Perché le arti sono così importanti? Tre spunti da Andrew Fellows

 
 

Italia e arte. È difficile pensare al primo termine senza associarlo al secondo, e viceversa. Il connubio è così evidente che nell’immaginario comune le due parole diventano quasi intercambiabili. Dalle arti figurative e scultoree, a quelle architettoniche, fino ad arrivare a quelle musicali, poetiche e teatrali, senza dimenticare quelle artigianali e culinarie, l’Italia non lascia indifferenti né i suoi cittadini già “abituati” a così tanta ricchezza estetica né i turisti che visitano il paese con il proposito specifico di allietare i loro sensi. Cosa ha da dire il Vangelo sull’arte? In altre parole, se si afferma la sovranità di Cristo su ogni sfera dell’esistenza, in che modo anche le arti riconducono al Dio creatore di ogni cosa e permettono di glorificare il suo nome? Andrew Fellows, apologeta evangelico britannico, ha cercato di delineare durante un laboratorio tenuto all’ELF (European Leadership Forum, 20-25 maggio) tre piste di riflessione sull’essenzialità dell’arte per i credenti, basandosi, in parte, sul libro del suo maestro Francis Schaeffer, Art and the Bible (L’Abri Fellowship, 1971).

Innanzitutto, le arti sono un dono per apprezzare il mondo di Dio. Diversamente da Platone che rigettava l’arte perché ritenuta copia spuria dell’Idea di un determinato oggetto inanimato o animato, il credente dovrebbe considerare le arti un mezzo attraverso cui approfondire il senso della vita. La creazione è piena di significati, e l’arte, nelle sue variegate forme, ci permette di approfondire il senso della vita attraversando, con le sue espressioni simboliche e metaforiche, il mondo dell’immaginazione. Non a caso, Gesù stesso ha fatto uso dell’arte metaforica diverse volte perché consapevole della sua efficacia. Ad esempio, disse di avere dell’acqua viva da offrire alla samaritana, comunicando in questo modo un concetto spirituale che andava oltre l’oggetto fisico nelle mani della donna, cioè la brocca con l’acqua.

Le arti sono una finestra che ci permette di comprendere i tempi. Così come i figli di Issacar erano stati capaci di capire i tempi e agire di conseguenza seguendo Davide (1 Cronache 12,33), attraverso le arti abbiamo la possibilità di capire in che direzione si sta muovendo il mondo. Le arti hanno il pregio di “incarnare” i movimenti reconditi nel cuore dell’uomo e di mostrare quali sono i desideri ai quali l’umanità vuole dare adito. Basta ascoltare una canzone, guardare un film o andare a una mostra di arte contemporanea per avere un qualche indizio su ciò che l’uomo sta pensando o penserà da qui a qualche decennio.

Infine, le arti sono un utile mezzo per promuovere la visione cristiana del mondo. Gli artisti cristiani sono in grado di rappresentare attraverso i loro lavori categorie bibliche nelle forme più disparate, sotto forma di dipinti, melodie, sculture etc. Basti pensare a cardini biblici come la distinzione tra Creatore e creatura, il motivo creazione-caduta-redenzione-compimento, la salvezza e la perdizione, ciò che è visto e ciò che non si vede, il bene e il male. Con l’arte si possono comunicare concetti biblici e teologici che si spera raggiungeranno i cuori degli astanti e apriranno le porte a conversazioni proficue.  

Nonostante le note positive delle arti, bisogna pur sempre tenere presente che esse, come tutto il resto, sono un elemento della creazione che è stato soggiogato dal peccato ed è stato liberato da Cristo Gesù, ma comunque in attesa del compimento finale. Esse possono essere utilizzate negativamente e malvagiamente per deviare l’uomo da Dio, anziché fargli apprezzare ancora di più la creazione del suo redentore e permettergli di comunicare la buona notizia del Vangelo. Bisogna pur sempre stare allerta per evitare che uno strumento che ha il fine di glorificare il nome di Dio, diventi il vitello d’oro esteticamente ammaliante davanti al quale inginocchiarsi.

P.S. Andrew Fellows sarà l’oratore internazionale alle Giornate teologiche su “Fede e cibo” (Padova, 8-9 settembre 2023).