Agostino predicatore (III). Quanto sono importanti battesimo e cena del Signore?

 
 

Insieme alla domenica, l’altra festività liturgica celebrata fin dagli albori del cristianesimo era la Pasqua. Non solo quest’ultima commemora(va) il sacrificio sulla croce del Figlio di Dio, senza il quale non c’è il perdono dei peccati (Eb 9, 22), ma rimanda(va) altresì al giorno della resurrezione del Signore, senza la quale vana è la fede (1 Cor 15, 13). Ecco perché, come ha osservato Kolawole Chabi durante il terzo incontro organizzato dal Patristicum sui sermoni liturgici di Agostino, la domenica di Pasqua era anche l’occasione per battezzare i cosiddetti catecumeni, in modo da rendere ancora più vivida e tangibile la loro morte e resurrezione in Cristo (Rom 6, 3-4)

Dal greco katechumenos, “colui che viene istruito”, i catecumeni erano appunto coloro che venivano formati e discepolati nella dottrina e vita cristiana prima di ricevere il battesimo ed essere ammessi alla cena del Signore. A parte l’errore di ritenere il battesimo lavacro del peccato originale e non conferma della già avvenuta conversione per mezzo dello Spirito Santo, è interessante notare come Agostino avesse a cuore che i nuovi “membri” fossero coscienti della portata della loro decisione di vita. 

Infatti, l’Ipponense, oltre alle consuete predicazioni, dedicava ulteriore tempo ai neobattezzati, assicurandosi che avessero pienamente compreso l’impegno in vista del quale avevano fatto “quella bella confessione di fede in presenza di molti testimoni” (1 Ti 6, 12). Dato che nella maggior parte dei casi essi provenivano da villaggi limitrofi e che quindi con molta probabilità il vescovo d’Ippona non li avrebbe più rivisti, quest’ultimo temeva che una volta tornati alle loro case sarebbero venuti meno al loro impegno nella fede. Perciò, i primi sermoni post-pasquali ribadivano la novità di vita, la comunione con la chiesa e il significato del battesimo e dell’eucarestia. 

A proposito dei due ordinamenti, è evidente che per Agostino non dovessero essere visti alla leggera, come semplici commemorazioni a-spirituali e poco rilevanti per la vita del credente e della chiesa. Anzi, per l’Ipponense, ripreso dallo stesso Calvino, gli ordinamenti, in quanto “segni visibili della grazia invisibile” (De catechizandis rudibus, XXVI. 50), hanno una portata spirituale centrale per la chiesa. Infatti, riprendendoli in chiave evangelica, come sottolinea Pietro Bolognesi, gli ordinamenti del Signore per mezzo dell’opera dello Spirito Santo “attestano l’alleanza, costituiscono la chiesa e rendono testimonianza” (cfr. “La questione sacramentale”, Sdt XXXI (2019) N. 62, pp. 157-160).

Ecco spiegato il motivo per cui lo stesso vescovo d’Ippona avesse a cuore di ricordare a coloro che avevano ricevuto sia il battesimo sia la cena del Signore, la portata delle loro azioni e l’impegno che avevano “visibilmente” mostrato nei confronti di Cristo e della sua chiesa. C’è quindi da domandarsi se oggi, tenendo conto delle differenze, nelle chiese evangeliche è consueto prestare una particolare cura nei confronti dei battezzandi e neobattezzati, introducendoli e accompagnandoli nella dottrina e nella vita della fede, rimarcando l’impegno spirituale, sia individuale sia ecclesiale, al quale aderiscono attraverso il battesimo e la cena del Signore.  

Il battesimo non è un punto di arrivo, ma una soglia all’interno di un cammino che deve continuare e che la chiesa deve accompagnare con la stessa intenzionalità con cui ha preparato l’amministrazione dell’ordinamento. La catechesi pre-battesimale è l’avvio di un percorso catechistico che va avanti diventando post-battesimale, in altre parole, prendendo le forme di una formazione permanente.

Della stessa serie:
“Agostino predicatore (I). Saggio chi predica, attivo chi ascolta” (19/2/2024)
“Agostino predicatore (II). La predicazione tra competenza e conoscenza” (28/2/2024)