Donne pastore (II)? Un nodo di una questione più ampia

 
 

Uno dei dibattiti più accesi all'interno del movimento evangelicale riguarda il tema della mascolinità e della femminilità, in tutti i suoi risvolti teologici, culturali, ecclesiali, ecc. Nell’ultimo secolo, la questione è stata soggetta ad un vero smottamento ed è ancora in grande fermento. Nel mondo evangelico internazionale, un punto di riferimento importante è la “Dichiarazione di Danvers sull’uomo e la donna secondo la Bibbia” (1987) in P. Bolognesi (a cura di), Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996, Bologna, EDB 1997, pp. 341-344[1] mentre per la contestualizzazione italiana una lettura utile è Aa.Vv., “Mascolinità e femminilità”, Studi di teologia NS XIV (2002) N. 28.

Il quadro del dibattito è complesso ma può essere riassunto per sommi capi. Da un lato, vi è la posizione complementarista che sostiene la differenza di genere all'interno dell'uguaglianza di valore tra uomo e donna e la concezione secondo la quale le responsabilità della conduzione hanno molte aree di mutualità e intercambiabilità pur riconoscendo all’uomo una vocazione specifica nella guida della famiglia e della chiesa. Dall'altro, vi è la posizione egualitarista che, pur riconoscendo le differenze di genere all’interno di una relazione di mutualità, tende a considerare i ruoli maschili e femminili come sostanzialmente intercambiabili.

La differenza emerge chiaramente sulla questione del pastorato femminile. Nessun evangelico mette in discussione il “ministero” femminile, se per ministero si intende il servizio cristiano in senso lato. Siamo tutti “ministri” e “ministre” dell’evangelo, incaricate, mandate e autorizzate a vivere l’evangelo nella diversità di vocazioni e nella totalità delle sfere della vita. Il punto riguarda il pastorato/anzianato. Per i complementaristi, la conduzione nella chiesa è un compito tipicamente maschile, affidato a uomini che hanno le qualifiche che la Scrittura prescrive. Per gli egualitaristi, invece, non sussistono motivi ostativi al riconoscimento dell’anzianato femminile.

Il confronto ha ramificazioni importanti. Il teologo evangelico Wayne Grudem sostiene che tra complementaristi ed egualitaristi sono in gioco 118 questioni.[2] Tra gli altri vi sono 6 nodi che nascono dalle diverse comprensioni dei generi come iscritti nel progetto creazionale, 7 aspetti della relazione mascolinità-femminilità nella chiesa; 14 rilievi sull'interpretazione di Genesi 1-2. Altre questioni riguardano altri testi biblici dell'Antico Testamento (10), dei vangeli e degli Atti (12), delle epistole (29), di 1 Timoteo 2 (15).

Per Grudem sono in gioco i criteri interpretativi della Bibbia: gli egualitaristi antepongono le proprie categorie culturali a quelle della Scrittura e, così facendo, forzano i testi piegandoli alle loro strutture di plausibilità. In fondo al dibattito, per Grudem, c'è una diversa accettazione dell'autorità della Scrittura. Le tesi egualitariste corrono il rischio di rifare l'errore del vecchio liberalismo, cioè di pensare alla Bibbia in termini meramente umani per quanto riguarda la tematica del genere.

D’altra parte (ma Grudem non lo dice purtroppo), il campo complementarista tende ad avere un’impostazione non solo “conservatrice” ma talvolta “nostalgica”, come se l’apprezzamento dell’insegnamento biblico debba portare a mantenere tutte le pratiche esistenti nelle chiese, anche quelle macchiate da vissuti di “mascolinità tossica” o dalla secolare marginalizzazione delle donne nella liturgia o nelle dinamiche ecclesiali. Queste ultime non sono espressioni di complementarità redenta: sono solo specchio di squilibri biblicamente disfunzionali. L’egualitarismo è una risposta sbagliata ad una questione reale: i ruoli femminili sono stati storicamente sottovalutati o segregati a spazi angusti, mentre quelli maschili sono stati rivestiti di pregiudizi sessisti ed escludenti.

Se il sola Scrittura è il criterio del dibattito, sia gli egualitaristi sia i complementaristi avranno di che interrogarsi sugli assetti attuali nella vita delle chiese e, senza nostalgie, aprirsi ad un cammino di riforma che meglio corrisponda a equilibri redenti nel vivere la mascolinità e la femminilità nella chiesa.

(continua)

Della stessa serie:
“Donne pastore? (I) Parliamone” (26/6/2023)

[1] Si veda anche il recente volume di J. Piper e W. Grudem, Uomini e donne. 50 risposte bibliche sulla mascolinità e la femminilità, Roma, Adi Media 2023.
[2] Wayne Grudem, Evangelical Feminism and Biblical Truth. An Analysis of 118 Disputed Questions, Leicester, Apollos 2004.