Finestre (aperte in Olanda) sulla chiesa evangelica globale

 
 

Conoscere le realtà della chiesa evangelica al di fuori dell’Italia aiuta ad allargare le nostre prospettive. Non solo ci permette di accrescere lo spirito di comunione e vicinanza, ma ci dà la possibilità di gettare luce sulle condizioni e le sfide vissute da altri credenti, notando somiglianze e differenze. In occasione della conferenza internazionale organizzata dal 13 al 20 giugno 2025 da Verre Naasten, un’agenzia missionaria olandese, sono state aperte delle finestre su Suriname (da Jor-El Saeroon), Bangladesh (Wailes Rangsa), Kenya (Joseph Mutei) e Paesi Bassi (Koos Tamminga). Cosa abbiamo visto affacciandoci?  

La realtà del Suriname è peculiare. Dopo essere stato colonia del Regno dei Paesi Bassi per secoli (tutt’oggi la lingua ufficiale è l’olandese), è diventato indipendente solamente nel 1975 (prima era conosciuto come Guyana olandese). Esso ospita etnie variopinte. Oltre agli autoctoni, la popolazione proviene dall’India, dall’Africa, dall’Indonesia e della Cina. Per quanto riguarda le religioni, oltre a una consistente presenza protestante (25%), cattolica (23%) e musulmana (19%), nella maggior parte dei casi le culture di cui sopra sono marcate da una dimensione spirituale che esonda nello spiritualismo. Quest’ultimo impatta la vita quotidiana a tal punto da creare costante timore e terrore tra i surinamesi. Essi si ritengono spiritualmente poveri e deboli, non in grado di contrastare i demoni e gli spiriti che li circondano. La sfida della chiesa locale non è di sminuire o ridicolizzare tale realtà, ma di inserirla in una prospettiva più ampia, così da rifocalizzarsi sulla sovranità di Cristo, colui che regna anche sulle realtà invisibili e che ha mandato insieme al Padre lo Spirito Santo, coLui che è più grande di colui che è nel mondo (1 Giovanni 4).   

Da una situazione etnicamente e religiosamente frastagliata come quella surinamese, si passa a una più distintamente netta come quella del Bangladesh. La maggioranza della popolazione (171 milioni) è musulmana (91%), mentre gli evangelici sono l’1.3%. La realtà evangelica è molto precaria sotto diversi fronti (economico, missionale, editoriale, formativo etc..). Incoraggiante è l’attività di una scuola biblica nondenominazionale (College of Christian Theology Bangladesh), alla quale sono affiliate una trentina di chiese. La visione è quella di offrire un’infarinatura generale per poi permettere agli studenti di proseguire percorsi più confessionalmente specifici. 

In Kenya, come in altre parti dell’Africa sub-sahariana, la sfida più grande è la deriva del vangelo della prosperità. Tale movimento crea centinaia di migliaia di vittime (soprattutto tra persone povere e malate), guidate da pseudo-pastori che enfatizzano doni e benedizioni spirituali e materiali per coloro che ascoltano le loro parole “profetiche”. Citazioni fuori contesto, letteralismo, miracolismo, sono alcune delle caratteristiche portanti di questa triste realtà. Anche la chiesa kenyana è chiamata ad affrontare la situazione profeticamente, sacerdotalmente e regalmente. Profeticamente, denunciando tale falsità; sacerdotalmente, accompagnando in percorsi di guarigione le persone fuoriuscite; regalmente, fondando chiese guidate da persone teologicamente sane e solide, culturalmente consapevoli della condizione circostante. 

Infine, i Paesi Bassi. Qui, com’è noto, larga fetta della popolazione è protestante (in costante diminuzione), ma questo non è ovviamente garanzia di confessionalità. Molti credenti non sono “né freddi né caldi” mentre altri sono cristiani nominali. Nelle chiese sono molti coloro che cercano autenticità e convivialità, molte volte assenti per via di una cultura già improntata all’individualismo e all’indipendentismo. Se in Suriname la sfida è lo spiritualismo, nei Paesi Bassi lo sono il secolarismo, il materialismo e il consumismo. D’altra parte, l’insoddisfazione generata da quest’ultime tendenze sta portando molti a farsi domande sulla fede. Le chiese si stanno attrezzando per intercettare coloro alla ricerca della verità.

Ci siamo affacciati e abbiamo visto quattro realtà diverse, con le loro sfide e le loro progettualità. Rispetto all’Italia, molte sono le somiglianze così come le differenze. L’aspetto comune, forse il più incoraggiante, è la presenza di credenti impegnati nel loro contesto a condividere il Vangelo di Cristo. Ora che le finestre sono state aperte, non abbiamo intenzione di chiuderle, forse solamente socchiuderle. Certo, dobbiamo tornare alle “faccende di casa”, ma di tanto in tanto, per pregare, conoscere e imparare ci affacceremo di nuovo per dare un’occhiata a ciò che il Signore sta facendo in questi quattro paesi.