I cambiamenti climatici. Due esperti evangelici si interrogano
Quella del 2025 è nuovamente un’estate caratterizzata da ondate di calore persistenti ed eventi climatici estremi. I toni di chi ne discute sono spesso allarmistici e apocalittici o tendenti al negazionismo rispetto ai cambiamenti climatici.
Con una serie di articoli (qui il primo, qui il secondo; qui il terzo), il magazine Evangelical Focus sta provando ad affrontare la questione da un punto di vista evangelico volendo suscitare consapevolezza, riflessione e analisi.
Per affrontare il tema sono stati intervistati Michael Wickham, membro della rete per la cura del creato del Movimento di Losanna in Spagna, e Gianluca Piccirillo, anziano della chiesa evangelica Breccia di Roma San Paolo e autore di una tesi di MTh presso la Union School of Theology sulla prospettiva evangelica della cura del creato, tra l’altro autore del saggio “La transizione ecologica nelle Dichiarazioni evangeliche”, Studi di teologia – Suppl. N. 20 (2022) pp. 19-34.
Il tema centrale è l’aumento esponenziale delle temperature del Mediterraneo. Il Mare che lambisce le nostre coste è stato per secoli fonte dello sviluppo delle civiltà che vi si affacciavano grazie al clima, al suo ecosistema, alle condizioni di vita generalmente favorevoli che garantiva. L’innalzamento delle sue temperature è quindi un tema particolarmente sensibile per i paesi dell’Europa mediterranea.
Entrambi gli intervistati hanno riconosciuto una correlazione tra cambiamento climatico ed eventi estremi che sempre più spesso coinvolgono sia la Spagna che l’Italia. Il Mediterraneo, infatti, vede le sue temperature aumentare del 20% in più rispetto a quella di altri mari e questo favorisce l’aumento dell’umidità, che a sua volta si trasforma in alluvioni, nubifragi, esondazione di fiumi e così via.
Piccirillo ha sottolineato come la condizione di fragilità idrogeologica in Italia sia anche una questione politica fondamentalmente non affrontata. I fondi disponibili vengono sempre utilizzati per la ricostruzione dopo i danni, ma non c’è un piano per la prevenzione rispetto a fenomeni estremi che si preannunciano sempre più frequenti. La gestione dei danni post-eventi climatici estremi è impattante sull’economia del paese.
Tra le altre conseguenze dell’innalzamento della temperatura del mare c’è l’impatto che questo avrà sulla pesca, sull’agricoltura e sulla biodiversità. Con l'arrivo di specie non autoctone invasive e incontrollate (come il granchio blu, la vespa orientalis…), la biodiversità potrebbe subire impatti significativi da parte di un ecosistema che non è "pronto" per un cambiamento così rapido.
Inoltre, le estati potrebbero diventare sempre più pericolose per soggetti fragili con un aumento di decessi significativo nei mesi più caldi e, di conseguenza, potrebbero anche registrarsi flussi migratori verso aree più fresche con conseguenze sociali non trascurabili.
Non è neanche trascurabile il danno socio-economico di una buona parte del Paese che regge la sua economia sul turismo. Quest’ultimo potrebbe infatti diminuire se le aree di mare diventano sempre più inospitali a causa del caldo torrido.
Le soluzioni adottate per proteggersi dal caldo, come l’uso e l’abuso dell’aria condizionata, a loro volta sono strategie insostenibili per l’ambiente che aggravano la situazione. L’eco-ansia ha inoltre risvolti anche sul benessere psicologico perché sempre più persone sentono di vivere in un ambiente inospitale e/o insicuro dove persino nelle proprie case non si è al riparo.
C’è un approccio evangelico con cui questa situazione può essere affrontata? Michael Wickham è convinto che una solida visione cristiana del mondo ci aiuti a non perdere il contatto con la realtà e non scadere in estremi allarmismi o negazionismi.
Piccirillo sostiene che la scienza, per quanto utile, descriva la situazione senza avere gli strumenti per analizzare le cause profonde di questi sconvolgimenti e senza poter dare una vera speranza duratura per il futuro. La fede biblica ha queste risposte. La caduta e il peccato hanno impattato ogni aspetto della vita. Il clima e l’atteggiamento egoista, consumista e sfruttante dell’uomo derivano da lì. Solo il Vangelo di Gesù Cristo permette di ritornare alla sobrietà dei consumi e offre speranza per una redenzione finale totale.
Intanto, mentre affrontiamo questi cambiamenti, va ricordato che tutto è sotto il controllo della sovranità di Dio che continua a provvedere e che i suoi figli sono chiamati ancora ad amministrare il creato con cura e integrità.
Il movimento evangelico ha nel corso degli ultimi 40 anni prodotto una serie di documenti sul tema della cura del creato. Essi possono essere consultati nei due volumi di Dichiarazioni evangeliche I e Dichiarazioni evangeliche II. Anche in Italia, la riflessione evangelica sulla cura del creato ha iniziato a muovere in primi passi. Si veda il fascicolo “Etica dell’ambiente”, Studi di teologia – Suppl. N. 16 (2018). Per quanto viva, ancora non ha prodotto una consapevolezza diffusa nelle chiese e non ha ancora trovato pratiche rinnovate di vita ecclesiale e una solida proposta pubblica.