Raggiungere l'Occidente (IV): un progetto sociale cristiano

Raggiungere l'Occidente (VI)

Nel suo nuovo libro How to reach the West again, Tim Keller sfida le chiese occidentali a raggiungere con il Vangelo la società post-moderna attraverso un nuovo sforzo missionario. Dopo aver parlato di come postulare una critica cristiana alla cultura dominante e di come attivare dinamiche evangelistiche integrate alla vita, Keller sfida gli evangelici a pensare ad un progetto sociale cristiano. Partendo dall’analisi che Larry Hurtado fa nel suo libro Destroyer of the Gods sul cristianesimo delle origini, Keller ricorda che già una volta i cristiani sono riusciti a diffondere il Vangelo efficacemente in un contesto pagano e di persecuzione. La chiesa delle origini ci è riuscita perché, essendo ben radicata nella la Parola di Dio, ha potuto costruire una comunità che fosse multietnica e multirazziale, fortemente impegnata nella cura dei poveri e degli indifesi prescindendo dalla provenienza di questi ultimi, non vendicativa, incline al perdono, portatrice di nuovi valori riguardo alla sessualità, alle pratiche dell’aborto e dell’infanticidio. La chiesa antica promosse una nuova etica rivoluzionaria e contro culturale, che però riuscì a plasmare la società perché fortemente radicata e sottomessa all’autorità biblica.

Oggigiorno, gli elementi che hanno plasmato la cultura del cristianesimo delle origini sono tornati ad essere divisivi e a costituire motivo di dibattito e di forti rivendicazioni politiche. L’accoglienza dei migranti, la cura dei poveri e degli emarginati e la costruzione di una società multietnica sembrano essere istanze liberali, mentre invece le posizioni anti abortiste e l’etica sessuale vengono percepite come prerogativa dei “conservatori”. Da entrambe le parti invece, viene rigettato l’invito di Cristo a “porgere l’altra guancia” e a perdonare i nemici.

Le chiese sembrano spinte a scegliere l’una o l’altra parte, a schierarsi e ad incanalarsi in percorsi precostruiti, dimenticando la propria chiamata a interrogare la cultura dominante, abbatterne gli idoli e a costruire una società completamente riformata alla luce della Parola di Dio. 

Le chiese evangeliche italiane, essendo una minoranza, possono cogliere l’opportunità di vivere e predicare ognuna di queste verità evangeliche proprio in virtù della loro natura contro-culturale. La chiesa di maggioranza, la cattolicità romana, per secoli ha provato a fondere potere politico e potere spirituale riuscendo ad avere il monopolio sulla cultura, sulle politiche dei governi, sull’organizzazione della società e così via; avendo perso il proprio dominio assoluto, ma non volendo rinunciare alla struttura gerarchica ed istituzionale, e alla propria ambizione di inglobare tutto e tutti, si trova oggi a vivere una stagione di “pan-ecumenismo” dove tutte le vie sono buone per arrivare a Dio e dove il Papa stesso, ad esempio,  afferma di non essere nessuno per giudicare chi partica e difende  comportamenti sessualmente inaccettabili per le Scritture. 

Invece di ripiegarsi su sé stesse lamentando la poca influenza politica, i numeri esigui, le risorse minime e la scarsa attrattività, le chiese evangeliche del nostro Paese dovrebbero raccogliere le forze e sfruttare al massimo le risorse per pensare ad un progetto sociale cristiano ed annunciare la verità senza sentire il peso del dover essere a tutti i costi politically correct. Lo scopo non è quello di rendersi socialmente accettabili sia per i liberali che per i conservatori, ma quello di proclamare…

...Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini (1 Cor 1,22-25).

Annunciare un messaggio che per i più è folle e scandaloso, ma che sicuramente sarà acqua dissetante ed appagante per i figli che Dio ha già chiamato o sta chiamando vuol dire costruire chiese che si impegnano a portare avanti la propria chiamata regale. L’idea di società fondata sulle verità bibliche dovrebbe portare alla costituzione di chiese che siano multietniche, che non abbiano paura dello straniero e del diverso perché ricordano e annunciano che tutti siamo uguali di fronte al Creatore e che tutti abbiamo bisogno della sua salvezza. Vuol dire costruire chiese che si impegnano realmente per i poveri, gli emarginati, i bisognosi e che ricercano la giustizia, anche formando competenze ed incoraggiare vocazioni in vista dell’impegno di alcuni in ruoli politici con umiltà, pazienza, tolleranza, saggezza e rettitudine. Ed infine vuol dire anche portare avanti una visione sulla sessualità contro culturale. Sicuramente la chiesa è chiamata a prendere posizioni anti-abortiste, ma non semplicemente recitando slogan pro-life o sostenendo campagne politiche in questo senso, piuttosto promuovendo una cultura cristiana della famiglia, della sessualità vissuta all’interno del patto matrimoniale e dell’accoglienza di genitori soli e di chiunque abbia bisogno di una famiglia secondo il modello di 1 Timoteo 5.

(continua)