Gino Strada (1948-2021). Grandezza e limiti della “religione di un solo comandamento”

 
Gina Strada
 

Il suo corpo smilzo, la sua barba incolta e i tratti taglienti del viso avevano reso la figura di Gino Strada (1948-2021) nota al grande pubblico. Eppure, sono state le parole “pesanti” e, ancor più, le iniziative ragguardevoli di Strada ad averlo reso un personaggio giustamente famoso. 

Milanese di nascita, medico chirurgo con specializzazione in trapianti, dopo la formazione universitaria e clinica, Strada lavorò con la Croce Rossa Internazionale in molti Paesi, acquisendo una notevole esperienza nella medicina d’emergenza in teatri di guerra. Nel 1994, insieme alla moglie, fondò Emergency, una ONG il cui obbiettivo era ed è di portare assistenza chirurgica e sanitaria in Paesi con pochi presidi ospedalieri e con poche possibilità di cura per i poveri. Emergency iniziò ad impiantare ospedali in Ruanda negli anni successivi al genocidio e da lì in molti altri Paesi. Nelle sue peregrinazioni professionali, Strada visse per sette anni in Afghanistan, ma girò il mondo intero, diventando una voce contro ogni guerra, contro le ipocrisie dell’Occidente, contro i doppi giochi delle organizzazioni internazionali a scapito dei più deboli. Si calcola che Emergency abbia curato 11 milioni di persone.

Nei suoi libri e nelle sue apparizioni televisive, Strada aveva un messaggio chiaro, scomodo, una specie di pugno nello stomaco: la guerra porta sofferenza e morte; il prezzo della guerra lo pagano i poveri; oltre a curare i feriti senza protezione, bisogna fermare la guerra. Gli intellettuali della sinistra salottiera stravedevano per lui, gli altri lo rispettavano anche quando inveiva contro la “real politik” dei governi occidentali. Strada era un illuminista intriso di cultura comunista. Coltivava l’utopia di un mondo senza guerra che sarebbe arrivato con l’uso della ragione e la pratica della giustizia sociale.

A suo modo, Strada era religioso, come tutti del resto lo sono. Ecco come definiva la sua religione:

Spesso mi chiedono se io sia credente e quale sia la mia religione. La mia risposta è sempre la stessa; sì sono credente, e la mia è la religione più semplice che esiste perché ha un solo comandamento: cerca di aiutare come puoi ogni essere umano in difficoltà, indipendentemente dal suo ceto sociale, dalla sua razza o dal suo credo politico o religioso....

In queste parole è chiaro il riferimento indiretto all’insegnamento che Gesù ha declinato nella “regola aurea” dell’amore del prossimo come noi stessi. Con un’importante omissione: nella religione di Strada, mancava la prima parte dell’insegnamento di Gesù: “Ama il Signore Dio tuo e ama il tuo prossimo come te stesso” (Matteo 22,36-39). Per i cristiani amare Dio porta ad amare il prossimo e l’amore per il prossimo è basato sull’amore di Dio. Il comandamento biblico è uno e intrecciato. Per Strada no: per lui aiutare il prossimo era l’unica religione. Dio rimaneva fuori, era ininfluente. Come molti nostri contemporanei animati da alti ideali e dalla vita per molti aspetti esemplare, Strada aveva una religione umanista, orizzontale, laic(ist)a. 

La vita di Strada ha illustrato la grandezza e i limiti della “grazia comune” di Dio.[1] La grazia comune è la grazia con cui Dio benedica l’umanità nel preservare il mondo dagli effetti devastanti del peccato e nel seminare la sua ricchezza nelle vocazioni umane. La grazia comune è stata sicuramente all’opera nella passione di Strada per la pace, la guarigione dei malati, l’aiuto ai poveri, la denuncia delle ipocrisie. Anche i limiti della grazia comune sono stati evidenti nella pretesa di Strada di portare pace e aiuto prescindendo da Dio e dalla sua grazia particolare. La religione di un solo comandamento, per quanto portatrice di slanci importanti, alla fine non funziona. Bisogna rispondere a tutto il consiglio di Dio (“Ama Dio e ama il prossimo”) per aiutare il prossimo in modo pieno, cioè concreto, utile e (anche) in prospettiva eterna. 

Anche senza condividere la religione di Strada, non si può non riconoscere che la sua vita sia stata bruciata da una passione sfidante. Di fronte a tante vite che si dicono “credenti” ma che sono spente, smorte, secolarizzate, malate, incurvate, bloccate, incarognite e senza sogni, la religione laica di Strada è una ventata di aria gelida in una stanza dall’aria viziata e pesante. Molti credenti non hanno una passione per il Signore e per il prossimo paragonabile a quella che Strada aveva per il suo ideale. 

Forse era anche a persone come Gino Strada che Gesù si riferiva quando disse: “i figli di questo mondo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più avveduti dei figli della luce” (Luca 16,8).


1. Per un approfondimento, cfr. Aa.Vv., “La grazia comune”, Studi di teologia N. 32 (2004/2).