Chiesa al centro: che significa?
Forse è tra i libri evangelici più importanti pubblicati in italiano quest’anno. Stiamo parlando del volume di Timothy Keller, Chiesa al centro, Torino, La Casa della Bibbia 2025. Tra le altre cose, il libro ben si interseca con l’itinerario di chiese evangeliche confessanti come le nostre. In che senso Chiesa al centro? Ecco quattro brevi riflessioni sul titolo che aprono finestre sul contenuto.
1. La chiesa è al centro del vissuto cristiano. Sì, la fede è personale, sì la fede condivisa crea organismi, reti, associazioni dedicate a mille attività nei più svariati campi educativi, diaconali, missionari, ricreativi, ecc. Ma nel vissuto cristiano, la chiesa quale collocazione ha? C’è un senso in cui la fede evangelica contemporanea si è declinata in un senso individualista o attivista, favorendo reti di collegamento che sopperiscono a bisogni specifici. Con l’avvento di internet il vissuto della fede è diventato anche digitale o virtuale. Il libro ricorda che la fede cristiana ha la chiesa al centro. Forse la chiesa non è madre (vero Calvino?), ma deve stare certamente al centro. Anni fa mi colpì il titolo di un saggio: “Ecclesiologia evangelica: un ossimoro?”. Per molti evangelici la fede ha una variabile ecclesiale di risulta per non dire non pervenuta. Il libro è un utile correttivo: la fede accade nella chiesa, con la chiesa, in vista della chiesa. Chiesa al centro, appunto.
2. La chiesa è al centro della missione cristiana. Sì, la missione coinvolge le grandi reti (pensiamo a Losanna o alla WEA), sì la missione si avvale di “missionari”: persone mandate con un compito specifico. Sappiamo che l’apparato missionario, il blocco missionario dell’evangelicalismo è cresciuto in modo considerevole di fatto diventando il soggetto principe della missione. Il libro è principalmente di missiologia, ma di una missiologia che ha la chiesa al centro. La chiesa, le chiese sono i laboratori della missione e hanno la responsabilità di fare missione. Il libro vuole valorizzare la chiesa come player della missione e non spettatrice pagante di essa. La chiesa è un anello che, insieme ad altre chiese-anello, forma la catena e il movimento della missione (quello che Keller chiama l’eco-sistema del vangelo). Dunque, Chiesa al centro.
3. La chiesa è al centro nel senso della postura nella città. Qui tocchiamo un altro punto nevralgico del libro. Non è una primariamente una questione topografica o geografica. La chiesa non è al centro perché si trova fisicamente nella zona centrale della città. Prima di essere una questione di indirizzo o di CAP, la chiesa al centro ha a che fare con l’autocomprensione della chiesa dove Dio l’ha collocata: non ai margini, non in fuga, non un’isola chiusa e incomunicante, ma nel vivo della città, nel cuore del mondo di Dio, in mezzo ai crocevia della cultura. La chiesa al centro è la chiesa che prende sul serio la vocazione della chiesa di non essere una scialuppa di salvataggio o un luogo di evasione, ma un cantiere della città di Dio nella città degli uomini, comunità di ascolto e risposta alla Parola di Dio, popolo che serve l’Iddio uno e trino e non gli idoli; la chiesa è nel centro del progetto di Dio per il mondo e non copia sbadita del mondo.
4. Infine, la chiesa è al centro perché ha un centro: il vangelo. Tutto parte e si irradia da lì: la buona notizia di Cristo. Se non fosse così, si tratterebbe di un libro di tecnica e tattica ecclesiastica, di politica ecclesiastica o di management ecclesiale. Il libro vuole costruire la visione della chiesa che ha al centro il vangelo. Per questo il libro parte dal vangelo non solo didatticamente, ma teologicamente. La chiesa può stare al centro se il vangelo è al centro della chiesa. La chiesa nasce dal vangelo, lo assimila, vive il vangelo, testimonia il vangelo. Solo così può essere al centro.
N.B. Traccia di una conversazione durante la Compagnia degli anziani delle Chiese Evangeliche Riformate Battiste in Italia, tenuta a Padova il 7-8/11/2025.