Fede e cibo (V). Mangiare e digiunare in tre libri

 
 

Le Giornate teologiche sono un esercizio di scolarità evangelica. Una prerogativa importante del convegno è infatti la volontà di confrontarsi con libri che affrontano il tema per imparare a sviluppare un pensiero evangelico capace di interagire in modo fedele e critico. Una finestra sul mangiare e digiunare l’hanno aperta Isabella Savino, Clay Kannard e Damaris Marletta che durante la trentacinquesima edizione delle Giornate Teologiche dell’IFED sul tema “Fede e cibo” hanno animato una rassegna sul cibo e sul digiuno a partire da tre libri.

Isabella Savino ha presentato il libro Un pasto con Gesù di Tim Chester, Firenze, BE edizioni 2016), che esamina sei pasti narrati nel Vangelo di Luca per evidenziare come anche la semplice condivisione di un pasto risponde agli scopi di Dio ed apre una finestra sul messaggio di grazia di Cristo. Attraverso i pasti, Gesù definisce la sua comunità e la sua missione.

Il Vangelo di Luca, infatti, è pieno di racconti in cui Gesù mangia insieme ad altri: Gesù investe molto tempo mangiando e bevendo con altre persone. Egli evangelizza e discepola intorno ad un tavolo. Dal pranzo con l'esattore delle tasse Levi, a fino a quello con i discepoli dopo la risurrezione, Gesù ci mostra che i pasti avevano un ruolo fondamentale per la sua opera nel mondo: se erano così importanti per Gesù, non dovrebbero esserlo anche per noi?  

Il ministero di Gesù e i pasti sono la raffigurazione della sua grazia, della sua comunità e della sua missione. I pasti condivisi devono esprimere la nuova comunità che Cristo ha creato, per mezzo della croce. Devono rafforzare, devono essere una pregustazione della nuova creazione, devono rappresentare un ottimo contesto per invitare non credenti affinché essi possano incontrarsi con la realtà di Dio che dimora tra di noi.

Clay Kannard ha condiviso la domanda che attraversa il libro di R.M. Stone, Mangia con gioia. Redimere il cibo dono di Dio, Chieti, GBU 2015. Il cibo è una benedizione del nostro Creatore che desidera nutrire le sue creature e gioisce nel farlo.

“Mangiare con gioia” è un mangiare redento che può essere visto alla luce dell'ufficio regale, sacerdotale e profetico del nostro Redentore, Gesù Cristo. In altre parole, il mangiare redento è un mangiare regale (responsabile), sacerdotale (in comunione con altri e preoccupandosi degli altri) profetico (vocale contro le ingiustizie e le idolatrie del cibo). Cristo, il re, sacerdote e profeta per eccellenza, ha gustato il cibo più amaro affinché il suo popolo redento potesse gustare la sua bontà, deliziarsi della sua misericordia, della sua grazia e gioire in vista del giorno in cui banchetterà con lui nella nuova creazione. Gesù è il pane della vita: il nostro rapporto con il cibo deve ricordarcelo e testimoniare di Lui mentre lo mangiamo con gioia.  

Se si parla di cibo, non si può parlare di digiuno. Per questo Damaris Marletta ha dato parlato del libro di Arthur Wallis, Il digiuno voluto da Dio, Roma, CLC 1980. Nonostante la Scrittura sia costellata di esempi e precetti legati al valore dell’esercizio spirituale del digiuno, esso ha spesso finito per trasformarsi, nel corso della storia, in un atto penitenziale idoneo a placare la punizione temporale del peccato e all’acquisizione di meriti davanti a Dio.

Per questa ragione, i Riformatori lo hanno ripensato alla luce della Scrittura Il digiuno cristiano non è finalizzato all’uomo, ma persegue lo scopo prescritto dalla Scrittura: accompagnarci nella mortificazione della carne, sia a livello privato che comunitario. Il digiuno è uno strumento idoneo per disporsi a ricevere la Parola di Dio, per tenere sotto controllo il proprio corpo e per lasciare spazio all’opera dello Spirito Santo. Si digiuna per ricercare la potenza dello Spirito Santo ed essere equipaggiati per la vita cristiana. Lo scopo del digiuno non è quello di giustificare se stessi, ma quello di ascoltare lo Spirito e crescere nella santificazione. Marletta ha parlato del digiuno come “ecologia spirituale”, un limite all’assunzione di cibo che fa bene e ci ricorda che non di solo pane vive l’uomo.  

(continua) 

Della stessa serie:
Fede e cibo (I): “Just follow the food” e le Giornate teologiche 2023
Fede e cibo (II): una teologia biblica del pane e del vino
Fede e cibo (III): perché il Levitico proibisce di mangiare alcuni animali?
Fede e cibo (IV). Il cibo specchio della comunità