Piero Angela (1928-2022), il divulgatore scientifico e scientista

 
 

Con la morte di Piero Angela (1928-2022) si può dire che un’istituzione della divulgazione scientifica italiana se ne sia andata. Con i suoi seguitissimi programmi televisivi (Quark e SuperQuark) su tutti, Angela ha per molti anni portato la scienza nelle case degli italiani. Con il suo linguaggio piano e la sua narrazione senza fronzoli riusciva a rendere avvicinabili e comprensibili anche argomenti complessi. Nella programmazione della RAI, Quark e SuperQuark hanno provato a rendere nazional-popolare anche l’informazione scientifica. 

La cultura scientifica in Italia ha trovato da secoli terreno impervio. Prima la controriforma cattolica, col processo a Galileo, ha creato un ambiente generalmente sfavorevole alla ricerca scientifica; poi l’influenza dell’idealismo novecentesco (Giovanni Gentile e Benedetto Croce) ha avuto della scienza un’accezione minore rispetto alla cultura umanistica, considerata superiore. Il risultato è stato che, ad esempio, le materie scientifiche sono sottorappresentate nei curricula scolastici, e, più in generale, il livello di competenza scientifica dell’italiano medio è basso. 

Con l’avvento della televisione, l’informazione scientifica correva il rischio di non entrare nei palinsesti della programmazione per un deficit storico di cultura scientifica e per un presunto scarso interesse per essa. Angela ha avuto il merito di imbarcarsi nel compito di ovviare al ritardo storico italiano e di confezionare un programma interessante ed accattivante, al punto di diventare un fenomeno di massa. 

Siccome la scienza non è un sapere neutrale sul piano ideologico, Angela ha fatto divulgazione scientifica in un certo modo. Il suo approccio è stato scientista, cioè ha presunto l’auto-referenzialità della scienza quale sapere non religioso, non credulo, ma basato sui fatti e sull’oggettività della dimostrazione. Lo ha fatto anche in modo esplicitamente ateo, volendo spesso rimarcare il fatto che la scienza e la fede fossero piani non solo distinti, ma anche contrapposti e escludentesi reciprocamente. Così facendo ha divulgato l’accezione secondo la quale la scienza è un sapere oggettivo e razionale, la fede è una credenza “mitica” e soggettiva. 

Nella RAI che ha cercato un compromesso tra la cultura cattolica e quella laica, la “scienza” è stata appaltata alla seconda che, con Piero Angela, ha interpretato il suo ruolo in senso a-religioso, per non dire anti-religioso. La conseguenza è stata che il ritardo scientifico italiano è stato in parte colmato con una camionata di trasmissioni che in modo esplicito hanno promosso la cultura scientista e seminato il sospetto, nemmeno tanto velato, che la scienza non ha niente a che fare con la religione, anzi la tollera al massimo se la religione sta dentro i confini della vita privata. 

Ad un’arretratezza culturale è seguita una unilateralità ideologica. In Italia, infatti, la scienza è spesso associata allo scientismo militante di Piergiorgio Oddifreddi, Telmo Piovani, Gilberto Corbellini e Carlo Rovelli: tutti scienziati-scrittori che fanno scienza a partire da un’epistemologia costruita sulla base di assunti che non riconoscono l’aggancio della scienza ad “assoluti” che sono “religiosi” e che vanno oltre la scienza stessa. Piero Angela, sul versante divulgativo, è appartenuto a questo filone di cultura scientifica e scientista italiana.   

In questo quadro segnato da ataviche compressioni della scienza da parte del cattolicesimo e da recenti avversioni alla religione da parte di gran parte della cultura scientifica, la cultura evangelica italiana ha balbettato qualche interesse per i temi del creazionismo (ricordo i mitici documentari dell’Istituto Moody degli Anni Sessanta/Settanta) e, più di recente, per quelli del “disegno intelligente”. Al massimo siamo arrivati a provare, con la traduzione di alcune opere di Alister McGrath, a ridisegnare la relazione tra scienza e fede non più in termini oppositivi, ma come campi d’indagine in dialogo tra loro. C’è tanto lavoro da fare, soprattutto nell’incoraggiamento alle vocazioni nel campo scientifico integrate all’interno di una visione del mondo biblica.

Per un evangelico medio come me, assistere ai programmi di Piero Angela lasciava in bocca un sapore agro-dolce. Da un lato, l’ammirazione per il racconto delle meraviglie e delle complessità della scienza. Dall’altro, il retrogusto amaro di vedere tanta ricchezza preso a prestito dalla creazione di Dio e dai doni di Dio dati agli scienziati, mai ricollegata al Creatore dei cieli e della terra e al compito che Dio ha dato agli uomini e alle donne di fare scienza.