Declino o risveglio? (II) Per Tim Keller il futuro può essere evangelico

 
 

Se la chiesa evangelica americana (e non solo) sembra essere in declino, ha ancora senso sperare in un risveglio? Per Tim Keller (1950-2023) la risposta non solo è decisamente sì, ma l’ha anche articolata in un (quasi) libro redatto poco prima della sua scomparsa, intitolato The Decline and Renewal of the American Church, liberamente disponibile.

Se nella prima parte dell’articolo, è stata evidenziata la gravità della situazione nella chiesa americana, e di quanto un rinnovamento sia necessario per evitare la completa implosione di un “sistema chiesa” ormai danneggiato e affaticato, è anche vero che Keller parla di un risveglio in modo speranzoso e realistico fornendo ragioni sia bibliche che sociologiche per poter guardare con fiducia ad un radicale cambiamento di rotta in questa fase di declino.

Per il teologo, infatti, la chiesa non è destinata a sparire, né a diventare irrilevante nella cultura americana, ma anzi, se pronta al cambiamento, potrà soccorrere le ferite che presto si apriranno di una cultura che tende alla radicale secolarizzazione eliminando ogni assoluto morale e puntando sull’individualismo sfrenato che frammenta ed atomizza la società.

Il cristianesimo biblico, se predicato con fedeltà, offre tutte le risposte che la cultura contemporanea cerca e queste devono essere alla base di un movimento di rinnovamento del modo di “fare chiesa”. Evitando di cercare di stare al passo con i tempi predicando un vangelo secolarizzato, così come evitando di sovrapporre il vangelo alla cultura tradizionalista che mescola nazionalismo, razzismo, populismo e settarismo, si può pensare di costruire una nuova via credibile, affidabile e portatrice di valori sani.

Il cristianesimo, infatti, offre la liberazione dal cercare un’identità nelle proprie performance, condizione che è fonte di stress per i più; offre la possibilità di affrontare e rimuovere il senso di colpa e la lacerazione con cui molti faticano a convivere; rimodula il senso del concetto di libertà fornendo limitazioni che promuovono il rispetto di se stessi e degli altri; offre un’idea di gioia che non cambia in base alle circostanze mutevoli, ma resta salda nell’identità che riceviamo in Cristo; offre un senso alla vita che non dipende dalle abilità che mettiamo in campo per cercarne uno per noi stessi; offre una base solida per la morale e la giustizia che non dipende dalle circostanze, dal sentire individuale o dalle sentenze nei tribunali; offre una visione del concetto di potere che, essendo modellata sull’esempio di Gesù, è modellata sul sacrificio e non sull’abuso; offre una base stabile per il concetto di verità che non è soggettiva né riducibile al suo essere empiricamente dimostrabile; offre una speranza per il mondo che non contempla la fuga da esso né la disperazione per l’impotenza nel renderlo migliore e infine offre un approccio unico nel cucire e riparare relazioni lacerate che promuove la giustizia ma anche il senso del perdono.

Predicato e vissuto fedelmente, il cristianesimo ha tutte le prerogative per essere, non solo tollerato e non considerato fastidioso, ma ritenuto una grande risorsa per la società e per attirare nuove persone a Cristo.

Per Keller questo cambio radicale ha bisogno della nascita di un nuovo movimento che possa preparare la strada per un risveglio. Se il risveglio infatti dipende dall’opera dello Spirito Santo, questo non vuol dire restare immobili ad aspettare, ma significa rendersi pronti e preparati per seguire la volontà di Dio e i suoi movimenti. Inoltre, pregare per un risveglio e un rinnovamento è una prerogativa della chiesa fedele.

Ma da dove partire? Per Keller il modello da seguire prevede che leader diversi per provenienza, denominazione, cultura, etnia, capacità e doni, collaborino insieme prima di tutto alla fondazione di nuove chiese. Secondo Keller si dovrebbe almeno doppiare il numero di chiese fondate ogni anno negli USA ed arrivare alle 6.000/8.000 chiese. Più che in quantità, si dovrebbe puntare ad una nuova qualità fondando chiese che somigliano alle prime comunità cristiane descritte nella Bibbia: multietniche, orientante al servizio dei bisognosi, ortodosse negli insegnanti biblici e che promuovano una nuova etica sessuale nella società. Queste comunità hanno bisogno di leader preparati, formati e consci delle sfide da affrontare. Non va, infatti, privilegiato un solo ambiente per fondare chiese, ma esse vanno pensate nelle aree urbane così come nei piccoli paesi dove spesso i giovani nascono e si formano prima di trasferirsi nelle grandi città. Questo prevede formazione adeguata ad ogni ambiente e strategie diversificate per predicare il Vangelo in aree con sfide diverse.

La formazione consiste nel saper discepolare i credenti non solo insegnando le verità del vangelo, ma anche sovvertendo, con queste verità, le narrative della cultura dominante. Significa presentare un Vangelo che sappia rispondere alle esigenze presentati dai nuovi idoli e che si dimostri più solido quando la cultura pone quesiti complessi. Significa incoraggiare non solo i leader allo studio, ma tutti i credenti. Tutti, essendo coinvolti nella formazione, potranno essere saldi testimoni nei più disparati ambienti accademici, artistici, culturali, politici…

Significa investire in scuole cristiane, in pubblicazioni cristiane, in media cristiani, nell’istituzione di seminari e di network per promuovere la giustizia, e visioni politiche non polarizzate.

Da non sottovalutare è la creazione di una nuova visibile e credibile visione della sessualità che sia contro-culturale. Rispetto a qualche decennio fa, la sessualità non è solo un aspetto tra gli altri della vita. La tendenza della cultura contemporanea è quella di ricercare nella propria sessualità la propria identità. Questo significa che presentare un vangelo che semplicemente pone delle limitazioni alla sessualità non solo è inefficace, ma anche respingente senza considerare che è biblicamente sbagliato poiché ne distorce il significato. Un’apologetica della sessualità cristiana quindi non si formalizzerà sulle categorie “giusto” e “sbagliato”: dovrà avere una visione ampia sul significato attribuito dal Creatore alla sessualità e all’identità degli uomini e delle donne.

Chiese dove i matrimoni sono valorizzati e sani, dove non vige l’idea consumistica nella scelta dei partner, dove la differenza tra single e sposati non risiede nel loro stato civile, dove l’attitudine verso i temi della sessualità non è un moralistico pudore, ma un’apertura gioiosa e rispettosa; dove i rapporti uomo/donna non sono regolati da legalismi sterili e dove le persone che vivono la sfida dell’attrazione verso lo stesso sesso sono accolte e accompagnate al cambiamento senza attitudini respingenti.

Tutto questo per Keller va accompagnato da una nuova idea di liberalità cristiana, e cioè una capacità di riconoscere che la chiesa per il suo rinnovo ha anche bisogno di risorse che devono essere messe a disposizione non tanto come “opera caritatevole” di chi può permetterselo, ma come modello di chi crede che la chiesa vada sostenuta con visione e speranza.

Speranza o utopia? Intanto la provocazione di Keller va colta, dibattuta e fatta oggetto di preghiera, per gli USA e per altre regioni del mondo evangelico, compresa l’Italia. 

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