Raggiungere l’Occidente (V): un contro-catechismo per l’era digitale

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Nel nuovo libro di Tim Keller, How to Reach the West Again, le chiese evangeliche occidentali vengono sfidate a non essere remissive nei confronti della cultura dominante e a cercare di impattarla con il messaggio dell’evangelo. Per raggiungere tale fine, occorre saper leggere in modo cristianamente critico la cultura dominante e attivare dinamiche evangelistiche integrate alla vita, oltre a pensare a come la fede impatti la comunità ristretta e allargata. Keller ritiene inoltre necessario rivedere il modo di fare catechesi. Così come Gesù nel Sermone sul monte ripeteva “voi avete udito che fu detto […], ma io vi dico” (Matteo 5,21-48), così oggigiorno c’è bisogno non solo di catechismi che affermano, ma anche di contro-catechismi che decostruiscono le narrative predominanti della cultura che ci circonda. Per catechismo non si vuole qui intendere uno specifico metodo o libro, ma il modo in cui le chiese hanno istruito e formato i cristiani plasmandone la cultura e fornendo una visione del mondo diversa da quella della società circostante.

La Riforma Protestante fu la stagione in cui molti dei più importanti catechismi furono redatti nella classica forma di domanda-risposta. Guardandoli da vicino, ci si accorge che la maggior parte di questi si sofferma molto più sulle dottrine della giustificazione per sola grazia, della rigenerazione, degli ordinamenti della chiesa piuttosto che sulla dottrina della Trinità o di Cristo. Questo dipende dal fatto che i catechismi furono pensati non solo per trasmettere insegnamenti ai membri delle chiese, ma anche per equipaggiare i credenti contro l’altra plausibile alternativa dell’epoca alla fede evangelica: quella cattolica romana. Così la chiesa di oggi si deve dotare di catechismi che non solo insegnano le verità bibliche, ma che polemizzano con le alterative circostanti. 

Gli antichi catechismi però, nonostante restino dei validi strumenti e rappresentino una fondamentale eredità per la chiesa di tutti i tempi, non sono più sufficienti da soli, né nei contenuti, né per il modo in cui vengono argomentati e impiegati. Le alternative all’essere un credente evangelico nella nostra società sono numerose e diverse tra loro; inoltre la pervasività degli strumenti digitali che espongono le persone h24 a messaggi ben diversi da quelli evangelici richiede un impegno maggiore nella catechesi dei credenti.  

Sebbene nel nostro Paese, il nominalismo religioso porta ancora molti a riconoscersi nella chiesa di maggioranza (quella romana), in realtà le fedi individuali sono intrise di secolarismo, il quale ha un suo “catechismo” ben definito al quale sembra che spesso anche il cattolicesimo ceda il passo. Le narrative dominanti dicono che l’uomo non deve far altro che essere sé stesso, esercitando a tutti i costi la propria libertà, ricercando la felicità attraverso le proprie regole morali dettate dalla propria visione della giustizia. Questi messaggi distorti arrivano agli occhi e alle orecchie di credenti e non credenti, giovani e meno giovani, decine, se non centinaia, di volte al giorno attraverso pubblicità, tweet, musica, video, … in modo pervasivo. Le chiese hanno quindi il dovere di individuare queste narrative, smascherarle e impegnarsi a diffondere il messaggio dell’evangelo con nuova enfasi, nuovi metodi e nuovi canali per cercare di stare al passo con la “catechesi” della cultura che ci circonda. 

Le chiese possono e devono attrezzarsi per una contro-catechesi che utilizzi i nuovi strumenti per decostruire l’ideologia dominante e ricostruire una visione del mondo secondo l’evangelo biblico di Gesù Cristo.

Pensare a dei contro-catechismi vuol dire spiegare, confutare e riformulare le tesi sull’identità, libertà, felicità, moralità, giustizia, scienze, storia … in senso biblico tenendo quello che di vero c’è alla base dell’ideologia secolare, che spesso è una distorsione di una verità biblica, e mostrare che una forma più piena e soddisfacente di tali messaggi si trova nella Parola di Dio, dove tutto prende forma e senso in una cornice più ampia ed eterna.

Bisogna inoltre tener conto che la catechesi è parte di una “ecologia morale”: cioè si può fare catechesi all’interno di comunità che non solo insegnano, ma che anche vivono una moralità basata sulla Parola di Dio che insegna e chiarisce senza equivoci perché essere buoni, cosa è buono, cosa non è buono e chi realmente è buono. Da qui le chiese possono e devono attrezzarsi per una contro-catechesi che utilizzi i nuovi strumenti per decostruire l’ideologia dominante e ricostruire una visione del mondo secondo l’evangelo biblico di Gesù Cristo.