Il “rebus” di Papa Leone. Per una geo-politica del nuovo papato
È ancora presto per farsi un’idea di come sarà il papato di Leone XIV. Solo adesso iniziano ad uscire le prime biografie (Carlo Marroni, Leone XIV. Vita, storia e segreti, Roma, Newton Compton 2025; Giorgio Dell’Arti, Leone XIV. Vita di Papa Bob, Reggio Emilia, Aliberti 2025; Antonio Preziosi, Leone XIV. La via disarmata e disarmante, Milano, San Paolo 2025), in genere dal tono agiografico o cronachistico. Mentre papa Prevost muove i primi passi, molti iniziano a chiedersi quali saranno le assi portanti del suo regno, quali le direttrici principali, quali le priorità.
Per ora è possibile muoversi per indizi, tracce, segnali che vanno raccolti ed interpretati. Sul versante geo-politico, la rivista Limes ha cercato di tracciare una mappa concettuale che sta davanti a Papa Leone. La chiesa cattolica, con al centro il Vaticano, è anche un player sullo scacchiere mondiale: rappresenta 1,4 miliardi di persone (il 18% della popolazione mondiale), ha relazioni diplomatiche con la maggior parte dei Paesi, ha voce sui principali dossier della politica globale. Non stupisce che una rivista di geo-politica gli abbia dedicato un intero fascicolo: “Il rebus di Papa Leone”, Limes (5/2025).
Il punto di partenza è proprio la scelta della parola “rebus”: un disegno da indovinare partendo dai pochi elementi disponibili, come chiave di lettura. Eccone alcuni suggeriti dai vari articoli, molti provenienti da politologi o giornalisti o (pochi) teologi di cultura moderatamente progressista, con l’eccezione di R. Reno, direttore della rivista americana conservatrice First Things.
Intanto, la persona del papa è portatrice di tratti insoliti: uno “yankee latino”, un uomo “panamericano”, un euro-americano, una personalità dall’identità culturale “ibrida” e dal carattere calmo e deciso. Un “leone” in mezzo ad altri leoni globali (Trump, Putin, Xi Jinping). Un figlio della Quarta Roma (gli USA) sul trono della Prima Roma in un mondo in cui gli equilibri complessivi sono in via di ridefinizione in presenza di guerre e minacce di guerra. L’impressione iniziale è che, dopo il rimescolamento geo-politico di carte di Francesco (che è apparso ostile all’Ucraina e ad Israele, succube della Cina, lontano emotivamente dagli USA e dall’Europa), Leone riporti la barca di Pietro a veleggiare nella direzione dell’atlantismo che fu di Giovanni Paolo II, slanciato verso l’Occidente da recuperare e scettico nei confronti dell’Oriente (Cina) ancora “lontano”. E’ vero che non ci sarebbe stato Leone XIV senza Francesco, ma l’attuale papa non è una replica del precedente nel posizionamento geo-politico della Chiesa di Roma.
La scelta del nome Leone è un altro indizio su cui molti osservatori concentrano l’attenzione. Leone XIII, il predecessore nell’aver scelto il nome, scrisse l’enciclica “Rerum Novarum” (1891) che aprì la Chiesa cattolica alla questione sociale e alle condizioni di vita dei lavoratori. Leone XIII inaugurò l’era della Dottrina sociale della Chiesa. Gli analisti di Limes leggono nella scelta di Prevost di chiamarsi Leone l’impegno ad affrontare la questione sociale per eccellenza di questa generazione: l’intelligenza artificiale (IA). Già ci sono avvisaglie in questo senso, ma molti si aspettano un’enciclica dedicata all’IA, ritenendo che la Chiesa cattolica sia la sola agenzia morale globale in grado di sottrarla agli interessi esclusivi dell’industria bellica e dei potentati tecno-globalisti.
Un altro capitolo del rebus Leone è il suo rapporto con gli USA e col cattolicesimo nordamericano. Com’è noto, Francesco non era amato da una parte consistente di cattolici americani e il sostegno finanziario alle casse di Roma è negli anni diminuito sensibilmente anche per la disaffezione americana a papa Bergoglio. Ora, a Leone è chiesto di ricucire lo strappo e di far ripartire le donazioni di cui la Chiesa cattolica ha immensamente bisogno per i suoi esangui bilanci. Poi c’è il rapporto con l’Amministrazione USA, soprattutto con il “cattolico” vice-presidente J.D. Vance che interpreta un cattolicesimo conservatore e non proprio deferente verso le autorità ecclesiastiche. Anche se da poco eletto, non erano mancate occasioni di polemica tra Vance e il Vaticano sulla politica dei migranti e anche sull’interpretazione dell’ordo amoris, ossia le responsabilità differenziate dell’azione cattolica. Leone XIV ha davanti a sé la sfida di resettare e re-impostare le relazioni, tenendo insieme l’eredità di Francesco e il sistema cattolico statunitense.
Un’ultima considerazione non può non riguardare i rapporti col protestantesimo, nel fascicolo delimitati al contesto USA. Molte delle questioni geo-politiche sul tappeto coinvolgono le relazioni “ecumeniche” con i patriarcati ortodossi di Mosca e di Kiev, o inter-religiose come i rapporti col mondo ebraico. Ma cosa dire dello specifico protestante? Molti osservatori (tutti cattolici, praticanti o nominali) notano lo stato di “crisi” del protestantesimo americano: polarizzato, frastagliato, arrabbiato, appiattito con o contro Trump, sotto il cono d’ombra della politica piuttosto che vivere di luce propria. La crisi ha anche a che fare con la cultura nazionalista e sovranista che è figlia dell’individualismo protestante. Ai loro occhi, nel contesto lacerato della società nordamericana, il comunitarismo cattolico sarebbe più attrezzato dell’individualismo protestante ad offrire una prospettiva non solo di ricchezza economica, ma anche di benessere sociale. In questo senso, “solo Roma” sarebbe in grado di costruire una terza via tra la deriva woke della sinistra e il nazionalismo sovranista del conservatorismo individualista. Papa Leone potrà esercitare una forza d’attrazione in uscita dal protestantesimo verso il cattolicesimo. In questo senso, gli evangelici dovranno continuare a considerare il cattolicesimo come un competitore più che un alleato, considerato il fatto che il suo “vangelo” è distorto e diverso da quello biblico.
Agli occhi geo-politici di Limes, questo appare il rebus di Leone XIV e davanti a lui. L’analisi non è teologica e non coglie elementi centrali del papato in quanto istituzione ecclesiastica, ma vi sono spunti che possono contribuire a cominciare a mettere insieme i pezzi di questo inizio di pontificato.