Cosa c'entra Raffaello con l'evangelo? C'entra, per almeno tre ragioni

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“Cosa c’entra Raffaello con l’evangelo?”. Questa domanda mi è stata fatta da un’evangelica di antica data, sorpresa che un istituto di cultura evangelica abbia organizzato a Roma due conferenze pubbliche su “Il mondo di Raffaello” in occasione della mostra “Raffaello 1520-1483” in corso alle Scuderie del Quirinale. Perché un’iniziativa evangelica dedica attenzione a Raffaello? Forse vale la pena provare a raccontare tre ragioni per cui è importante farlo. Ovviamente, non c’è bisogno di sottolineare il fatto che Raffaello sia stato un genio artistico di rilievo assoluto nella cultura di tutti i tempi. Comunque la si pensi, Raffaello va conosciuto, a prescindere. Ma perché un interesse evangelico? Come dicevo, ecco tre motivi.

1. La sua contemporaneità con l’avvio della Riforma protestante. L’apice della carriera di Raffaello coincide con gli anni in cui in Europa maturavano quei fermenti che avrebbero portato alla Riforma protestante. Dal 1509 sino alla morte nel 1520, Raffaello visse e realizzò i suoi capolavori a Roma. Se si pensa che Lutero visitò Roma nel 1510 e che nel 1517 affisse le 95 tesi sulle indulgenze, non si può non essere colpiti dal fatto che l’apice della vena artistica di Raffaello fu in contemporanea con l’inizio della Riforma. Molte opere raffaellesche traggono ispirazione da racconti biblici e temi cristiani. Si può dire che Raffaello respirò nel bene e nel male il clima di apertura all’anelito evangelico che fiorì altrove, mentre venne in molti sensi represso a Roma. Tra l’altro, Raffaello realizzò anche il celebre ritratto di Leone X (Giovanni de’ Medici), il papa che scrisse la bolla di minaccia di scomunica a Lutero (Exsurge domine, 1520) e che poi lo scomunicò nel 1521. A Leone X Lutero dedicò La libertà del cristiano nel 1520, una delle gemme della teologia evangelica di tutti i tempi. Nel ritratto raffaellesco di Leone X compare anche il cardinale Giulio de’ Medici, poi papa Clemente VII, che dovette gestire lo “scisma anglicano”. Insomma, mentre Lutero iniziava la Riforma, Raffaello dipingeva i ritratti dei papi romani che la osteggiarono. Dunque, per ragioni storiche, l’opera di Raffaello non può non interessare la cultura evangelica.

2. La fissazione nell’immaginario della visione del mondo cattolico-romana. Tra i suoi numerosi capolavori, Raffaello dipinse molti quadri ed affreschi in cui compaiono immagini che sono scolpite nell’immaginario collettivo della religiosità occidentale. Si pensi alle tante Madonne con bambino o ai due angeli nella Madonna Sistina o alla Trasfigurazione: la mescolanza di richiami biblici e di credenze della tradizione, tipica del cattolicesimo romano, trova in Raffaello un artista che ha contributo all’approfondimento e alla fissazione dell’immaginario cattolico. Inoltre, si pensi alla Stanza della Segnatura negli appartamenti papali del Palazzo vaticano. Da un lato, Raffaello dipinge la Scuola di Atene che raffigura l’ampiezza della cattolicità romana nell’ereditare tutta la cultura pre-cristiana (Aristotele, Platone) e non-cristiana (Averroè); dall’altro lato, la Disputa sul Sacramento che inneggia al trionfo della comprensione cattolica della chiesa incentrata sulla presenza reale di Cristo nel sacramento. Più e meglio dei teologi di professione, Raffaello ha rappresentato la visione del cattolicesimo romano nella sua profondità e sinuosità. La Stanza della Segnatura contiene l’universo simbolico del cattolicesimo romano. Se la cultura evangelica vuole misurarsi con la cultura cattolica per cercare di capirla dal di dentro, trova nell’opera di Raffaello un termine di confronto imprescindibile. 

3. La necessità per la testimonianza evangelica di fare i conti con la cultura. Oltre al valore universale di Raffaello, la mostra delle Scuderie del Quirinale è unica in quanto mette insieme numerose opere di Raffaello sparse nelle gallerie d’arte di mezzo mondo. Si tratta di un evento culturale di grande spessore non solo nazionale. In genere, la testimonianza evangelica sembra essere “staccata” dalla cultura, disinteressata rispetto alle iniziative significative che animano la vita culturale. Non deve essere così. La vocazione a tenere alta la Parola della vita comprende l’attenzione a tutta la vita che va letta con categorie bibliche: tutto è stato creato da Dio, tutto è stato soggetto alla rottura dell’alleanza, tutto può essere redento da Gesù Cristo. Per un istituto di cultura evangelica nel centro di Roma, la cui sede si trova a 300 metri dalle Scuderie del Quirinale, è un segno di vitalità evangelica promuovere una visione cristiana che s’interessa, tra l’altro, al mondo di Raffaello. Non di fughe dalla realtà si nutre la testimonianza dell’evangelo, ma di presenze fedeli che sanno vivere tutta la vita con la mente di Cristo.

Più e meglio dei teologi di professione, Raffaello ha rappresentato la visione del cattolicesimo romano nella sua profondità e sinuosità.

Prossima conferenza: Leonardo De Chirico, “Estetica della cattolicità romana: una lettura teologica della Stanza della Segnatura”, domenica 31 agosto, ore 18.30, ICED, Via di Sant’Eufemia 9, Roma (www.iceditalia.org