LifeComp e l’educazione europea del futuro (II): area personale

 
 

Dopo aver trattato gli aspetti introduttivi del LifeComp, si intende ora passare all’osservazione delle competenze che costituiscono il corpo del documento. Le competenze sono suddivise nel documento in tre macroaree e la prima a essere esposta è l’area personale. Tale area è costituita da tre competenze che sono quella dell’autoregolazione, quella della flessibilità e quella del benessere.

Sinteticamente il LifeComp descrive l’autoregolazione come “la consapevolezza e gestione di emozioni, pensieri e comportamento”[1] e la articola in tre elementi che sono l’autoconsapevolezza, l’autocomprensione e l’autoefficacia.

La flessibilità è sinteticamente descritta come “la capacità di gestire le transizioni e l’incertezza e di affrontare le sfide”[2]. Anche questa competenza è articolata in tre elementi che sono l’abilità di riflettere e reagire, l’adattamento al contesto che cambia con nuovi strumenti e approcci e il fare scelte consapevoli durante le transizioni. Infine, la competenza   del benessere è descritta come “la ricerca di una vita soddisfacente, cura della salute fisica, mentale e sociale e l’adozione di uno stile di vita sostenibile”[3]. L’articolazione della competenza in questo caso avviene ancora su tre elementi che sono la consapevolezza che una serie di fattori influenzano il nostro benessere, l’utilizzo di fonti affidabili per quanto concerne la salute e l’adozione di uno stile di vita sostenibile. In seguito si analizzeranno i principali punti critici e i principali aspetti positivi della trattazione dell’area personale nel LifeComp.

Aspetti critici
Il primo aspetto critico che emerge leggendo il LifeComp da un punto di vista cristiano è il ripiegamento dell’uomo su se stesso. Occorre cercare l’autoregolazione mediante autoconsapevolezza, autocomprensione e autoefficacia. Il problema non è tanto la mancanza di relazione con l’altro, aspetto che emergerà analizzando l’area sociale, quanto la mancanza di relazione con il Totalmente Altro, con quel Dio che crea e sostiene con la Sua provvidenza. L’uomo deve divenire competente nell’autoregolazione perché ha tolto dall’orizzonte Dio, regolatore per eccellenza, legislatore morale; un essere creato e sottoqualificato per potersi regolare come l’uomo deve cercare di divenire competente nell’autoregolazione perché ha tolto di mezzo la regolazione esterna. In questa visione senza Dio, ovviamente, la tragicità degli effetti del peccato sono scomparsi. Nella logica del LifeComp è importante autoregolarsi per motivi evitare imbarazzanti episodi socialmente inaccettabili o dannosi, ma non c’è alcuna ricerca del cambiamento profondo del cuore dell’uomo.

Un secondo aspetto critico pare emergere dalla trattazione della flessibilità, in particolare dall’avere inevitabilmente a che fare con l’ambiguità[4]. L’adattamento alle nuove situazioni, per il cristiano, non può certamente prendere in considerazione adattamenti che compromettano il vangelo. Ovviamente il contesto culturale cambia e questo porterà inevitabilmente una continua revisione anche nel nostro modo concreto di servire il Signore; in caso mancasse questa revisione, il nostro modo di servire il Signore potrebbe giungere all’irrilevanza. Questo cambiamento, però, non può portare a forme spurie di cristianesimo. Il cristianesimo evangelico deve mantenere il proprio sano bilanciamento tra la mancanza di adattamento e l’eccesso di adattamento, tra limitarsi a sfidare la società e limitarsi ad apprezzare solamente la società[5]. La fede non cambia, mentre possono cambiare le manifestazioni della fede.

Un terzo aspetto critico, sempre all’interno della trattazione della flessibilità, pare essere la presenza di una tensione irrisolta (e probabilmente irrisolvibile) in quanto il LifeComp afferma che “il contesto contemporaneo globale è sempre più volatile, incerto, complesso e ambiguo”[6] e che i cittadini devono sostanzialmente scendere a patti con l’ambiguità, ma al contempo “devono gestire le transizioni [...] compiendo scelte consapevoli e dandosi degli obiettivi”[7]; è difficile immaginare come fare scelte consapevoli e darsi obiettivi se tutte le informazioni che recepiamo sono segnate da ambiguità. Lo stesso discorso si può fare accostandosi alla competenza del benessere nella quale viene chiesto di sviluppare l’abilità di usare fonti affidabili[8]: quali fonti sono affidabili se tutto è segnato da ambiguità? In questo la Parola di Dio resta per il cristiano evangelico una lampada che getta luce (e non ambiguità) sul sentiero (Salmo 119,105).

Il quarto aspetto critico che emerge nell’area personale del LifeComp si può rintracciare nel benessere dell’essere umano. Da un lato è lodevole che il benessere non si limiti alla componente fisica della persona, ma anche ai suoi aspetti mentali e sociali[9]. D’altra parte, però, si nota la totale assenza del comprendere il benessere spirituale della persona all’interno della visione olistica dell’essere umano; questa è la ovvia conseguenza dell’aver tolto Dio dall’orizzonte visivo della persona.

Aspetti positivi
L’analisi delle principali criticità rilevate da un punto di vista cristiano potrebbero far desistere dal vedere il LifeComp come un documento utile per le nostre chiese, ma questo sarebbe estremamente riduttivo.

Un primo elemento positivo del documento è rilevabile nell’invito a chiedere aiuto per crescere nell’autoconsapevolezza[10]. Non poggiare su se stessi, ma ricercare un confronto con gli altri è sempre positivo, tanto più quando l’altra persona è un cristiano che mi rimanda alla parola di Dio come specchio che mostra le mie insufficienze, le mie colpe, il mio peccato, il mio valore agli occhi di Dio in quanto essere creato a sua immagine e somiglianza (Genesi 1,26-27). Tra cristiani la vita nella chiesa dovrebbe essere pervasa dal confronto fraterno per l’edificazione reciproca.

Un secondo elemento positivo è lo sprone del LifeComp contro l’idea, sempre più diffusa, di incapacità di raggiungimento degli obiettivi. Il Signore non dona a tutti i medesimi doni e ciò che riesce ad alcuni, potrebbe essere impossibile a me. Il clima, però, a volte sembra essere quello di una sfiducia generalizzata e persistente davanti alle sfide che il servizio al Signore ci pone davanti nella nostra società. Per alcuni questa sfiducia potrebbe essere un velo per coprire la pigrizia che porta a preferire il divano al servizio attivo; in generale sembra che a dominare non sia la pigrizia, ma piuttosto la sfiducia nelle proprie capacità. Il servire il Signore è, peraltro, un’azione collettiva che quindi ci pone al fianco di fratelli e sorelle che ci sostengono ed edificano nel servizio.

Un terzo elemento positivo riscontrabile è la necessità di sviluppo della competenza della flessibilità. Anche le nostre chiese affrontano talvolta, per i più disparati motivi, situazioni di incertezza e sfide. Mentre le promesse di Dio restano salde, la nostra quotidianità è attraversata da imprevisti ed eventi non pianificati che ci costringono a rivedere i nostri modi di vivere nella famiglia di Dio. Lo sviluppo di una certa flessibilità mentale nei discepoli del Signore permetterà loro di adattarsi tenendo ferme solamente le verità immutabili di Dio. In questo modo ricorderemo che gli arredamenti, le sale di culto, gli anziani, le modalità di servire Dio e molto altro, non sono immutabili. La chiesa resterà semper reformanda, riesaminando se stessa alla luce delle verità immutabili.

Infine, un altro aspetto positivo del LifeComp è il suo richiamo per i cristiani a non dimenticare che l’uomo non è fatto solamente di spirito, ma una visione cristiana olistica della persona deve tenere conto anche della dimensione fisica, di quella sociale e di quella psichica.

(continua)

[1] European Commission, Joint Research Centre, Sala, A., Punie, Y., Garkov, V., et al., LifeComp: the European Framework for personal, social and learning to learn key competence, Publications Office of the European Union, 2020, https://data.europa.eu/doi/10.2760/302967, p. 28. Il testo del documento è in inglese e non ne esiste una traduzione ufficiale italiana.
[2] Ibid., p. 32.
[3] Ibid., p. 36.
[4] Ibid., p. 32.
[5] Tim Keller, Center Church Europe, Uitgeverij Van Wijnen 2014, p. 89-225; di prossima pubblicazione la traduzione italiana del testo con il titolo Chiesa al centro, La Casa della Bibbia.
[6] LifeComp, p. 32.
[7] Ibid., p. 35.
[8] Ibid., p. 38.
[9] Ibid., p. 36.
[10] Ibid., p. 29.