Ego, Eco, Teo. Dalla Spagna per la cura del creato

 
 

Ego, Eco, Teo. Tre parole che in tre lettere aprono tre finestre diverse sul mondo dell’ambientalismo e su come avvicinarlo. Lo stimolo alla riflessione arriva dalla Spagna, dove un gruppo di lavoro del Movimento di Losanna locale ha stilato un documento per fare il punto sul grado di consapevolezza delle chiese evangeliche spagnole sulla cura del creato e sulla quale prospettiva biblica sottesa.

Nonostante i diversi spunti che il mondo evangelico internazionale ha elaborato e di cui si è parlato alle Giornate teologiche 2022 su “Sfide teologiche della transizione ecologica”, si può dire che tanto c’è ancora da sviluppare metabolizzare affinché le chiese considerino la cura del creato parte importante della loro presenza e testimonianza nella società. 

Come rilevato da Paula Casamayor, membro del gruppo di lavoro, intervistata da Evangelical Focus (21/3/2024), l’ambientalismo è al centro del dibattito pubblico nell’ultimo decennio, ma le prospettive e le traiettorie possono essere completamente diverse arrivando a distorsioni e storture da cui le chiese evangeliche non sono immuni. Il negazionismo totale sui problemi climatici o l’ecologismo fanatico, infatti, sono eccessi che si trovano anche nelle chiese e lo squilibrio arriva dalla comprensione che si ha del creato nel suo insieme.

Ecco che le tre parole di tre lettere possono tornare utili per avere un quadro di massima. Nella prospettiva “ego” al centro della discussione sull’ambiente c’è l’Io, l’individuo, l’essere umano, i suoi bisogni e le sue esigenze. In questa prospettiva lo sfruttamento delle risorse, l’inquinamento o il consumismo sfrenato non vengono problematizzati, addirittura spesso negati, perché ci sentiamo al centro della creazione/cosmo e non diamo alcun valore al resto del creato. L’“ego” non assume la responsabilità di prendersi cura del creato perché l’unica cosa di cui si preoccupa è l’interesse umano, qui ed ora. 

Nella prospettiva “eco”, l’uomo e la donna non sono distinti dalle altre specie animali e viventi, sono parte della natura e non hanno diritto di gestire e amministrarne le risorse. L’essere ad immagine di Dio e diversi dalle altre creature viene negato arrivando ad estremi tali da considerare la natalità un male per il benessere del pianeta. In questa prospettiva la natura in sé è l’idolo, il centro della riflessione e il fine ultimo per occuparsi dell’ambiente. 

Nella riflessione del gruppo di lavoro spagnolo si parla della prospettiva “teo” dove l'uomo e la donna, insieme, come una squadra, si prendono cura del creato senza abusarne, ma gestendolo con amore e saggezza. L’umanità è chiamata da Dio ad essere custodi e giardinieri del suo creato. Su questa scia, vertevano già le riflessioni di John Stott (1921-2011), che in tempi ben lontani dall’allarmismo climatico, invitava a rendersi sobri custodi dell’opera di Dio in quanto fermamente convinto della restaurazione della creazione che geme è e sarà possibile in virtù dell’opera di Cristo. 

In Italia, echi di questa riflessione si sono avute con la pubblicazione di due fascicoli: “Etica dell’ambiente”, Studi di teologia – Suppl. N. 16 (2018) e “Transizione ecologica”, Studi di teologia – Suppl. N. 20 (2022). Tra i vari contributi, si chiarisce anche che la motivazione di una visione “teo” sulla transizione ecologica è dettata dall’amore per Dio stesso e per la sua opera più che per l’amore verso il pianeta o per le condizioni di vita dei nostri posteri; che la speranza per una transizione ecologica degna risiede nella prospettiva di una restaurazione cosmica più che in una fiducia smisurata nell’avanzamento tecnologico e nell’evoluzione della morale; e che l’azione per l’impegno ecologico non sostituisce o si contrappone all’evangelizzazione, ma che è una dimostrazione di come la chiesa prenda Dio e il suo mondo sul serio. 

In questo senso dalla riflessione spagnola arrivano spunti che sfidano le chiese evangeliche a non vivere il culto e la testimonianza in modo sconnesso rispetto al mondo. Questa prospettiva platonica ha poco a che fare con il realismo biblico. Il gruppo di lavoro chiede se la liturgia dei culti esprima interesse per il creato, se i canti esaltano la bellezza e la perfezione dell’opera di Dio, se il discepolato prevede spunti sull’uso delle risorse e sulla consapevolezza dei danni del consumismo, se i locali delle chiese vengano gestiti in modo sostenibile e consapevole e se le risorse energetiche siano usate con consapevolezza. Per essere una chiesa veramente “teo” c’è bisogno di tutto questo.