Chiesa al centro (III). L’evangelo è per la città!

 
 

“Bella, ma non ci vivrei!”. “Ci vivo ma è complicato!”. Questi sono i commenti tipici che vengono da persone che pensano ai grandi centri urbanizzati del mondo. In effetti, le città sono luoghi di tensione e di commistione tra “grande bellezza” (per citare Sorrentino) e infinito degrado. È difficile dare un giudizio completamente negativo o completamente positivo su di esse.

Anche le chiese urbane spesso sono solo un effetto collaterale dell’affollamento delle città. Esistono perché ci sono cristiani che si trasferiscono per studio o lavoro, esistono perché le città offrono servizi per tutti i gusti ed esistono indipendentemente dalla loro posizione geografica, senza una riflessione su cosa voglia dire essere una chiesa evangelica in una città.


Il libro di Tim Keller (1950-2023), Chiesa al centro, Torino, La Casa della Bibbia 2025, invece, si concentra sull’importanza della fondazione di chiese, sulla centralità della chiesa nel piano di Dio e su una visione teologica salda ed influente per la cultura. Esso dedica una lunga riflessione alla città come luogo strategico per il regno di Dio.


Keller sottolinea che la narrazione biblica ha una vera e propria teologia della città di cui riappropriarci e portare al centro della discussione sulla missione e fondazione di chiese. La Bibbia ha della città una visione sobria: ne vede la natura duplice di luoghi di perversione e violenza, ma anche di rifugio e pace. La città gioca un ruolo fondamentale nella storia della redenzione e le sue specificità non vanno minimizzate. 


Già in Genesi 4 la città mostra la sua natura duplice e la tensione che la contraddistingue. Se è vero che la prima città viene fondata da Caino dopo il primo omicidio, è anche vero che essa è segno di protezione e rifugio per lui. È da lì che la cultura e lo sviluppo della civiltà prendono vita. 


La narrazione biblica continua tenendo insieme la pericolosa tendenza al peccato e all’idolatria delle città (Sodoma, Gomorra, Babele…) e la promessa di una città “che ha le vere fondamenta e il cui architetto e Dio” (Ebrei 11,8-10). L’apice si tocca con la fondazione di Gerusalemme che diventa dimora del nome di Dio.

La narrazione biblica quindi si sviluppa con la contrapposizione tra Gerusalemme e Babilonia, con il tema dell’esilio dalla città santa, della caduta, della corruzione e dell’attesa della redenzione definitiva. Nonostante l’attesa, i profeti però invitano a benedire le città pagane che assumono un ruolo centrale nel piano di Dio volto a benedire le nazioni e redimere il mondo. 


Con il Nuovo Testamento si vede come i centri urbani dell’epoca furono motore e acceleratore della testimonianza evangelica e come i primi cristiani erano invitati ad abitare le loro città sfidandone la cultura. Spesso si pensa alla Nuova Creazione come a un ritorno ad un mondo edenico e rurale, eppure l’Apocalisse parla di città con la gloria di Dio al centro dove tutto il popolo di Dio servirà scevro della profonda corruzione dovuta al peccato di cui oggi le città ancora soffrono.


Quindi? Cosa ci dice la teologia della città per la nostra missione? Prima di tutto che i movimenti che enfatizzano la vita rurale parlando dei centri urbani solamente come concentrati di peccato, sono inadeguati in quanto sottostimano il ruolo della città nella storia della redenzione. In seconda analisi, che la missione nella città dovrebbe essere svolta con consapevolezza ed intenzionalità. 


I credenti dovrebbero avere una lettura della città realisticamente positiva, dove gli aspetti positivi dell’essere umano creato a immagine di Dio riescono ad avere la loro massima espressione, senza però minimizzare gli effetti devastanti del peccato sulle culture e civiltà che proprio nelle città si addensano con intensità. 


Attualmente il 50% della popolazione mondiale vive in città e questo dato e destinato a crescere. Per di più, la globalizzazione connette le varie città del mondo tra di loro rendendole in alcuni aspetti simili. Negli ultimi anni, con l’avvento dei social, la cultura urbana influenza anche le persone che vivono lontane dai centri urbani. Questi dati, uniti alla lettura biblica della città, non possono non incoraggiare i credenti a prendere seriamente la chiamata a vivere le città in maniera intenzionale e a considerare l’azione cristiana nei centri urbani urgente e fondamentale. 


Per Keller le città sono strategiche per raggiungere le élite culturali che influenzano la società, per raggiungere le giovani generazioni, per raggiungere i gruppi non raggiunti tramite i fenomeni migratori caratteristici dei grandi agglomerati urbani, per impattare i poveri e i bisognosi che affollano le strade delle città più che delle aree rurali. 


Per impattare sulle città le chiese devono sviluppare atteggiamenti di apprezzamento critico, diventare una controcultura dinamica, avere rispetto per la sensibilità urbana e le differenze culturali, sviluppare senso di giustizia e cura del prossimo, dedicarsi all’arte e alla creatività e sviluppare un annuncio del Vangelo contestualizzato e rilevante per l’uditorio urbano. 


Fondamentale per una chiesa urbana è anche leggere la città con le lenti del Vangelo e individuarne gli idoli. Per idoli si intendono le cose che prendono il posto di Dio nel cuore dell’uomo. Al di là dell’aspetto individuale degli idoli dei cuori, le città si sviluppano intorno a narrazioni, valori e identità che sono idolatriche. Secondo Leonardo de Chirco, autore di un inserto sull’identificazione degli idoli della città (pp. 274-283), la loro identificazione è frutto di una vigilanza spirituale che permette di “leggere” la città non in modo sentimentale, ma evangelico.


I costi della presenza evangelica nella città non sono nascosti da Keller. Egli riconosce che il servizio cristiano nei centri urbani è di gran lunga più costoso sia in termini economici che di intensità. Eppure, invita a seguire la chiamata di Abramo: diventare pellegrini di città in città, chiamati ad andare anche dove spesso i disagi si accumulano aspettando di poter vivere nella città di Dio pienamente realizzata. 


(continua)


Della stessa serie:

Chiesa al centro (I). Il Vangelo che trasforma tutte le narrazioni culturali” (22/8/2025).

Chiesa al centro (II). Necessità e rischi della contestualizzazione” (29/8/2025)