Può la “sacramentalità” salvare l’omelia cattolica?

 
 

“Il miracolo della chiesa è sopravvivere ogni domenica a milioni di pessime prediche” (p. 96, n. 36). Questa citazione si riferisce alla chiesa cattolica italiana, anche se un esame di coscienza dovremmo farlo anche noi evangelici: qual è la qualità delle predicazioni nelle nostre chiese?

La citazione è tratta da libro di Salvatore Billotta, Il soffio del Verbo. Per una sacramentalità della predicazione, Assisi (PG), Cittadella Editrice 2023. Si tratta di un saggio di un teologo cattolico che s’inserisce nella riflessione sulla “crisi” della predicazione vista dal punto di vista romano provando ad immaginare riprese e rilanci.

Nella prima parte, Billotta sottolinea come la predicazione abbia come obbiettivo da raggiungere il “cuore” dell’ascoltatore. Nell’Antico Testamento, la predicazione è vista come “ri-cordo” (Dt 6,5-6; Ger 31,33). L’omelia è un ri-cordo della parola ai cuori che l’hanno dimenticata. La dimenticanza di Dio è l’averne s-cordato la parola (2 Tm 2,8; Lc 24,8; Gv 12,16). Siccome la comunicazione avviene da persona a persona, da cuore a cuore (p. 32), il predicatore di prefigge di ri-accordare il cuore con l’evangelo. Come scriveva Gregorio Magno: “e lo Spirito Santo non riempie il cuore degli uditori, invano risuona agli orecchi del corpo la voce dei predicatori”. Simili accenti sulla centralità del cuore nell’omiletica si trovano anche in autori evangelici come Tim Keller, ad esempio in Preaching. Communicating Faith in an Age of Skepticism (2015).

C’è un problema di cui Billotta sembra essere consapevole solo in parte. La chiesa cattolica sconta “la cattività tridentina dell’omelia”, cioè il fatto che dal Concilio di Trento in poi l’enfasi romana è caduta sulla trasmissione della grazia tramite i sacramenti, non per mezzo della Parola predicata. Reagendo alla Riforma protestante, il cattolicesimo si attorcigliato attorno al sistema sacramentale portando l’omelia ad una vera e propria cattività. Trento ha irrigidimentato la grazia santificante nel “settenario sacramentale”, rendendo la predicazione quasi un sovrappiù. Rispetto al sistema sacramentale, la predicazione è diventata marginale, sacramentalmente irrilevante, fuori gioco. Marginalità, periferia. Nella messa tridentina ciò che vale è l’eucaristia, meno l’omelia. Storicamente, a partire da Trento, l’omelia è una realtà sospesa: poco più di un sacramentale, molto meno di un sacramento.

Notando la marginalità della predicazione nella liturgia cattolica, Billotta prende spunto dal Vaticano II per suggerire il superamento della sua marginalità. Com’è noto, il Vaticano II, ha riproposto i sacramenti, ma ha insistito sulla sacramentalità della chiesa (Lumen Gentium 1).

L’azione della chiesa nel mondo non è stata vista come solo relegata all’ambito dei sette sacramenti, ma come sacramentale in sé.

Ciò vuole dire che se la predicazione non è un sacramento, “l’avvenimento della predicazione della parola e la celebrazione liturgica del sacramento sono come due realtà assorbite in una stessa unità” (p. 318). Le maglie della teologia cattolica si aprono per integrare senza modificare l’assetto di fondo. Citando Schmaus (Dogmatica cattolica, 1963), Billotta conviene che “per quanto la predicazione sia ben lontana dall’essere un sacramento che agisce ex opere operato, tuttavia essa agisce in modo misterioso lo Spirito Santo, per modo che implica il dinamismo della grazia divina”.

Secondo la teologia cattolica più aggiornata, la predicazione non è un sacramento (la teologia sacramentaria non cambia), ma viene ricompresa entro categorie sacramentali e simboliche. Ecco il risultato: nell’evento eucaristico la parola si rende presente non solo in modo reale ma anche sostanziale. Il Verbo si rende presente in modo differenziato: presenza efficace (omelia), presenza sostanziale (eucaristia). Si noti che nella teologia post-conciliare, non si ricorre più ai concetti di causa ed effetto, ma di presenza misteriosa e differenziata la cui intensità massima è nel sacramento.

Riuscirà la sacramentalità a ridare fiato all’omelia cattolica che Trento ha relegato in cattività? Difficile dirlo. Senza riscoprire una biblica teologica della Parola in grado di riformare l’impianto sacramentale del cattolicesimo, sembrano più movimenti tattici che cambiamenti reali.