La svolta pedagogica della Riforma protestante

 
 

La storia educativa dell'Occidente è segnata da una cesura significativa a partire dalla Riforma Protestante. Gli studiosi di pedagogia ne hanno indagato gli effetti e le influenze anche a lungo termine sulle idee e le esperienze educative successive.

Più raramente invece si sono fermati ad esaminare il suo percorso di realizzazione, che se osservato con attenzione attraverso le diverse fonti del tempo, mostra come la Riforma sia stata un "laboratorio" in cui le tensioni spirituali e teologiche hanno incontrato il divenire storico, delineando una nuova scuola e un nuovo canone educativo.


Si occupa di questo Laura Salvarani, professoressa di Storia della pedagogia e dell'educazione presso l’Università di Parma, nel suo saggio Nova Schola. Temi e problemi di pedagogia protestante nei primi testi della Riforma, Parma, Anicia 2018, sottolineando la necessità di comprendere meglio quella storia, vista l’influenza che ancora oggi ha e avrà sempre più, data “la centralità geopolitica dei paesi in cui la Riforma si è maggiormente affermata” (p.7). Vale la pena di avvicinarla.


Accanto alle opere ai discorsi e ai sermoni di Lutero più noti sul tema dell’istruzione e dell’educazione [1] e alle opere del suo stimato collaboratore Melantone al quale fu dato l’appellativo di praeceptor Germaniae (precettore della Germania), Salvarani mette il riflettore su altre fonti storiche significative ossia le leggi e le ordinanze cittadine che furono redatte nei primi vent’anni della riforma. 


Le Kirchenordnungen e le Schulordnungen sono ordinamenti programmatico-amministrativi, i primi riferiti all'attività di una chiesa e alla scuola ad essa collegata e le seconde specificamente alle attività di una scuola.

Questi documenti sono introdotti solitamente da un proemio, spesso frutto di ripetizioni e copiature da altri documenti simili, che riassume gli intenti e le linee culturali di quanto successivamente stabilito per la vita della scuola.


L'insieme di questi documenti secondo l’autrice disegna "una geografia del pensiero pedagogico luterano" (p. 8) evidenziandone sia le linee di continuità sia i movimenti e i dibattiti aperti. Sono traccia dei "nodi problematici" (p.9) del pensiero pedagogico che si andava formando dall’incrocio tra la rilettura del testo biblico e la realtà storica delle cittadine tedesche del '500.


Insieme a Melantone, infatti Lutero si occupò nel medesimo periodo sia di tradurre la Bibbia sia di riorganizzare la rete educativa territoriale. L’attività di riflessione avvenne in contemporanea con l'attività di riorganizzazione delle istituzioni scolastiche al fianco delle autorità cittadine.


Tra i diversi elementi che l’autrice mette in luce ne sottolineo qui alcuni che potrebbero essere di stimolo per la riflessione pedagogica evangelica oggi.




L’innesto creativo sulle vicende del tempo

Le istanze educative della Riforma non nascono certamente in un vuoto storico ma si insediarono su movimenti culturali che erano già in corso come l’Umanesimo (con il ritorno alle fonti classiche e già in lotta con lo Scolasticismo), il processo di “germanizzazione” della società tedesca (che si andava trasformando da una società agraria a una mercantile), le scuole popolari che si stavano diffondendo nel paese. Al tempo stesso però la Riforma non attese che la scuola si adattasse ai mutamenti spirituali e teologici in corso. La motivazione spirituale della Riforma ebbe anche una carica deliberativa che prese vita in un progetto pedagogico che l’accompagnò.

La scuola non poteva semplicemente stare a guardare il cambiamento e poi adattarvisi inesorabilmente. Essa doveva essere il “luogo della rivoluzione" (p. 28). In questo senso la riforma educativa protestante fu un processo “rifondativo" più che "riformativo" secondo Salvarani (p. 26).


La laicizzazione dell’istruzione

Nel progetto pedagogico della Riforma la scuola affrontava simultaneamente da un lato l'istruzione cattolica che oscurava l’Evangelo e la sua alternativa tecnico-pratica che teneva asservite le classi popolari ad un destino prestabilito. La riforma educativa luterana sottolineò che l’educazione cristiana familiare, per quanto necessaria, non fosse autosufficiente. Il popolo aveva bisogno del sapere che viene dalla Scrittura: “quello che fa aprire gli occhi" e le famiglie a causa del ruolo sociale loro imposto, che le manteneva concentrate sui bisogni materiali, non erano in grado di provvederlo.

Perciò l'istruzione diventava interclassista ed era vista come uno strumento di “una totale riformulazione del ceto” della chiesa (p.31). Consentire con fiducia che un figlio studi - scriveva Lutero in Una predica sul dovere ai genitori di mantenere i figli a scuola (Wittenberg 1530) - vuol dire permettere ai figli di gente comune di governare il mondo, sia nei ruoli spirituali sia civili (p.31).


I fini dell’istruzione

Un altro tratto caratteristico della pedagogia della Riforma in quei primi inizi è stato quello di portare ciò che è trascendente nell'immanente: rompendo l'argine imposto per secoli, che divideva il sacro dal profano, il vivere quotidiano diveniva sacro.


Il disegno educativo di Lutero, che poteva apparire piuttosto terreno con la sua attenzione a formare i giovani come “corpo e vita della città”, energia e garanzia di progresso - come scrive nel suo discorso Ai Borgomastri e cosiglieri del 1524 non riteneva mai l’educazione del cittadino un fine in sé stesso. Ciò che è terreno è sempre volto verso un obiettivo eterno e nella pedagogia protestante un aspetto sosteneva e legittimava l'altro. 


È nella vita virulenta della città che il cittadino esercita la sua responsabilità, individuale e collettiva, e in essa si esprime la parabola dell’uomo di fede in Cristo. Ne emerge quindi una pedagogia volta sia alla formazione del cittadino (abitante responsabile delle città e dei villaggi tedeschi) sia a obiettivi immateriali (come la salvezza e l'adempimento del piano divino): Salvarani la definisce una “pedagogia in tensione tra due regni” (p.15).


Se è vero che l’influenza della pedagogia della Riforma si farà ancora sentire nella storia educativa contemporanea allora nella formazione oggi di un pensiero pedagogico riformato, forse questi temi valgono ancora la pena di essere considerati.

[1]: Per approfondire si veda Martin Lutero, Opere scelte. Vol. 4, Scuola e cultura. Compiti delle autorità e doveri dei genitori, Torino, Claudiana 1990.