Donne pastore? (III). L’attualità delle “Tesine riassuntive sul ministero femminile” (1984)

 
 

Dopo aver registrato che il pastorato femminile è un tema che negli ultimi decenni ha conosciuto molti sviluppi o strappi nel mondo evangelico, dopo aver indicato che esso è un nodo di una questione più ampia che tocca la teologia dei generi maschile e femminile, è giunto il momento di raccogliere alcuni fili della discussione e provare a fissare alcuni punti. Devo dire che il mio compito è facilitato dal fatto che tutto quello che vorrei dire è già contenuto in un importante testo di Pietro Bolognesi sul ministero femminile. Esso risale al 1984, ancora prima della “Dichiarazione di Danvers” (1987) che avrebbe internazionalizzato il dibattito, e inquadra bene la questione.

Ripropongo quindi il testo delle “Tesine riassuntive sul ministero femminile”, pubblicate in Studi di teologia N. 14 (1984) pp. 249-253 e ripubblicate in P. Bolognesi, Il popolo dei discepoli. Contributi per un’ecclesiologia evangelica, a cura di L. De Chirico, Caltanissetta, Alfa & Omega 2022, pp. 141-144, ritenendolo una sintesi biblicamente fedele ed ecclesiologicamente avanzata. Sta alle chiese non essere sacche di patriacalismo spacciato per biblicismo, né comunità alla mercè delle correnti “fluide” della cultura contemporanea, ma famiglie allargate di credenti in cui la mascolinità e la femminilità sono vissute e promosse in un’ottica redenta, anche per quanto riguarda l’esercizio dell’anzianato/pastorato.

Tesine riassuntive sul ministero femminile (1984)
La distinzione uomo-donna appartiene all'ordi­ne creazionale ed è fondamentale all'interno dell'umanità. Per la Bibbia, il fatto che un uomo sia uomo (e/o che una donna sia donna) non costi­tuisce un elemento trascurabile della sua personalità, ma marca in modo determinante l'individuo in tutto ciò che egli è. Pur sul terreno della comune umanità dell1uomo e della donna la specificità creazionale riveste un ruolo determinante in ogni sfera della loro esistenza e conferisce a ciascuno di loro una tonalità ed una fragranza inalienabili. Così pur essendo uguali essi devono essere considerati differenti. La loro appartenen­za comune alla realtà creata non elimina infatti la loro individualità, ma la fonda.

La distinzione uomo-donna implica una differen­za circa l'esercizio dell'autorità. Se l'uomo e la donna sono differenti, essi sono anche comple­mentari nel senso che hanno funzioni diverse e ciò abolisce la possibilità di un'antitesi. In questo contesto Dio ha attribuito all'uomo una specifica autorità che non può essere eliminata. La subordinazione generale e reciproca che infatti vale per tutti e quindi anche per l'uomo (Ef. 5,21), non elimina le differenze d'autorità, ma determina solo il modo in cui è esercitata l'auto­rità. Nel caso dell'uomo l'esercizio dell'autori­tà s'iscrive nel contesto del servizio di cui è responsabile dinanzi a Dio e non significa né superiorità, né ineguaglianza, né dominio. Costi­tuisce un elemento della sua diversa e specifica collocazione in vista di un'armonia più feconda e si fonda esclusivamente nell'ordine voluto da Dio

La distinzione uomo-donna è da combattere nel­le sue illecite comprensioni e utilizzazioni. Il Signore Gesù, ma anche i discepoli e la chiesa primitiva hanno rotto con una comprensione della distinzione uomo-donna che non riconosca un posto adeguato a quest'ultima. Gesù e gli apostoli han­no manifestato una sorprendente naturalezza nei confronti delle donne. La grazia della filiazione divina è infatti sovranamente data da Dio senza distinzione di sesso (Gal 3,26-28; 2Cor 6,18) in modo tale che l'uomo e la donna rivestano in maniera uguale Cristo e siano entrambi in Lui. Poiché nella Chiesa di Gesù Cristo tutti sono servitori e suoi ministri, i carismi ed i servizi sono esercitati per la grazia di Dio in modo tale che pure la donna possa profetizzare (At 21,9), istruire (At 18,26) e collaborerà (Rm 16,3; Fil 4,2-3) nell'opera dell'Evangelo per la glo­ria di Dio.

La distinzione uomo-donna è preservata all'in­terno della chiesa cristiana. La nuova situazio­ne causata dall'Evangelo di Cristo non sopprime la differenza dei diversi ruoli poiché essi non sono semplicemente intercambiabili. Se è infatti vero che alcuni elementi che si trovano nel Nuovo Testamento possiedono una dimensione legata alle circostanze di cui si deve sempre poter tenere conto, è anche vero che altri possiedono la forza vincolante dei principi e come tali non sono legati alle circostanze. Il rispetto per l'ispira­zione della Scrittura obbliga a riconoscere la normatività di quegli insegnamenti e a non diluirne il significato.

La distinzione uomo-donna è specialmente lega­ta ad ogni ministero d'autorità. Certi ministe­ri sono legati alla nozione d'autorità e il Nuovo Testamento si richiama all'ordine creazionale per sottolineare il fatto che la funzione di "capo" non è normalmente consentita alla donna. A que­st'ultima non è concesso di "prendere autorità" e quindi insegnare nel senso più forte del termine. Sì deve allora riconoscere che l'esercizio dell'autorità proprio al ministero pastorale-dottorale compete più specificamente all'uomo.

La distinzione uomo-donna non deve dare luogo al la falsa alternativa uguaglianza/autoritarismo. La chiesa ha spesso interpretato la nozione bibli­ca di sottomissione secondo canoni estranei alla Scrittura stessa.  Le interferenze profane sono infatti spesso state talmente forti da farne fraintendere il vero senso. In un caso ha contribui­to alla promozione della donna ma è finita col perdere ogni idea di distinzione, in molti altri casi è slittata verso una concezione gerarchica e dominatrice che ha soffocato ogni possibile contributo della donna. Una corretta nozione biblica deve riconoscere alla donna il posto che Dio le ha assegnato nel suo piano di grazia quale aiuto per l'uomo e non già quale sua dominatrice o serva. Nell'amore sottomissione e libertà coinci­dono. È infatti proprio nel rapporto che li riferisce l'uno all'altro che essi possono essere veramente uomo e veramente donna.

La distinzione uomo-donna può indurre alle se­guenti considerazioni pratiche in un contesto di sana comprensione dei punti precedenti.

a) Alla luce dei differenti ruoli dell'uomo e della donna legati alla loro specificità creazionale, il modello neotestamentario di anzianato maschile dev'essere ritenuto normativo per le chiese d'ogni epoca e d'ogni cultura.

b) La donna deve avere la possibilità d'esprimersi e pregare pubblicamente nella chiesa ed è opportuno che si faccia realmen­te uso di questa libertà in un contesto di sottomissione agli anziani.

c) La donna deve poter anche insegnare quan­do ciò non implica un'attività dottorale in senso stretto. È molto spesso il caso nelle scuole domenicali e nelle case in cui s'eser­cita l'ospitalità.

d) Gli anziani dovrebbero riconoscere e vivere la realtà della complementarità dei sessi evitando di monopolizzare tutte le at­tività della chiesa per lasciare che le so­relle discernano ed esercitino i loro doni.

e) Gli anziani dovrebbero incoraggiare il ministero del diaconato femminile senza circoscriverlo a servizi paramedicali o margina­li e riconoscerlo in maniera più esplicita.

f) Gli anziani dovrebbero sottolineare mag­giormente l'utilità di servizi quali l'acco­glienza delle persone sole, l'aiuto ai nuovi convertiti, l'animazione di certe riunioni, la lettura della Bibbia, l'aiuto e le visite alle persone bisognose e, dato che l'ammini­strazione della cena durante il culto non riveste alcun carattere sacramentale, è pos­sibile associare le sorelle a tale servizio.

g) Gli anziani conduttori di chiese dovreb­bero dar prova di maggiore creatività apren­do alle sorelle nuove forme di servizio atte a promuovere le loro capacità e in vista sempre dell'utilità comune.

h) Si dovrebbe valorizzare il significato della reciproca sottomissione non solo tra fratelli e sorelle, ma anche tra fratelli e fratelli prendendo sempre più coscienza che l'individualismo è sempre illecito nella vi­ta della chiesa, e che l'autorità che Dio ha conferito alla chiesa è piuttosto di caratte­re collegiale.

Della stessa serie:
“Donne pastore? (I) Parliamone” (26/6/2023)
“Donne pastore? (II) Un nodo di una questione più ampia” (12/7/2023)