Unità evangelica a rischio tribalismo

 
 

Non basta invocare l’unità per avere l’unità creata e sostenuta dall’evangelo. La parola è sempre quella, ma siamo sicuri che quando parliamo di unità non rischiamo di avere in mente un’accezione tribale della stessa? Due interessanti articoli sulla stampa evangelica internazionale parlano dei rischi di confondere l’unità evangelica con il tribalismo, cioè l’unità del proprio gruppo denominazionale o locale oppure del proprio orientamento teologico e culturale. 

Da un lato, Russell Moore su Christianity Today (18/4/2022) sostiene che Dio ci ha creati per appartenere a gruppi caratterizzati da relazioni particolari. La famiglia, la chiesa, il vicinato, la città, la nazione, la professione, ecc. sono tutte reti a cui apparteniamo e in cui ci identifichiamo a patto di non elevare nessun gruppo a “idolo”: solo Dio è degno della nostra lealtà senza se e senza ma. Il rischio è di assolutizzare un gruppo rendendolo chiuso e difensivo. Il gruppo diventa allora una tribù che genera una psicologia della paura dell’altro e una sociologia che vede nemici intorno. La radice del tribalismo è una teologia malata. Moore dice che le appartenenze sono fatte per dialogare, più che scontrarsi tra loro.  

Dall’altro Graham Nichols su Evangelicals Now (June 2022) paragona e contrasta l’unità evangelica e l’unità tribale. Nel vissuto evangelico c’è sempre il rischio di confondere le due. Come fare a riconoscerle, evitando il tribalismo e promuovendo l’unità? Ecco un identikit suggerito da Nichols:

  • L’unità evangelica è basata sull’evangelo. L’unità tribale è basata sull’evangelo più le tradizioni tribali

  • L’unità evangelica agisce per l’onore di Cristo. L’unità tribale agisce per l’onore della tribù.

  • L’unità evangelica combatte per la verità. L’unità tribale combatte per il proprio territorio.

  • L’unità evangelica concede il beneficio del dubbio. L’unità tribale è sospettosa.

  • L’unità evangelica si preoccupa della rivelazione di Dio. L’unità tribale si preoccupa di avere ragione.

  • L’unità evangelica promuove Cristo. L’unità tribale promuove i leader tribali.

  • L’unità evangelica valorizza la comunione. L’unità tribale valorizza le reti interne.

  • L’unità evangelica cerca di avvicinare le persone. L’unità tribale cerca di escludere le persone.

Questo identikit è un utile strumento per un esercizio personale e comunitario. 

La parola “unità” è inflazionata e soggetta ad un costante conflitto di interpretazioni. C’è l’unità “cattolica romana” che vuole in modo soft portare tutti a riconoscere nelle istituzioni della chiesa di Roma il punto di garanzia dell’unità del genere umano. Si tratta di un’unità idolatrica in quanto eleva l’auto-comprensione della chiesa romana a paradigma. Essa è viziata da gravi compromessi sul terreno della verità biblica. 

Poi c’è l’unità “ecumenica” figlia del movimento ecumenico contemporaneo che pare essere più ospitale ed elastica. Tuttavia, anch’essa è basata su un assunto idolatrico perché eleva il battesimo amministrato dalle chiese a criterio di unità. Com’è noto, la maggior parte dei “battezzati” (da infanti) non dà alcun segno di rigenerazione degno di questo nome. In altre parole, molti battezzati non sono credenti. Dunque, anche l’unità ecumenica promuove una falsa unità.

Infine, c’è l’unità “evangelica” che si basa sull’evangelo biblico. Essa è la risposta alla preghiera del Signore Gesù in Giovanni 17. E’ già data e riguarda tutti i credenti nati di nuovo. Non esiste istituzione umana che la possa garantire in quanto è un dono di Dio. Ci sono reti internazionali che la testimoniano come l’Alleanza evangelica e il Movimento di Losanna. Questa è l’unità che va ricevuta e vissuta da tutti i credenti in Cristo, da tutte le chiese evangeliche.

Quando non si è ben appreso cosa sia l’unità evangelica, si corre il rischio di essere attratti dall’unità “cattolica” o da quella “ecumenica” che, però, sono vie senza uscita. Oppure ci si può chiudere nell’unità “tribale” e vivere in modo scomposto il rapporto con altri credenti evangelici che non appartengono al proprio “gruppo”. Tutti questi deragliamenti (cattolici, ecumenici, tribali) sono pericolosi. L’unità evangelica è dono troppo grande per essere svilito o diluito o manipolato. Essa va valorizzata ed attuata, in quanto già esiste ed esisterà per sempre.