Europa tra oggi e domani (II). L’avvento di GAL e di TAN

 
 

Non ci vuole grande acume per capire che lo scenario politico europeo sia profondamente cambiato negli ultimi 30 anni e che sia tuttora in grande movimento. Per quanto criptiche possano apparire, le sigle GAL e TAN aiutano a mappare la politica europea attuale. Anche di questo si è discusso alla decima edizione del “Forum sullo stato dell’Europa” tenuto a Parigi (6-7 maggio).

Dall’Ottocento in poi, il panorama politico europeo è stato dominato dalla “destra” e dalla “sinistra” che si sono contrapposte essenzialmente sulla questione sociale: la destra sosteneva un’idea politica ispirata al liberalismo ed era a favore dell’economia di mercato mentre la sinistra tendeva verso il socialismo e propugnava il protagonismo dello Stato nella produzione e nella redistribuzione delle risorse. In mezzo a questi due fronti, il “centro” popolare (o cristiano-democratico) ha provato a tenere insieme l’economia di mercato e l’attenzione al sociale. Nel secondo dopoguerra, l’Europa si è sviluppata su questi binari “centristi”: il sistema capitalista è stato concepito ed attuato all’interno di un welfare pubblico universalista, così da coniugare il principio liberale e quello sociale. 

Oggi la sinistra europea accetta il mercato e, d’altro canto, la destra liberale accetta lo stato sociale. Dunque, le polarizzazioni si sono risolte in un “grande centro” europeo che di fatto rappresenta il mainstream politico. Si pensi a Emmanuel Macron in Francia, Olaf Scholtz in Germania, Mario Draghi in Italia: sono leader su piattaforme politiche del tutto simili. Le sigle politiche sono diverse, ma di fatto le differenze sono sfumature più che vere differenze.

Parafrasando Fukuyama, si potrebbe dire che la politica europea sia “finita” nel senso di compiuta e che il quadro europeo sia stabilizzato. E invece no. Il panorama è in fermento febbrile, ma occorre capirlo alla luce di nuove domande e nuove categorie. Oggi la questione centrale non è più quella sociale e le risposte non sono più quelle tradizionali di “destra” e “sinistra”. Mentre il “grande centro” sembra aver appiattito tutto, alle estremità si trovano nuove e diverse divaricazioni.

Da un lato dello spettro politico, c’è la questione ambientale o ambientalista che interessa quella che un tempo fu la sinistra e che oggi è attraversata da venature globaliste e cosmopolite. Dall’altro lato, il tema dell’identità è quello che è al centro delle preoccupazioni delle nuove destre che, non avendo beneficiato dalla globalizzazione, tendono al nazionalismo e al localismo. 

Ecco: i nuovi soggetti sono GAL e TAN. Si tratta di due sigle che corrispondono rispettivamente a

Green Alternative Libertarian e Tradition Authority Nation. GAL è una combinazione che collega le ansie ambientali, i modi alternativi di vita personale, sociale ed economica e la cultura libertaria. In GAL prevale l’immaginazione ecologica sviluppata in contesti metropolitani e la sensibilità per gli stili di vita fuori dai parametri tradizionali. In Italia, molto influenzati da GAL sono il Movimento 5 stelle e gran parte del PD. 

Sull’altro fronte c’è il TAN, un fronte che insiste sull’intreccio tra il richiamo alla tradizione (contro il melting pot globalista), il ricorso al leader forte e capace di interpretare le istanze del popolo senza altre mediazioni e la difesa della nazione come comunità omogenea che deve schermarsi dal fenomeno delle migrazioni. In TAN si sommano il senso avvertito dalla minaccia del calo demografico e del meticciato. Essa si manifesta come tendenza delle aree rurali e meno interconnesse. In Italia tracce consistenti di TAN sono rinvenibili in Fratelli d’Italia e in parte della Lega. 

Il punto è che la destra e la sinistra ottocentesca e novecentesca non ci sono più. Il fuoco non è più la questione sociale, ma l’ambiente associato alla cultura libertaria o l’identità collegata all’autorità. Al Forum di Parigi la domanda che è sorta è stata: e gli evangelici dove si collocano in mezzo a queste transizioni? E’ stato osservato come, in mancanza di una riflessione politica propria (con qualche eccezione) e con scarse iniziative conseguenti, gli evangelici europei nel Novecento si sono distribuiti tra sinistra, centro e destra, con la prevalenza di tendenze “centriste”. Si pensi all’esempio di Abraham Kuyper in Olanda di inizio Novecento. Nei Paesi di storia cattolica, dove il centro era dominato dalla Democrazia cristiana, gli evangelici hanno avuto la tendenza a stare in un’area politica centrista ma “laica” che cercasse di non essere assoggettata all’egemonia della cultura cattolica. 

Ora, di fronte alle tendenze GAL e TAN, gli evangelici dove si posizioneranno? Sia l’uno che l’altro schieramento presentano singole istanze suscettibili di attrarre l’attenzione evangelica. I temi ambientali sono evangelicamente sensibili, così come quelli vagamente declinabili come identitari. Meno attraenti paiono essere la cultura libertaria e il richiamo all’uomo forte. Questo per dire che né GAL né TAN esprimono sensibilità culturali capaci di rappresentare la sensibilità evangelica sui temi pubblici. Purtroppo, la povera eredità degli evangelici in politica del Novecento (sia in termini di riflessione che di azione), si riverbera anche nella nuova fase segnata da GAL e TAN. In assenza di un pensiero sociale e politico proprio, gli evangelici rincorreranno ora GAL ora TAN come palline di un flipper, senza essere in grado di sviluppare una riflessione e animare un’azione che siano coerenti con la visione biblica del mondo. Se nel Novecento sono stati schiacciati dallo scontro tra destra e sinistra, ora corrono il rischio di farsi risucchiare nei vortici GAL o TAN, senza essere in grado di esprimere una loro progettualità.

(continua)

Della stessa serie:
“Europa tra oggi e domani (II). I tre shock che hanno cambiato il continente” (10 maggio 2022)