La casa di Davide, un pezzo di storia biblica nella serie di Amazon Prime

 
 

È da diverso tempo ormai che alcuni racconti e personaggi biblici hanno trovato non poco spazio nelle rappresentazioni delle serie tv e nelle piattaforme streaming più seguite come Netflix. La domanda è: al di là della qualità cinematografica, riescono davvero a restituire le verità bibliche così come sono senza sminuirle o sottovalutarle?


Per citare alcuni esempi è emblematico il successo clamoroso di The Chosen (da cui quest’ anno, in occasione della Pasqua, è stato tratto un film) seguito dal Mosè di Netflix. Il 2025 sembra invece essere l'anno di re Davide diventato protagonista della nuova serie di Amazon Prime La casa di Davide.


La serie di Jon Erwin racconta in otto episodi, con qualche salto e inesattezza temporale, le vicende di Israele e della sua corte a partire dalla vittoria di re Saul sugli Amelekiti fino al trionfo di Davide su Golia attraverso alcuni dei momenti più importanti della storia della monarchia: l’inizio della fine del regno di Saul, la ricerca del nuovo re di Samuele e l’unzione di Davide.


Compaiono tutti i principali protagonisti della storia d’Israele di quel periodo e non mancano descrizioni e attenzioni verso quei personaggi di cui in realtà non ci è dato di conoscere molto. Basti osservare il modo in cui vengono delineate e raccontate le figure femminili: la madre di Davide, Mical, Merab e Ahinoam fanno politica, sono veggenti, strateghe, punti di riferimento, diventano pilastri senza i quali sembra che la storia di Davide e del regno di Israele non sarebbe stata la stessa.


Il giovane Davide è rappresentato come un ragazzo fondamentalmente solo, emarginato dai fratelli e dalla sua tribù perché figlio illegittimo, in cerca del proprio posto nel mondo con la convinzione di essere stato creato per scopi più grandi di quelli di un semplice pastore-musicista.


L’ attore Michael Iskander, che interpreta Davide nella serie, ha affermato di voler mettere Dio, e non Davide al centro della rappresentazione; ma è stato davvero così? La serie riesce a rendere Dio e nessun altro protagonista? 


In realtà i riflettori sembrano essere quasi completamente e esclusivamente puntati sull’umanità dei protagonisti, sulle sue caratteristiche, debolezze e soprattutto sui suoi sentimenti: la solitudine, il desiderio di potere e di rivalsa, la paura, il dolore, la pazzia e l’amore sono solo alcuni di questi.


Dio è presente ma sembra esserlo in lontananza, sullo sfondo, un’entità che sembra esistere spesso e volentieri solo attraverso le parole (soprattutto i richiami) del profeta Samuele, i canti di Davide e i racconti su Mosè.


La casa di Davide, che è stata definita anche una serie epico-religiosa, si potrebbe definire un’opera storica a tutti gli effetti che si concentra sulla politica, sugli intrighi di corte e sulle relazioni interpersonali tra i personaggi, con lo scopo di raccontare una delle fasi (non semplici) della storia d’Israele senza necessariamente concentrarsi sul ruolo di Dio al suo interno o sul rapporto tra Dio e il suo popolo.


Dopo pochi mesi dal debutto della serie, Amazon ha già confermato il rinnovo per la seconda stagione e chiaramente è troppo presto per immaginare quali saranno gli episodi messi in scena. La speranza è che, a prescindere da quali possano essere i fatti narrati, il protagonismo e la potenza di Dio nella storia possano essere resi sempre più centrali, per quanto un film (o un’opera d’arte in generale) siano in grado di farlo.


Certo è che, per quanto queste rappresentazioni possano aiutare a far conoscere al mondo alcune vicende e personaggi della Bibbia, non c’è altra strada per conoscere realmente Dio e ciò che ha fatto se non quella dello studio della sua Parola.