Don Giussani, un calvinista cattolico?

 
 

Qualche volta mi è capitato di sentire parlare di don Luigi Giussani come di un “calvinista” cattolico. L’espressione audace può far rizzare i capelli (per chi li ha). Il punto è che il fondatore di Comunione e Liberazione, uno dei movimenti più vivaci nel panorama cattolico degli ultimi decenni, ha dato un'impronta imprenditoriale e dedicata all'eccellenza che lo fa assomigliare a una creatura del mondo protestante. Il centenario della nascita di don Luigi Giussani (1922-2005) è stata celebrata con decine di libri, convegni e iniziative varie, addirittura, con un’udienza generale di papa Francesco al movimento di CL (15 ottobre). 

Da un punto di vista teologico, Giussani sta agli antipodi del calvinismo evangelico. La sua profonda fiducia nell’“umano” lo rende un interprete del canovaccio cattolico dell’ottimismo antropologico che è lontano dal realismo evangelico secondo cui gli effetti del peccato sono radicali. La sua dedizione incondizionata al papa, ai sacramenti, alla devozione mariana, ecc. sono altri elementi chiaramente anti-protestanti. 

Ammirato da Giovanni Paolo II che vedeva in lui un campione del rilancio cattolico nel mondo giovanile, esaltato da Joseph Ratzinger che pronunciò l’omelia al suo funerale e ora celebrato da papa Francesco, Giussani è quanto di più distante ci possa essere dalla cultura evangelica. Si potrebbe dire allora che la sua parvenza di “protestantesimo” sta nell’accezione weberiana del termine. Giussani ha infatti stimolato i giovani all’imprenditoria sociale, all’impegno educativo e ad una certa intraprendenza nel campo economico: tutti effetti di un’etica del lavoro secondo l’interpretazione weberiana del protestantesimo. 

Dove e come Giussani si è confrontato col pensiero protestante? C’è un suo libro che è indicativo al riguardo e che deve essere tenuto in considerazione. Si tratta di Teologia protestante americana, Genova-Milano, Marietti 2003. Questo volume libro fu originariamente pubblicato nel 1968 a conclusione di un semestre di studio negli USA. Questa è la terza edizione dell’opera che si arricchisce di un paio di saggi su Reinhold Niebuhr, pubblicati originariamente a parte. 

Giussani ha studiato la teologia protestante sin dalla gioventù, tanto che la sua tesi di dottorato del 1954 ha avuto come tema la visione dell’uomo in R. Niebuhr, mentre negli anni successivi ha scritto alcuni articoli in cui l’interesse per il protestantesimo era centrale. Sarebbe importante studiare come il pensiero protestante abbia influito sulla sua riflessione che ha accompagnato la nascita del movimento di Comunione e Liberazione. Sicuramente, nell’azione di Giussani ci sono spunti che potrebbero essere ricondotti al protestantesimo, ma che sono stati radicalmente ‘cattolicizzati’ e profondamente modificati in un’ottica molto romana. Non è un caso che, nel ricordo dei suoi primi studenti che ascoltavano le sue lezioni, Giussani abbia spesso citato Jonathan Edwards e Reinhold Niebuhr, appunto.

La ripubblicazione dell’opera del 1968 permette di ritornare all’interpretazione del protestantesimo americano da parte di Giussani. Il libro è una rassegna di tendenze teologiche, nomi di teologi e di opere significative, più che un tentativo di penetrare teologicamente il pensiero protestante. Giussani parte dalle origini puritane e dalla teologia del New England in cui spicca la figura di Jonathan Edwards. Passa poi ad approfondire l’insorgere del movimento liberale fino ai prolungamenti del ‘vangelo sociale’. Arriva poi al Novecento con la reazione al liberalismo da parte del fondamentalismo e della neo-ortodossia, spingendosi fino alle ultime tendenze neo-liberali. 

La lettura di Giussani è attenta al dipanarsi complesso della storia della teologia americana, ma la chiave interpretativa è chiaramente cattolica. La ‘potenza religiosa del calvinismo’ viene apprezzata, mentre vengono messi in evidenza certi squilibri teologici del liberalismo. Per molti versi, è un’opera che mostra gli acciacchi dei suoi oltre trent’anni, ma il fatto che Comunione e Liberazione sia nata anche da uno studio del protestantesimo non è un dato trascurabile.  

Certamente Giussani ha provato un’operazione di impianto sul suolo cattolico di alcuni semi culturali studiati ed appresi dalla cultura protestante nordamericana. Il frutto (Comunione e Liberazione) è cattolicesimo allo stato puro, ma che ha assimilato anche spunti presi altrove e che ha rinforzato il tronco cattolico romano.