Chiamati alla collaborazione. Appunti dall’incontro europeo del Movimento di Losanna 2025
“Che la chiesa dichiari e dimostri Cristo insieme” era stato lo slogan programmatico del quarto Congresso mondiale di Losanna a Seul lo scorso settembre. Un anno dopo, i movimenti nazionali di Losanna della regione Europea si sono incontrati a Valencia, in Spagna, per approfondire la parte finale dello slogan: insieme.
Cosa vuol dire collaborare? Cosa vuol dire pensare alla missione globale con spirito collaborativo? Gli organizzatori e coordinatori regionali del Movimento di Losanna Europa, Jim Memory e Usha Reifsnider, hanno riflettuto sulla difficoltà che spesso si ha nel dare un senso realmente biblico a temini come partenariato, networking e collaborazione, finendo per abusarne in maniera impropria.
Le sessioni plenarie si sono dunque concertate su lunghi brani delle lettere di Paolo per riscoprire il senso della collaborazione biblica nell’ambito della missione con un invito a riconoscere che il percorso del discepolato e della missione non è mai solitario, ma condiviso.
Si è esplorata la dimensione dell’ascolto reciproco: imparare a udire la voce di Dio insieme, ma anche a dare spazio e valore alle voci degli altri. L’ascolto è stato presentato come la postura fondamentale di chi guida in modo cristocentrico con atteggiamento di apertura, umiltà e discernimento. In questo contesto, la leadership non è un esercizio di potere, ma servizio modellato sull’esempio di Cristo.
Il percorso è poi proseguito toccando la dimensione della riconciliazione. Le collaborazioni sono spesso impedite da muri di discordia e incomprensione. A partire dal modello apostolico di Paolo, si è discusso su come guardare alla riconciliazione che abbiamo con Dio per mezzo di Cristo come base per vivere una vita in cui la pratica della riconciliazione è cercata e attivamente perseguita per il bene della chiesa e della missione.
Si è anche affrontata la sfida di costruire ponti con coloro che hanno ruoli di influenza, imparando a lavorare insieme in modo saggio e responsabile. In parallelo, è emersa la necessità di una collaborazione che sappia anche correggere, rinnovare e rendere conto. Paolo non si è mai tirato indietro rispetto alle responsabilità e sacrifici personali che il lavoro missionale richiedeva e, quando ce ne è stato bisogno, non ha omesso di riprendere Pietro quando vide che “non camminava rettamente secondo la verità del Vangelo” (Galati 2,14).
La conferenza si è conclusa con l’invito a mantenere lo sguardo fisso su di Lui mentre si cammina e si serve insieme, riconoscendo che l’unità nella collaborazione non nasce da strategie missionarie più o meno efficaci, ma dal fatto che i figli di Dio sono stati chiamati a riunirsi sotto un unico Capo, invitati a far parte di un solo corpo, la cui appartenenza è sancita dallo Spirito Santo.
Con uno sguardo alla missione globale, la conferenza ha posto l’accento sul contesto europeo, dove si opera prevalentemente in una condizione di minoranza all’interno di società sempre più secolarizzate, e dove molti paesi affrontano situazioni di precarietà e fragilità economica, politica e sociale.
Il riposizionamento di accenti già riscontrato a Seul si è confermato anche nel contesto europeo e molta attenzione è stata data alle minoranze con le quali si è fatto fatica a collaborare nel contesto della missione e all’importanza di equipaggiare ogni singolo credente a vivere la missione nella quotidianità. Per la piccola delegazione italiana presente la sfida è quella di vivere e incoraggiare anche nel nostro Paese collaborazioni proficue tra chiese, opere e missioni.