GT 2022 (III). Quale ruolo hanno le chiese evangeliche di fronte alla Transizione ecologica?

 
 

Dal 9 al 10 settembre si è tenuta a Padova la XXXVII edizione delle Giornate Teologiche, il consueto appuntamento annuale offerto dall’IFED (Istituto di formazione evangelica e documentazione). Centinaia di credenti evangelici provenienti da svariate regioni italiane si sono riuniti per dialogare e riflettere sulla transizione ecologica (TE), tematica oramai prioritaria nelle agende dei governi mondiali che influenzerà ogni aspetto della società nei decenni a venire. 

Oltre ad approfondire l’argomento teologicamente (dottrina della creazione), storicamente (nelle Dichiarazioni evangeliche I e II) e culturalmente (dialogo sulle sfide con esperti del campo), la prima giornata si è conclusa con la presentazione di un documento finale che fissa alcuni punti importanti. Esso afferma e promuove la visione biblica sintetizzata nel “motivo creazione - rottura/peccato-redenzione (compimento)”, mentre si discosta sia dallo “screditamento (gnosticismo) sia dall’assolutizzazione (antropocentrismo)” dell’ambiente. Contro una proposta avanzata dai governi che vedono nella TE il salvatore del mondo e la soluzione ultima del benessere e della felicità dell’umanità, il popolo evangelico sostiene che “l’opera di redenzione di Gesù Cristo impatta anche l’ecosistema e, grazie allo Spirito Santo, si riverbera in ogni aspetto della vita. Essa richiede la conversione del cuore, suscita vocazioni capaci di promuovere un impatto nell’ottica del regno in grado di animare la trasformazione di tutta la creazione secondo la shalom di Dio, in vista della “nuova creazione”, “già” inaugurata con la prima venuta del Figlio e “non ancora” compiuta sino alla sua seconda venuta”.  

Questa visione ha e deve inevitabilmente avere anche un risvolto nella vita ordinaria delle chiese evangeliche sparse per l’Italia. Esse, pur consapevoli dei loro limiti, riconoscono di avere una responsabilità e di essere chiamate nelle loro realtà cittadine a “mostrare una sensibilità evangelica alle istanze della TE” sul versante teologico, liturgico, omiletico, amministrativo e testimoniale.   

Teologicamente, contro una visione panteista, immanentista e teista, i credenti, “intimi del Creatore” (cit. Prof. Bolognesi), sono chiamati a promuovere la visione biblica pattizia che “coniuga in maniera armoniosa” trascendenza ed immanenza, e relaziona proficuamente protologia (dottrina delle prime cose) ed escatologia (dottrina delle ultime cose). In quanto “alleati del Creatore”, i figli di Dio vivono in uno “stato di contentezza”contrassegnato da una “sobrietà energetica” (cit.). Non si tratta di vivere “un’austerità” imposta dalle istituzioni, ma di avere un atteggiamento responsabilmente attivo in vista dei nuovi cieli e della nuova terra che non rimpiazzeranno i cieli e la terra attuali, ma li rinnoveranno espurgandoli dal peccato e dal male. 

Liturgicamente e omileticamente vuol dire celebrare il “Dio creatore, provveditore e rinnovatore” attraverso culti ben bilanciati tra il “già” e “non ancora”. L’innologia, che è parte integrante della catechesi ecclesiale, non deve dare adito a un’“escatologia che ingoia la protologia” (G. Piccirillo) e che “disincarna il cielo”, ma deve alimentare un immaginario biblico che armonizza ciò che in Cristo siamo e abbiamo in questa creazione e ciò che saremo e avremo nella nuova creazione. Tenendo questo a mente, la predicazione deve “promuovere un’attenzione maggiore all’insegnamento biblico sui temi della creazione e della nuova creazione, dei risvolti strutturali del peccato e della redenzione di Cristo, del rinnovamento operato dallo Spirito Santo in ogni ambito della vita, della responsabilità cristiana ad onorare il mandato culturale/missionario”. 

Dal punto di vista amministrativo vuol dire prendersi cura dei locali di culto e pensare alle attività della vita ecclesiale con maggiore sensibilità ecologica prestando attenzione a soluzioni, accorgimenti, modifiche e migliorie che tengano conto dell’ambiente circostante, sempre nell’ottica di una “sobrietà evangelica”. Infine, per quanto riguarda la testimonianza, “possono essere promossi dialoghi e relazioni/collaborazioni con circoli e ambienti sensibili ai temi della TE” che diano spazio alla testimonianza del Vangelo del Creatore (anche con l’utilizzo di strumenti quali il fascicolo “Transizione ecologica”, Sdt, suppl. n. 20, 2022) e incoraggino, secondo i parametri della “grazia comune” di Dio, occasioni di cobelligeranza con associazioni e istituzioni che danno segno di un sobrio interesse nelle questioni ambientali ed ecologiche. 

La TE non è un programma politico ed economico imparziale e neutrale, avulso da qualsiasi forma di ideologia e filosofia. Come tanti movimenti passati, anch’essa è e sarà l’idolo luccicante di milioni di persone pronte a servire e a adorare la creatura anziché il Creatore (Rm 1,16). Lungi dall’avere un atteggiamento accomodante di fronte alla TE, il popolo di Dio, grazie a questo documento, potrà consapevolmente militare per la causa del Vangelo e agire quotidianamente con cognizione di causa, sapendo che le buone opere compiute in risposta alla grazia di Dio in questa creazione, avranno un impatto duraturo anche nella nuova creazione.