Palazzo Lateranense, monumento della chiesa cattolica “imperiale”

 
 

Non ho resistito alla possibilità di visitare un museo gratis o quasi (1 euro di biglietto!) in occasione della “Notte dei Musei” del 13 maggio. Tra le tante possibilità offerte ce n’era una che non avevo mai colto. Si tratta del Palazzo Lateranense, da non molto aperto al pubblico. Dai tempi di Costantino (che fece edificare l’adiacente basilica di San Giovanni), il Palazzo Lateranense è stato sede dei papi romani e residenza ufficiale per molti secoli. Oggi è la sede del Vicariato di Roma e del Cardinale Vicario di Roma, colui che il papa incarica di governare la diocesi di Roma. Qui sono stati celebrati cinque concili (tra cui il IV nel 1215 che ha elevato la transustanziazione a dogma). La costruzione attuale è rinascimentale e risale alla fine del Cinquecento. Fu papa Sisto V (1521-1590) a far demolire il palazzo precedente e a farlo ricostruire nelle imponenti fattezze attuali. 

Sisto V, benché francescano (apparteneva all’ordine dei frati minori conventuali), fu esponente ed interprete di spicco della Controriforma cattolica. Ebbe particolare cura di eseguire le decisioni del Concilio di Trento che aveva condannato la Riforma protestante e aveva rilanciato la riconquista cattolica nel continente europeo e oltre. Nel progettare la ricostruzione del palazzo, Sisto V volle quindi rappresentare plasticamente e simbolicamente l’ideologia del cattolicesimo uscita dal Concilio: cioè una visione del cristianesimo “imperiale” in cui la chiesa di Roma (e il suo vertice assoluto: il papato) fossero riconosciuti come l’autorità suprema a cui ricondurre non solo il potere religioso, ma anche quello politico. 

Le sale del Palazzo sono una narrazione dell’ideologia del potere papale. Nella sala dei pontefici, vi sono celebrati i primi 14 papi per ricondurre l’istituzione papale al sorgere della vita della chiesa e cioè, nella comprensione cattolica, alla volontà stessa di Gesù che avrebbe affidato a Pietro il potere delle chiavi. In un’altra sala sono celebrati gli imperatori che hanno svolto servizi alla chiesa e hanno riconosciuto la sua autorità. Tra questi spiccano Costantino che, non solo garantì la libertà religiosa nell’impero romano, ma anche iniziò una politica che vide crescere enormemente il ruolo politico della chiesa di Roma, e Teodosio che proclamò il cattolicesimo romano religione dell’impero, inaugurando così la lunga stagione storica del cristianesimo come religione imposta dallo stato.

Ancora a Costantino è dedicata una stanza intera. In essa sono raffigurati alcuni episodi della sua vita, soprattutto la sua magnanimità nei confronti della chiesa di Roma nel costruire edifici religiosi e nell’attuare una politica di privilegi ecclesiastici. In questa sala è anche raffigurato Costantino mentre firma la famosa Donazione che porta il suo nome a papa Silvestro. Questo documento per secoli è stata considerato la legittimazione del potere temporale della chiesa, ma il filologo Lorenzo Valla nel 1440 ha dimostrato essere un falso. 

Non poteva mancare la sala del trono dove il papa sedeva come un sovrano qualsiasi e l’appartamento dove risiedeva. Visitare il Palazzo Lateranense offre uno spaccato visivo, percettivo e simbolico dell’ideologia religiosa che ha plasmato il cattolicesimo romano per secoli: quella di un potere assoluto, di origine divina, che scimmiottava i poteri umani in nome della fede e che aveva gli stessi codici di comunicazione degli stessi: la grandezza, lo splendore, il rapporto gerarchico, l’ubbidienza dovuta al sovrano pontefice. Si può dire che papa Sisto V, benché francescano, volle costruire questo Palazzo con criteri esattamente opposti a quelli promossi dalla Riforma che erano stati il ritorno all’evangelo, la sobrietà del culto e della vita cristiana, la chiesa come creatura del Verbo, i pastori come ministri (cioè servi) e non come dominatori.

L’imponente sala dei pontefici è anche il luogo dove furono firmati i Patti Lateranensi (11 febbraio 1929). Infatti, una foto raffigurante Benito Mussolini e il card. Gasparri è in bella mostra sul tavolo che usarono per siglare l’accordo tra il regime fascista e la chiesa di Roma, forse non più imperiale nei suoi possedimenti, ma pur sempre tale nella sua ideologia. Il Palazzo è allora un monumento che parla non solo di una chiesa che fu e che non c’è più, ma di una chiesa (quella cattolica romana) che forse ha modificato le apparenze senza per questo riformare biblicamente la sua ideologia.