Bavinckiana (I). Il principe dei teologi riformati contemporanei

 
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Nel 2021, cento anni fa, moriva il teologo olandese Herman Bavinck (1854-1921), uno dei massimi esponenti della teologia evangelica a cavallo tra Ottocento e Novecento. Sino a pochi anni fa, la conoscenza di Bavinck era confinata a coloro che leggono la lingua olandese e la sua corposa Gereformeerde Dogmatiek (1895-1901 in 4 volumi) era patrimonio esclusivo di quei cultori. Dal 2003 al 2008, l’opera è stata pubblicata in traduzione inglese ed è diventata più facilmente fruibile al largo pubblico.  Da questo evento in poi, la figura di Bavinck è diventata sempre più oggetto di studio a livello internazionale con tutto un fiorire di pubblicazioni, convegni ed iniziative. Insieme ad Abraham Kuyper, e forse meglio di lui dal punto di vista teologico, Bavinck è stato un protagonista del neo-calvinismo tra fine Ottocento ed inizio Novecento che ha profondamente segnato la vita olandese e oltre. Bavinck è un sostenitore raffinato della fede cristiana come visione del mondo che abbraccia l’intera esistenza.

Come si diceva, Bavinck è soprattutto noto per la sua Dogmatica in più volumi che riflette una teologia ancorata alla Scrittura, sensibile all’eredità della storia della chiesa e pronta a confrontarsi con le istanze della cultura moderna in vista della missione della chiesa. In italiano è disponibile La dottrina di Dio e della creazione, Caltanissetta, Alfa & Omega 2018, il secondo volume della Dogmatica. La precedente pubblicazione in italiano della Filosofia della rivelazione (2004) ha offerto un altro spaccato significativo del suo pensiero. In essa sono riprodotte alcune lezioni che Bavinck tenne all’Università di Princeton nel 1908 sul tema della rivelazione cristiana in relazione alla filosofia, alla natura, alla storia, alla religione, all’esperienza religiosa, alla cultura e al futuro.  

Figlio di pastore della chiesa “separata” uscita dalla Chiesa riformata di tendenza liberale, Bavinck studiò teologia nella facoltà di teologia liberale di Leiden (1874-1879), per poi assumere il pastorato a Franecker (1880). L’attività pastorale attiva venne interrotta con la chiamata alla cattedra di teologia dogmatica alla facoltà di teologia di Kampen (1882), la scuola calvinista conservatrice della “chiesa separata”. In questo periodo, Bavinck scrisse la sua teologia dogmatica e si impose per la profondità della sua teologia al servizio della chiesa. Nel frattempo, si consolidò il rapporto con Kuyper che si manterrà nel tempo, anche se non privo di discussioni anche accese, soprattutto su alcuni aspetti problematici della teologia di Kuyper riguardanti la giustificazione ed il battesimo. Nel 1902 Bavinck assunse la cattedra di teologia sistematica all’Università libera di Amsterdam che manterrà sino alla morte. L’ultima parte della sua vita fu anche caratterizzata da un più accentuato impegno politico nel partito anti-rivoluzionario che lo porterà ad essere eletto nel Parlamento olandese.

Bavinck è uno di quei teologi evangelici che, nel primo Novecento, hanno fatto i conti col liberalismo teologico senza percorrere la via della dialettica barthiana, ma mantenendo la linea dell’evangelismo classico e non incagliandosi nelle idiosincrasia del fondamentalismo. Insieme a Bavinck, appartengono a questa linea evangelica Auguste Lecerf e Pierre Marcel in Francia, Abraham Kuyper in Olanda, John Murray in Gran Bretagna, Benjamin Warfield e Gresham Machen negli USA. La storia della teologia protestante nell’Italia del Novecento è anche la storia dell’incontro mancato con questo filone di pensiero evangelico. Che il primo centenario della sua morte possa favorire l’alfabetizzazione evangelica col suo pensiero.