“Una signora coi bigodini”. Roma la città incompiuta
Le metafore danno a pensare e questa me l’ha dato. Una metafora calzante per Roma è che la città è “una signora coi bigodini”. L’immagine è stata ricordata nel corso della presentazione del volume di Marina Giustini e Alessandro Dall’Oglio, Roma fuori centro. Percorsi e aneddoti della Roma multicentrica, Roma, Ed. Efesto 2024, tenuta presso l’Istituto di Cultura Evangelica e Documentazione di Roma l’11 ottobre. L’evento ha inaugurato l’ottavo anno di programmazione di “Libri per Roma”, un’iniziativa volta a promuovere la cultura evangelica tramite dialoghi intorno a libri.
Dunque, “una signora coi bigodini”. Roma è antica e bellissima, ma ha sempre quel non so che di incompiutezza. Mentre sprigiona il suo fascino accattivante, sembra essere un passo indietro dal risolvere i suoi problemi, sempre in ritardo rispetto alla tabella di marcia, culturalmente impreparata a fare un salto in avanti ed affacciarsi alla modernità. Ha una “grande bellezza” (Sorrentino) ma si sta ancora preparando per farla apprezzare e quindi mostra di sé un volto sospeso.
A Roma si ha sempre la percezione di irrisolutezza. La città è un cantiere aperto a tratti e chiuso continuamente con il risultato di avere tante buche e rattoppi qua e là.
Il libro apre una finestra su percorsi nella Roma meno conosciuta al grande pubblico: la Roma che non rientra nei tradizionali itinerari turistici, ma che è parte essenziale della “signora coi bigodini”. Gli autori accompagnano il lettore a conoscere quartieri della prima fascia a ridosso del centro come Centocelle, Garbatella, Nomentano, ecc.
Particolare attenzione dedicano a citazioni cinematografiche che hanno reso anche la Roma non turistica molto conosciuta nell’immaginario collettivo. Come non pensare ai film di Rossellini, Pasolini, Fellini, Moretti, Verdone, ecc. ambientati in vari quartieri di Roma? Come non pensare a scene iconiche di Anna Magnani e di Totò girate in luoghi “minori” o meno conosciuti di Roma?
Nel dialogo seguito con gli autori, sono state sfiorate diverse questioni aperte:
Il luogo comune che fa di Roma una città accogliente, universale, “cattolica” non è uno stereotipo infondato, un “wishful thinking”, più che una fotografia della realtà? Ci sono facce di Roma che sono respingenti, indifferenti, non ospitali. Ad una certa Roma piace pensarsi in termini sentimentali e buonisti, ma la realtà specialmente per i “nuovi” romani non è idilliaca come queste narrazioni vorrebbero far credere.
Soprattutto per quanto riguarda il pluralismo religioso, Roma ha veramente molti “bigodini” in testa. Non è stata storicamente all’altezza di una città europea avendo solo da pochi decenni raggiunto una forma accettabile (ma incompiuta) di pluralismo religioso.
Le scelte di oggi condizionano gli sviluppi di domani. Oggi Roma ha molti “bigodini” in testa (cantieri ovunque, progetti migliorativi sparsi qua e là, fondi del PNRR e del Giubileo), ma c’è un’idea di città che si vuole costruire? C’è un master plan culturale prima che architettonico? L’impressione è che la città si metta in testa altri “bigodini” senza togliersi gli attuali, con il risultato di amplificare la sua irrisolutezza piuttosto che scioglierla.
La domanda di fondo è: a Roma c’è e ci sarà spazio per l’evangelo? Forse anche le chiese evangeliche romane hanno molti “bigodini” in testa. Insieme alla città, abbiamo aspetti irrisolti e cantieri chiusi. Siamo così diversi dalla città in cui vogliamo essere una testimonianza dell’evangelo o siamo una brutta copia della stessa?
N.B. Il prossimo appuntamento di Libri per Roma si terrà sabato 6 dicembre 2025 con la presentazione di Jeremiah Burroughs, Il gioiello raro della contentezza cristiana (1648), Caltanissetta, Alfa&Omega 2024. Ne parlano Marcello D’Ambrosio (Chiesa battista S. Giorgio a Cremano, NA) e Reid Karr (Chiesa evangelica Breccia di Roma Prati)