Cristianesimo e liberalismo (IV). Se l’ispirazione plenaria vivifica…la scelta arbitraria mortifica!

 
 

In occasione del centenario della pubblicazione di Cristianesimo e liberalismo (1923) di Gresham Machen, pubblicato in italiano da Alfa&Omega nel 2014, Loci communes ha deciso di dedicare degli articoli su ogni capitolo dell’opera.

Nel quarto capitolo della sua opera, Machen affronta più specificamente la Bibbia e il suo messaggio. Se da una parte Dio mostra “le sue qualità invisibili” (Rm 1,20) attraverso la sua creazione, la sua provvidenza e nella coscienza dell’uomo (rivelazione generale), dall’altra è solamente nella Parola che Egli rivela il motivo della condizione peccaminosa dell’umanità e il suo piano redentivo. L’uomo, inescusabile davanti al Signore, può rientrare in comunione con il Dio vivente accettando il contenuto del suo messaggio, cioè che “circa diciannove secoli fa, fuori dalle mura di Gerusalemme il suo eterno Figlio fu offerto in sacrificio per i peccati degli uomini” (p. 81).

È questo il nucleo centrale della Parola, l’evento atteso nell’Antico Testamento, verificatosi nel Nuovo e creduto nei secoli. La salvezza non può prescindere da questo avvenimento storico, chiaramente documentato. Evidentemente contro l’esasperazione del sentimentalismo di Schleiermacher, Machen chiarisce che l’esperienza cristiana “è utile se conferma le prove documentali, ma non potrà mai sostituirsi ad esse” (p. 83). Essa, infatti, “è uno splendido fiore e dovrebbe essere apprezzato come un dono di Dio” ma “se viene reciso dalle radici che affondano nel Libro benedetto, esso deperisce e muore” (ibid.). Storia ed esperienza, quindi, non possono essere scisse, diversamente da quanto affermerà Karl Barth, facendo una distinzione, in un certo senso, tra “storia storica” e “storia della fede”. La storia è una: l’evento della morte e della resurrezione di Cristo può essere creduto perché avvenuto e documentato, ed è perché è avvenuto e documentato che può generare un’esperienza cristiana autentica per mezzo dello Spirito Santo.

Prima ancora della rivelazione, però, il problema del liberalismo concerne l’ispirazione della Scrittura. Se, come abbiamo visto, si crede in un Dio “panteista”, immischiato e affetto dalla corruzione del mondo, allora si finirà con l’affermare che il suo messaggio è a sua volta imperfetto e colmo di errori. Diversamente, se si crede che la Scrittura sia stata spirata dal Dio veritiero “presso il quale non c’è variazione né ombra di mutamento” (Gm 1,17), allora la si approccerà con umiltà e sottomissione, credendo nell’interezza del suo messaggio infallibile e inerrante.

Il liberale si siede sul trono dell’autorità e legifera quali parti della Bibbia siano da accettare e quali da scartare. Se qualcosa si accorda con le sue idee preconcette e al suo programma ideologico del momento, allora sarà il benvenuto, altrimenti verrà giudicato e condannato arbitrariamente. Coloro che salgono su questa barca teologicamente instabile, non potranno far altro che essere “sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina” (Ef 4,14), finché non annegheranno nell’abisso dello scetticismo (p. 89).

Machen mette in guardia anche coloro che si ritengono cristiani ortodossi, perché il rischio da parte di quest’ultimi è di accettare il resoconto dell’opera redentrice di Cristo e crederlo, ma al contempo pensare che altri passi possano essere trascurati o contenere errori, perché probabilmente più difficili da comprendere e decifrare. Sarà quindi utile avere una sana teologia biblica, e perciò cristocentrica, che legge tutto l’Antico Testamento alla luce del Nuovo, e il Nuovo come adempimento dell’Antico.

La fiducia nell’ispirazione plenaria nella Parola di Dio porterà vita e libertà, ma la scelta arbitraria dipendente dall’uomo non farà altro che portare morte e oppressione.

(continua)

Della stessa serie:
Cristianesimo e liberalismo (I). Dopo cento anni è ancora attuale?” (28/3/2023)
Cristianesimo e liberalismo (II). Il legame indissolubile tra storia e dottrina” (22/5/2023)
“Cristianesimo e liberalismo (III). Il segno distintivo del cristiano? Il cuore infranto” (18/07/2023)