La strage silenziosa. L’aborto e l’impegno cristiano a combatterlo
Se vi dicessero che ogni anno 60.000 persone in Italia muoiono per incidenti stradali, ci sarebbe una sollevazione popolare per fermare la strage. Se vi dicessero che ogni anni 60.000 persone muoiono per malasanità, ci sarebbe una protesta veemente contro la dirigenza e il personale degli ospedali.
Invece, il fatto che ogni anno muoiono 60.000 bambini per aborto volontario non suscita nessuna reazione o quasi. Perché?
Il problema non è ovviamente solo italiano, ma mondiale. Per quanto riguarda l’Europa, un articolo di Francesco Ognibene (Avvenire, 1/9/2025) intitolato "‘My voice, my choice’: meno firme di ‘Uno di noi’, ma Bruxelles apre la porta", ha portato l'attenzione sul via libera concesso dalla Commissione europea alla petizione "My voice, my choice", ieri approvata a maggioranza dal Parlamento europeo.
Questa iniziativa mira a far riconoscere l'aborto come un diritto all'interno dell'ordinamento comunitario. L'apertura è giunta a dieci anni di distanza dal rigetto di una petizione precedente, "Uno di noi" (2014), che pure aveva raccolto quasi il doppio delle firme. Quella campagna, invece, si proponeva di bloccare l'uso di fondi europei per tutte le attività "ritenute in grado di distruggere la vita umana prima della nascita".
Diverse sono le riflessioni che scaturiscono da questo confronto. Il fatto che un'iniziativa a favore dell'aborto abbia raccolto un consenso popolare significativamente inferiore rispetto a quella pro-vita di un decennio prima suggerisce che la questione dell'aborto rimanga, ad oggi, un tema di forte controversia nella cultura europea.
Nonostante ciò, l'accettazione della petizione "My voice, my choice" sembra rendere palese come la linea politica dell'amministrazione europea sia rimasta invariata, confermando un'inclinazione a favore dell'aborto. L'istituzione nata per la pace sembrerebbe aver assunto una dimensione sovranazionale che spinge verso una guerra al nascituro, cercando di imporre dall'alto un'ideologia abortista sui popoli del continente.
D'altro canto, è innegabile che questa agenda goda di un vasto appoggio, come dimostra l'oltre un milione di firme raccolte dalla petizione pro-aborto. Sebbene questo numero sia significativo, un elemento ancora più preoccupante è il silenzio e l'assuefazione di una società che ha normalizzato la pratica dell'aborto.
La maggior parte delle persone ignora l'entità di questo fenomeno: nel solo 2022, in Italia, gli aborti registrati sono stati 65.661, quasi la capienza dello Stadio Olimpico di Roma. Un numero impressionante, equivalente a circa 180 bambini abortiti al giorno, uno ogni otto minuti.
A livello globale, le cifre sono drammatiche, con circa 73 milioni di aborti all'anno, una statistica che si traduce in più di due vite interrotte ogni secondo, configurando quello che può essere definito come il più grande genocidio della storia umana, consumato in modo invisibile, negli ospedali e nelle case.
La natura umana, lasciata a sé stessa, mostra una tendenza ad inoltrarsi progressivamente nel male. Il solo dubbio sulla soppressione di una vita, la possibilità di uccidere un bambino, dovrebbe bastare a interrompere questa pratica. Eppure, l'olocausto dell'aborto continua, e l'articolo di Ognibene offre spunti per analizzare i problemi che lo perpetuano.
L'obiettivo fondamentale dovrebbe essere quello di ritenere l’aborto come omicidio e di assicurare al nascituro gli stessi diritti di qualsiasi altro essere umano. Il fatto stesso che tale verità debba essere chiarita dimostra che il problema non è primariamente intellettuale, ma spirituale, radicato nella ribellione dell'umanità contro Dio, che lo porta a voler decidere arbitrariamente chi è degno di essere considerato un essere umano e chi no.
La vera cura per il male, di cui l'aborto è solo un sintomo, è il Vangelo di Cristo, il cui sacrificio è sufficiente per pagare per i peccati di chi si pente e che pone la propria fiducia in esso per la propria salvezza. È Dio che, attraverso lo Spirito Santo, cambia il cuore di pietra e lo sostituisce con un cuore di carne, abilitando l'uomo al pentimento, alla fede e salvandolo quindi per grazia, come descritto in Ezechiele 36,25-27 e in Efesini 2,1-10.
La proclamazione del Vangelo è l'unica via, poiché solo attraverso di esso Dio rigenera la natura umana, portandola ad accettare la verità, invece che a ribellarcisi contro. Solo Lui ha l'autorità di definire la vita, la moralità e di comandare “Non uccidere”, stabilendo l'inviolabilità della vita innocente.
Per questa ragione noi cristiani non possiamo e non dobbiamo escludere il Vangelo dalla lotta all'aborto. I cristiani hanno il dovere di opporsi alle ingiustizie, come ci ricorda Proverbi 24,11: “Libera quelli che sono condotti a morte, e salva quelli che, vacillando, vanno al supplizio”. La lotta è per la vita dei bambini innocenti, per la redenzione di chi si pente, ma soprattutto per la gloria di Dio, nostro Salvatore.