Esegeti dell’uditorio. In ascolto di Calvino predicatore

 
 

Che un predicatore debba essere esegeta della Parola è ovvio e scontato. Insolito è pensarlo anche come esegeta del pubblico che lo ascolta. Non per Giovanni Calvino, riformatore francese a Ginevra. L’occasione per apprezzare Calvino profondo conoscitore degli ascoltatori dei suoi sermoni è stata la sessione del prof. Pietro Bolognesi al Laboratorio della predicazione, tenutosi all’IFED di Padova dal 17 al 19 luglio.


Dunque, Calvino predicatore non è solo un esegeta della parola, ma è anche un esegeta dell’uditorio. Calvino si interessa non solo a capire il testo biblico nel suo contesto e nella sua forma letteraria, ma cerca di intercettare anche chi ha di fronte. Sappiamo che predicava più di una volta a settimana.

Bolognesi ha ricordato che per Calvino il predicatore non è un “funzionario” della Parola di Dio, ma deve creare aspettative e si deve muovere anche tra le necessità dell’uditorio e rispondere a queste con la Scrittura. L’esposizione di Calvino era caratterizzata da una forza espressiva che incideva sulla vita di chi ascoltava ed era ricca di applicazioni per la vita del suo uditorio. 


Bolognesi si è soffermato su quattro indicazioni di come Calvino interagiva con il suo uditorio.


1. Calvino sollecitava i propri ascoltatori a venire preparati al sermone. Oggi è facile pensare di andare al culto per trovare un momento di pace e di tranquillità dal trambusto giornaliero. La domenica può essere vista come un momento di “pausa”. Per Calvino invece è il contrario: l’ascoltatore, il credente, doveva venire ad ascoltare con interrogativi, incoraggiando una certa riverenza alla Parola di Dio. Ognuno doveva essere pronto a ricevere qualcosa, con un senso di attesa per la propria vita.


2. Per Calvino l’ascolto è consapevole e cosciente dello scontro col nemico. La sana dottrina predicata e ascoltata deve essere tradotta in pratica affinché ogni vita sia trasformata e rinnovata dalla Parola di Dio. Per Calvino la fede andava vissuta in ogni circostanza della vita; la fede sfida gli idoli dell’accumulo che secondo la sua visione è un’attività diabolica. Tutti dovevano umiliarsi davanti alla parola di Dio, tanto il predicatore, quanto gli ascoltatori. Era per esempio il caso degli italiani nella Ginevra del suo tempo: irrequieti, inaffidabili, difficili da discepolare.


3. C’è di più. Per Calvino ogni ascoltatore deve vivere la predicazione con un senso di privilegio. Chi siamo noi che predichiamo e coloro ai quali è rivolta la Parola di Dio? Senza una giusta considerazione della condizione umana non è apprezzabile il culto a Dio e la Parola che ci viene rivolta attraverso la predicazione. In questa cornice c’è un invito a rispondere al messaggio che ci viene rivolto come ascoltatori.

A casa, a pranzo, dopo il culto, mentre si cammina: la predicazione deve avere un seguito, deve far discutere, deve porre domande; in altre parole deve cambiare la vita delle persone. C’è un senso di privilegio per chi ascolta. Dio che si rivolge agli uomini attraverso la predicazione è uno straordinario privilegio. 


4. Ecco dove arriva l’impegno teologico e pastorale, accademico e ecclesiale di Calvino: per il bene della chiesa e per cambiare la vita delle persone con la Parola di Dio. Calvino non è solo esegeta del testo biblico ma lo è anche dell’ascoltatore.  


Se dovessi indicare una frase per descrivere l’esperienza del Laboratorio della predicazione potrebbe essere questa: imparare e cambiare. Non basta saper acquisire informazioni, non basta prendere appunti e riempire pagine di note, non basta registrare tutto quello che ci viene detto se poi non viene assimilato e spinge a cambiare.

Ogni uomo coinvolto nel servizio della predicazione nella propria chiesa locale dovrebbe avere un alto senso dell’attività a cui è stato chiamato. Bolognesi ci ha ricordato che per Calvino è necessario “essere domestici gli uni degli altri” quando si pensa alla relazione tra predicatore e ascoltatore.


Dopo l’esegesi del testo biblico bisogna essere esegeti dell’uditorio, così come Calvino fece, ma prima di lui, Paolo ad Efeso, Corinto, Galazia e prima ancora il Signore Gesù parlando a tutti e ovunque trasformando la vita di chi lo ascoltava.