Ritorno a Lutero? No, il Cammino sinodale tedesco è altro

 
 

Sì, d’accordo, le semplificazioni giornalistiche ci stanno e sono inevitabili. Però, non scomodiamo Lutero quando in gioco c’è altro. “Ritorno a Lutero” è il titolo di un articolo del Foglio (25/3) in cui si rende conto delle decisioni finali del “Cammino sinodale” tedesco. 

Iniziato nel 2019 per rispondere allo scandalo degli abusi sessuali del clero, il Cammino si è avvalso dell’incoraggiamento di papa Francesco a sviluppare la “sinodalità” della chiesa cattolica, decentrando le decisioni e attribuendo poteri alle singole chiese cattoliche particolari. Forte di questa spinta, oltre ad affrontare il tema degli scandali, il Cammino ha raccolto tutti i cahiers de doléances del cattolicesimo tedesco in tema di etica sessuale e benedizione delle coppie omosessuali, inclusione ai sacramenti di persone in situazioni di vita “irregolare”, sacerdozio femminile, ecc. Dopo anni di discussione, questi desiderata sono stati messi nero su bianco e votati a larga maggioranza. Circa il 70% dei vescovi tedeschi li ha approvati. Che succederà ora?

Francesco ha aperto uno spiraglio, il Cammino ha spalancato la porta: nelle sue decisioni finali compaiono tutte quelle proposte che, se attuate, hanno la forza di rompere l’assetto della chiesa romana, così come si è consolidata dal Concilio di Trento in poi. Sarebbe una rottura: donne preti, unione gay benedette, eucaristia data a tutti o quasi: insomma, un altro cattolicesimo. 

Per la carica dirompente delle deliberazioni del Cammino sinodale, il Foglio ha intitolato “Ritorna Lutero”. Che c’entra Lutero? Sì, anche lui fece una “riforma” da cui Roma si distanziò. Anche la Riforma di Lutero avvenne in un contesto segnato da scandali morali e lassismo da parte del clero. Eppure, le motivazioni guida di Lutero furono il ritorno alla Scrittura come suprema autorità (il principio formale) e la riscoperta del dono della salvezza per fede soltanto (il principio materiale). Niente a che vedere con quelle del Cammino sinodale che sembrano essere dettate dal desiderio di essere inclusivi e aperti alle tendenze maggioritarie della società contemporanea. Nel Cammino sinodale non c’è traccia né del “sola Scrittura” né della “sola fede”. Il motore trainante è semmai il “sola cultura del politicamente corretto”.

Vero è che le decisioni del Cammino sinodale sono, da anni, già realizzate all’interno delle chiese che si dicono “luterane” in Germania. Esse lo sono di nome, ma la loro vicinanza a Lutero è tutta da dimostrare. Le chiese luterane che hanno abbracciato il liberalismo teologico del 19° secolo e poi tutte le mode teologiche del 20° secolo sono quelle che hanno aperto la porta a (quasi) tutto e a (quasi) il contrario di tutto. Queste chiese potrebbero essere definite post-luterane se non proprio anti-luterane per gli orientamenti intrapresi che sono lontani dal “sola Scrittura” e dalla “sola fede”. Tuttavia, non tutto il luteranesimo mondiale si rispecchia nelle linee di quello maggioritario in Germania. Ci sono, e sono tanti e forti, i luterani del Sinodo del Missouri (USA) o quelli di Paesi africani come l’Etiopia o del Sud America come quelli del Brasile, che sono luterani di nome e di fatto.

Per queste ragioni, lasciamo stare Lutero. Non c’entra niente col Cammino sinodale cattolico. Quest’ultimo è figlio legittimo della traiettoria che il cattolicesimo ha intrapreso dopo il Vaticano II e che il papato di Francesco ha accelerato fino a farlo diventare una corsa impazzita che può andarsi a schiantare. Il Cammino sinodale è una faccenda interna al cattolicesimo. Vedremo se e come papa Francesco, dopo aver acceso la miccia, la spegnerà in modo autoritario o la farà deflagrare determinando una chiesa cattolica due punto zero, ma sempre lontana dalle istanze della riforma biblica.