Un freno a Maria corredentrice, una conferma della mariologia cattolica. Un’intervista a Leonardo De Chirico sulla Nota vaticana

 
 

Sorpresa ma non troppo. No (per ora) a Maria “corredentrice”, alcuni distinguo sul titolo di Maria “mediatrice” e una difesa dell’impianto tradizionale della mariologia cattolica. E’ questa la sintesi della nota del Dicastero della dottrina della fede “Mater Populi fidelis” presentata il 4 novembre dal cardinal Victor Manuel Fernández. Il webmagazine Evangelical Focus ha intervistato Leonardo De Chirico in proposito


1. Quanto è importante la decisione del Vaticano e del nuovo Papa di non attribuire a Maria il ruolo di “corredentrice” con Cristo?

La mariologia è sempre stata un cantiere aperto per il cattolicesimo romano. Mentre i dogmi del passato (ad esempio l'Immacolata Concezione del 1854 e l'Assunzione corporale del 1950) sono fissi e consolidati, la spiritualità mariologica è in continua evoluzione. Si tratta di uno sviluppo aperto e suscettibile di cambiamenti. Il titolo di “corredentrice” è in gestazione da tempo.

Papi come Pio X e XI lo hanno utilizzato in documenti ufficiali; interi movimenti popolari hanno spinto per la sua adozione ufficiale da parte del Vaticano. D'altra parte, le riserve al riguardo erano già state espresse da Papa Benedetto XVI (all’epoca Cardinal Ratzinger) e rafforzate da Papa Francesco.

La situazione era quindi caratterizzata da voci diverse che cercavano di orientare la Chiesa di Roma in una direzione o nell'altra. La Nota fa eco alla perplessità di Benedetto e di Francesco, sostenendo che il significato di “corredentrice” è soggetto a fraintendimenti e non vi è un'accettazione stabile nella Chiesa romana. Affinché un dogma possa essere promulgato, è necessaria una chiara definizione teologica.

La Nota afferma che il titolo non ha ancora raggiunto questi standard. Anche se per il momento è negativa nei confronti del titolo, tecnicamente è un passo verso un'ulteriore definizione. Quindi, in definitiva, potrebbe essere un tassello verso un quinto dogma mariano non in un futuro prevedibile, ma in uno lontano.


2. C'è stato un certo fermento sui social media tra alcuni sacerdoti, teologi o semplici seguaci di un cattolicesimo “tradizionalista” che si oppongono a questa mossa, considerandola una “protestantizzazione” della fede cattolica romana. Si aspettava una simile opposizione nel mondo cattolico?


Non condividerei questa narrazione secondo cui il cattolicesimo romano sarebbe influenzato dal protestantesimo. Un teologo cattolico convinto come Benedetto XIV era forse influenzato dal protestantesimo? Improbabile. Il cattolicesimo romano occidentale è forse attraversato da una forma moderata di liberalismo teologico che può usare un linguaggio simile a quello del protestantesimo mainstream, ma questa tendenza ha poco a che vedere con il protestantesimo evangelico.

La realtà è che Roma ha sempre avuto sensibilità mariologiche massimaliste e minimaliste. Il pendolo mariano a volte oscilla da una parte, a volte dall'altra. Nel XIX secolo fino alla metà del XX secolo, la mariologia ha ampliato significativamente i suoi confini. Dopo il Concilio Vaticano II, c'è stata una sua retrazione. Si tratta di una tensione interna al cattolicesimo romano. La Nota è un capitolo di questo dibattito interno e dà voce a una mariologia romana moderata che sembra oggi dominante.

Quanto accadrà domani non è dato a sapere. Sebbene la Nota sia cauta sui nuovi sviluppi, ribadisce con fermezza la tradizionale mariologia cattolica romana fatta di dogmi, pratiche e devozioni non bibliche. Queste non sono certo un segno della protestantizzazione di Roma! 


3. Questa mossa teologica è un modo per controllare la mariologia e persino una correzione visibile delle idee di Papa Francesco sul ruolo di Maria nella salvezza?


La Nota vuole distinguere la mediazione di Gesù Cristo per quanto riguarda la salvezza e la mediazione di Maria in tutte le altre grazie. Allo stesso tempo, ribadisce la visione della mediazione di Cristo come “inclusiva” e partecipativa, lasciando così spazio all'intercessione e alla mediazione delle grazie da parte di Maria e dei santi. Il nodo gordiano della teologia cattolica romana della mediazione non è stato sciolto. Sebbene «derivata e subordinata» (n. 53), Maria è considerata mediatrice attraverso la sua intercessione e presenza materna (n. 46).

Roma continua a credere che «la vita di grazia include la nostra relazione con la Madre. L’unione con Cristo, attraverso la grazia, ci unisce allo stesso tempo a Maria con una relazione fatta di confidenza, tenerezza e affetto senza riserve» (n. 72). Nella Nota non c'è alcuna teologia del «solo Cristo». Come ogni altro Papa, Papa Francesco aveva il suo modo di esprimere la sua mariologia.

Da un lato, era estremamente devoto a Maria in modo esageratamente sentimentale; dall'altro, aveva delle riserve sull'uso del titolo di «corredentrice». Questo atteggiamento sembra essere condiviso da Leone XIV, che ha approvato la Nota. Il modo di fare di Francesco, cioè caloroso nei confronti delle devozioni mariane, tiepido nei confronti delle nuove dichiarazioni dogmatiche, sembra avere la meglio.



4. Pensa che questo chiarimento del ruolo di Maria da parte del Vaticano avrà un impatto reale nel cambiare la mentalità di base di molti fedeli cattolici romani in culture come quella mediterranea, dove spesso Maria riceve la stessa attenzione di Cristo stesso?


Alcuni circoli tradizionalisti cattolici romani e mariani hanno già espresso critiche alla Nota. Anche la presentazione ufficiale è stata interrotta da una o due voci di protesta che hanno interrotto i relatori. Mi aspetto che questi settori massimalisti diventeranno più chiassosi col passare del tempo. Per quanto riguarda i cattolici romani tradizionali che partecipano ai rosari mariani, ai pellegrinaggi e alle iniziative votive, non credo che cambierà molto. Il motivo principale è che le devozioni e le pratiche mariane sono più influenzate dalla lex orandi (cioè dalla liturgia e dalla spiritualità) che dalla lex credendi (cioè dalla dottrina). La Nota del Vaticano sottolinea un potenziale problema in quest'ultima, ma incoraggia calorosamente la piena espressione della prima.