Maternità e Vangelo (III). Essere madri insieme ai padri

 
 

Eccetto casi particolari, come la vedovanza o situazioni di abuso, la maternità è stata pensata, nell’ordine creazionale, per essere vissuta in complementarità con la paternità. Nel giardino dell’Eden, Adamo ed Eva ricevettero insieme l’opportunità di procreare, accudire e guidare la prole. Il Signore istituì il matrimonio come la meravigliosa opportunità di diventare uno vivendo in amore ed armonia per glorificare insieme il Creatore. 

Come possiamo vedere nel libro Risen Motherhood. Gospel Hope for everyday moments (2019) di Emily Jensen e Laura Wifler, la storia del Vangelo, che influenza tutte le nostre microstorie, è ben più articolata. La caduta e l’entrata del peccato nel mondo hanno infatti irrimediabilmente distorto questa realtà. Anzi il deterioramento del rapporto tra Adamo ed Eva fu, forse, la prima conseguenza del peccato: accuse reciproche, diniego delle responsabilità ed incapacità di collaborare, accompagnarono la loro fuoriuscita dal giardino. 

Questa è la triste realtà in cui versa la nostra società, eppure continuiamo a pensare che un amore romantico, spensierato, felice e passionale sia possibile solo in virtù dei nostri sentimenti. Molti matrimoni avvengono sotto la falsa speranza che ci renderanno felici d’incanto e che i figli renderanno ancora più felice l’unione. Purtroppo, non è così e prima o poi ogni coppia sperimenterà la difficoltà di convivere con il peccato l’uno dell’altro e che la maternità può essere difficile anche perché vissuta insieme alla paternità “decadute”.

L’unità spesso diventa una scarpa stretta perché nessuno dei due vuole rinunciare a sé stesso. Nel nostro stato peccaminoso, nessuna moglie e nessun marito avrebbe la forza di abbandonare il proprio ego, ma grazie all’opera redentiva di Cristo possiamo ricucire l’unità persa nel giardino. Essere in Cristo significa condividere la stessa eredità dal Padre e ricevere la possibilità di essere uniti in Lui. Con l’esempio di Cristo e l’aiuto dello Spirito Santo, il matrimonio può diventare un’occasione di servizio e santificazione. Condividere la responsabilità di educare, accudire e crescere i figli che il Signore dona è un modo per glorificarlo in vista di un’unità finale in cui non ci sarà più bisogno di compromessi, discussioni, perdono reciproco e tolleranza verso il peccato reciproco. Quando il Signore ritornerà, sperimenteremo il matrimonio migliore e più sano di sempre: quello di Cristo con la sua chiesa!

Nel frattempo, come madri e mogli cristiane possiamo fare molto per perseguire la nostra chiamata biblicamente. Spose di uomini che non credono, ad esempio, hanno la grande opportunità di pregare per loro e mostrare concretamente attraverso la propria maternità ed il loro amore per i mariti la via per la salvezza. Senza voler negare le difficoltà ed i pesi di una tale situazione, nel Signore anche questa può diventare una via di crescita spirituale e di testimonianza. 

Anche le madri e mogli che condividono la fede con i propri mariti hanno da combattere per i loro matrimoni e la tenuta della famiglia. Una delle più grandi sfide da tenere sotto controllo per una madre cristiana è quella di continuare ad implementare, nella sua mente o imponendoli, modelli di “paternità cristiana perfetta” a cui suo marito dovrebbe adeguarsi. La Bibbia parla esplicitamente del fatto che i genitori devono intenzionalmente investire risorse nei propri figli per insegnare loro l’amore di Dio e guidarli nelle sue vie. Imporre modelli, schemi, routine per fare in modo che nostro marito adempia questo suo compito nel modo che noi crediamo migliore, non deriva da uno spirito di servizio, ma di prevalsa, e di perfezionismo che non fanno altro che danneggiare le relazioni. 

Il Signore ci ha creati tutti diversi, il che implica che anche nello stile genitoriale, ognuno avrà i suoi punti di forza e debolezze, le sue capacità e le sue lacune. Essere in due vuol dire sostenersi ed aiutarsi in questo compito difficile nel rispetto reciproco sapendo che poiché Cristo ha già vissuto una vita perfetta al nostro posto, non abbiamo bisogno di ottenere punti per ricevere la sua grazia nel nostro essere genitori. Genitori entrambi credenti hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo per essere guidati ed accompagnati nel percorso di crescita e maturazione anche della genitorialità. Affidiamoci al Signore e non alle nostre forze per la protezione, la crescita e il benessere dalla nostra famiglia.

Della stessa serie:
“Maternità e vangelo (I). Piccole storie di una grande storia”
“Maternità e vangelo (II). Una questione di idoli”