Giorgio Tourn (1930-2025). Traduttore di Calvino, coscienza critica del mondo valdese

 
 

Per il grande pubblico, il nome di Giorgio Tourn (1930- 2025) è associato alla bellissima traduzione dell’Istituzione di Calvino (1971) nei due volumi della UTET: una pietra miliare per la conoscenza dei testi della Riforma. Ovviamente c’è molto di più: pastore valdese, studioso di storia del protestantesimo, protagonista delle vicende della chiesa valdese nella seconda metà del Novecento, anima totalmente integrata in quel mondo ma anche capace di letture autocritiche. 


Qualche anno fa uscì un libro: Il luogo dove Dio ci incontra. La Parola e la fede, a cura di Alberto Corsani, Torino, Claudiana 2022, in cui sono raccolti diciotto scritti occasionali e di varia natura: testi di predicazioni, relazioni, conferenze, articoli. Il curatore li ha scelti privilegiando due fuochi tematici: la costruzione della chiesa e la costruzione dell’individuo.


Tourn è stata una personalità ricca che, nelle parole di Ermanno Genre nella prefazione, si è sforzata di “trasmettere alle nuove generazioni la memoria della propria appartenenza a una storia e a una comunità di fede” (p. 7). Considerarlo “un vero maître à penser” come fa Elena Bein Ricco nella postfazione (p. 151) è forse eccessivo. Tant’è. 


Il volume è un invito a conoscere il pensiero di Tourn, al di là dei suoi libri sulla storia valdese e protestante, e che non sta comodamente in nessuna casella di facile classificazione: studente di Barth ma non barthiano in senso pieno, uomo delle valli valdesi e di cultura europea, interprete della testimonianza valdese ma laterale rispetto al mainstream. L’antologia mette di fronte ad un pastore ed intellettuale profondamente radicato nella chiesa valdese di cui rappresenta una coscienza critica anche se sempre identificato con essa. 


Recentemente poi, Tourn ha rilasciato un’intervista video in cui mostra una notevole verve e capacità di analisi storica sintetica. Il Novecento valdese è suddiviso in tre età e letto criticamente. Tourn sa porre le questioni, anche se non sempre le sue risposte vanno sino in fondo alle medesime. Se pensiamo al mondo evangelicale italiano, chi sarebbe in grado di fare una letture comparabile degli ultimi cent’anni? Temo che raccoglieremmo solo aneddoti o micro-letture sconnesse dagli scenari più ampi. 


Nell’intervista, Tourn è critico rispetto a certi assetti della chiesa valdese attuale, vede lucidamente alcuni passaggi irrisolti o problematici, si avvicina anche a sfiorare il cuore ("se non hai Dio dentro, non hai niente; non sono le strutture esterne che cambiano la storia") ma non "vede" il problema teologico di fondo. E' (ancora) una mente lucida e onesta, ma dentro uno schema di gioco passato da cui non prende le distanze. 


Tra le righe Tourn lamenta l'assenza di elaborazione di pensiero nella chiesa valdese attuale. Lui l'attribuisce alla "laicizzazione" della chiesa: tutti sono diventati protagonisti, ma nessuno più pensa in profondità. Anche questo dà a pensare: nel mondo evangelicale stiamo elaborando pensiero in grado di appassionare e mobilitare?


Tourn ha aiutato il mondo italiano a misurarsi con il riformatore Calvino, rendendolo in una splendida traduzione che ha valore letterario. Pur avendolo tradotto magistralmente ed essendone tra i massimi conoscitori in Italia, forse non l’ha assimilato in profondità. Chissà se altri italiani, anche grazie al suo ottimo lavoro, assimileranno per davvero la teologia calviniana.