La reliquia del cuore di San Pio e il cattolicesimo. Una critica da Calvino

 
 

Il 23 settembre una reliquia del cuore di San Pio (Padre Pio) è stata esposta alla venerazione a San Giovanni Rotondo. Questa è la cittadina dell'Italia meridionale dove San Pio (1887-1968) visse la maggior parte della sua vita ed è sepolto. Dopo la benedizione della reliquia da parte di Papa Benedetto XVI nel 2019, si prevede che migliaia di pellegrini cattolici scenderanno in città per chiedere la benedizione di San Pio sulle loro vite. 

Per un osservatore casuale, può essere una sorpresa che la venerazione delle reliquie esista ancora. Eppure, essa rimane centrale nell’universo religioso del cattolicesimo romano. Per esempio, questa particolare reliquia - il cuore di Padre Pio - è stata esposta in passato nelle Filippine e altrove ed una delle tante reliquie che si possono vedere durante il tour delle reliquie di Padre Pio

Oggi, la venerazione delle reliquie continua a far parte del nucleo della teologia e della pratica devozionale cattolica romana. Pregare i morti, chiedere l'intercessione dei santi, considerare gli oggetti fisici come mediatori di grazia e incentrare la vita sulle pratiche devozionali popolari non sono aspetti marginali della fede, ma sono molto diffusi. Ecco perché il Trattato sulle reliquie di Calvino rimane attuale anche ai nostri giorni.

All'epoca della Riforma protestante, la venerazione delle reliquie era una delle questioni più dibattute nella Chiesa. Nel 1543, Giovanni Calvino scrisse il Traité des reliques per affrontare gli abusi di questa pratica e i suoi fondamenti teologici.

Ad una prima analisi, il Trattato appare come una sorta di indagine sulla spiritualità cattolica romana. La strategia di Calvino consiste nell'affrontare la questione delle reliquie da due diverse angolazioni. In primo luogo, espone le apparenti contraddizioni presenti nel vasto repertorio di reliquie (ad esempio, dopo tutto, quanti pezzi della croce possono esserci?). Egli nota la natura bizzarra degli oggetti, si interroga sul modo in cui sono stati raccolti e critica le idiosincrasie del culto ad essi legato. 

In secondo luogo, Calvino affronta la natura idolatrica della venerazione delle reliquie. Indipendentemente dal fatto che le reliquie siano vere o false, autentiche o contraffatte, egli ritiene che il cuore della pratica sia il problema. La drammatica denuncia di Calvino dell'idolatria pervade il Trattato. Lungi dall'essere un'opera leggera che deride la pratica come meramente superstiziosa o sciocca, Calvino usa un linguaggio forte per chiedere alla Chiesa di abbandonare completamente la venerazione delle reliquie.

Il suo tono è sarcastico ma serio. La maggior parte delle reliquie sono "frodi". Sono "inganni per eccitare la devozione del popolo". Calvino non lesina l'uso di parole come abuso, falso, frode, spazzatura, inganno, favola, beffa e superstizione. Ritiene che molte reliquie siano contraffatte.

Ma il Trattato non è tutto ciò che Calvino ha da dire sulle reliquie. Nell'edizione del 1559 delle sue Istituzioni della religione cristiana I.XI-XII, egli riflette sull'uso delle immagini nel culto divino. Poiché Dio vuole essere servito in modo esclusivo, qualsiasi forma di culto o venerazione che si discosti da quanto prescritto dalle Scritture rappresenta un cedimento peccaminoso ai desideri dell'immaginazione e dell'incredulità. Calvino scrive: “anziché cercare Gesù Cristo nella sua parola, nei suoi sacramenti e nelle sue grazie spirituali, la gente ha perso tempo con le sue vesti, le sue camicie e la sua biancheria. Facendo così ha trascurato l’essenziale per seguire l’accessorio”.

Per Calvino, la reliquia non è un artefatto teologicamente neutro. È il frutto della disobbedienza che rifiuta di adorare Dio e solo Dio. Le reliquie, che possono essere state introdotte con buone intenzioni e per scopi pedagogici, alla fine hanno aperto la porta alla religiosità pagana e a una venerazione inappropriata. “La smania di possedere delle reliquie non va quasi mai esente da superstizione e, quel che è peggio, è madre dell’idolatria, che solitamente è unita a quella”. 

Nel Trattato, Calvino non cerca di affrontare la sottile distinzione tra latria e dulia (servizio/adorazione e onore/venerazione), il paravento lessicale-teologico dietro il quale la Chiesa cattolica romana giustifica la venerazione delle reliquie. Lo fa nell’Istituzione I.XI.11. Per Calvino, l'argomentazione secondo cui le reliquie sono un accomodamento alla fede della gente semplice non è valida. La responsabilità dell'idolatria ricade sulle spalle di tutta la Chiesa che approva la venerazione delle reliquie.

A differenza della maggior parte delle reliquie presenti nelle chiese e nei santuari cattolici, il cuore di San Pio probabilmente non è contraffatto. Tuttavia, ciò che è più problematico è la teologia che sostiene la sua venerazione. 

Per Calvino, la cura è semplice e radicale. Si tratta di “abolire fra noi cristiani questa superstizione pagana di santificare le reliquie” per ripristinare il culto secondo la volontà di Dio, in spirito e verità (Giovanni 4,24). Il compromesso con l'idolatria non paga mai in termini di fedeltà alla verità cristiana. Per Calvino, la religione delle reliquie rappresenta la tragedia del suo tempo, una tradizione che deve essere riformata secondo il Vangelo.

Ma è cambiato qualcosa dai tempi di Calvino? Oggi il cattolicesimo romano continua a fondere sofisticate tradizioni filosofiche, complessi filoni teologici e sensibilità estetica con pratiche popolari che affondano le loro radici in sistemi di credenze pagane. Le reliquie si trovano all'incrocio di queste influenze. Gli individui possono scegliere il tipo di cattolicesimo romano che preferiscono, ma non possono negare che il cattolicesimo romano richiede di essere accettato in toto, comprese le reliquie.

La notizia che il cuore di San Pio è stato esposto come reliquia e che Papa Benedetto XVI - spesso acclamato come "ortodosso" - lo ha benedetto, dimostra che la venerazione cattolica romana delle reliquie continua a essere un problema significativo ai nostri giorni. Le radici di questa pratica risiedono nel fatto che il cattolicesimo romano non è fondato in ultima analisi sul Vangelo biblico, ma ad un mix teologico che ha assorbito varie credenze e pratiche che contraddicono le verità bibliche fondamentali. L'avvertimento di Calvino è rilevante e urgente oggi come cinquecento anni fa. 

N.B. Una versione di quest’articolo è stata pubblicata col titolo “Calvin’s Take on Venerating Relics”, The Gospel Coalition (23 settembre 2023).