I due libri sono: David Platt, Radical. Vivere senza compromessi in un mondo corrotto, Motta Sant’Anastasia (CT), CLC 2014 e Michael Horton, Ordinario. Fede sostenibile in un modo radicale ed irrequieto, Firenze, BE Edizioni 2017. Platt (battista) e Horton (presbiteriano): pastore il primo, professore il secondo. Entrambi voci autorevoli e coscienze critiche del mondo evangelico riformato.
Come per ogni libro, per capirlo bisogna tenere presente il contesto. Platt ha in mente i giovani evangelici nord-americani, soprattutto quelli nati e cresciuti in ambienti evangelici: in chiese numerose, con molti servizi ed opzioni, pieni di attività, circondati da una cultura “protestante”.
Questi giovani hanno fatto una professione di fede quando erano bambini e poi sono entrati nel tran-tran della vita, rispecchiando più la cultura di maggioranza che una vita di discepolato. Vanno in chiesa la domenica e mantengono un certo legame ideale con la fede, ma la loro vita è plasmata più dal “sogno americano” che dall’evangelo.
A questi giovani Platt vuole mandare un segnale di allarme: attenzione, la vita cristiana non è il raggiungimento di un mix di benessere economico, famiglia, lavoro, svago nel week-end, vissuti in modo individualistico e secolarizzato. Seguire Cristo significa abbandonarsi completamente a Lui, fare scelte controcorrente, non idolatrare il “sogno americano” ma spendersi per la missione che Dio ci ha affidato.
Di qui il titolo “radical”: Gesù chiama a seguire Lui costi quel che costi, camminando per la via stretta, rinnegando sé stessi e ri-orientando ambizioni e percorsi di vita.
Qual è l’audience di Horton? In parte la stessa. Lui vede il rischio di pensare alla vita cristiana come avente bisogno sempre di tirare la marcia alta, di nuovi stimoli attraenti ed accattivanti (musica, tecnologia, attività ricreative), di inseguire le “novità” per trovare soddisfazione.
Nei confronti di questo rischio, il messaggio di Horton è: calma, la vita cristiana si vive nell’ordinario della vita della chiesa, della liturgia del culto, della meditazione quotidiana, della testimonianza ad amici e famigliari, delle abitudini che si stabilizzano piuttosto che essere sempre soggette a cambiamento.
Se la vita è frenetica e spinge a correre per stare al passo del suo ritmo incessante, la fede permette di riposare e consolidare le buone pratiche della vita cristiana. L’evangelo dà riferimenti stabili, discipline quotidiane, certezze su cui ci si deve mantenere saldi.
Essere discepoli di Cristo significa aver abbracciato una nuova ordinarietà che, agli occhi di chi cristiano non è, può apparire noiosa e ripetitiva, ma che nel vissuto credente è ricca e raggiante.
Bisogna scegliere tra radicale e ordinario? L’uno va contro l’altro? Sono opzioni incompatibili? Non proprio. Si può dire che sia Platt che Horton mettono in guardia dai rischi della secolarizzazione della fede evangelica, soprattutto quando vissuta in contesti di maggioranza.
Platt dice che la vita cristiana è altro rispetto alle aspettative della cultura del benessere e deve rompere quegli schemi, osando di procedere in modo contro-culturale. Horton dice che la vita cristiana deve avere un passo e una traiettoria non imposti dal mondo irrequieto, ma trovare riposo nell’alveo della vita nuova in Cristo.
Radicale parla della forza dirompente dell’evangelo che non può stare negli otri vecchi di qualsiasi cultura precedente. Ordinario parla del ritmo salutare ed incrementale dell’evangelo che plasma la vita di tutti i giorni. Per essere seguaci di Cristo, abbiamo bisogno sia di radicalità sia di ordinarietà: basta che siano definite dall’evangelo.