I nuovi santi della religiosità italiana
La settimana scorsa abbiamo visto uno spaccato della religiosità “cattolica” italiana. Prima la morte di Giorgio Armani, poi la canonizzazione di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati hanno messo in mostra la tendenza italiana a “santificare” personaggi famosi alla ricerca di modelli di vita.
La società italiana sembra sempre più secolarizzata e disinteressata al fatto religioso in generale, ma quando si scende al cuore delle credenze più profonde, si scopre che è una religiosità intrisa di modelli culturali ispirati al cattolicesimo romano, nelle sue forme secolarizzate o ecclesiastiche.
Giorgio Armani. L’emozione suscitata dalla sua morte è stata trasversale alla società. Tutti ne hanno parlato bene, anzi in termini entusiastici. Lo “stile” Armani è stato esaltato; l’uomo Armani è stato decantato; l’imprenditore Armani è stato ammirato. È stato definito un uomo fattosi da solo (self made man) che ha dato alla moda una nuova via e che ha, con le sue collezioni, lanciato messaggi di autodeterminazione individuale.
Armani ha incarnato lo stile italiano nel mondo, la ricerca dell’eleganza e dell’affermazione della propria personalità attraverso la moda. Gli italiani si sono identificati in Armani, vedendolo come la realizzazione dei loro sogni.
Poi, nella stessa settimana, con imponenti celebrazioni, la Chiesa cattolica ha proclamato santi due laici italiani ritenuti esempio universale di carità, coraggio e dedizione alla fede. Soprattutto la canonizzazione del giovane Carlo Acutis è stata roboante.
La vita e la storia di questo ragazzo morto di leucemia a 15 anni nel 2006 hanno colpito molti. Con il primo santo “millenial” della storia della chiesa e la sua proclamazione a patrono di Internet, molti giovani si sono riversati in Piazza San Pietro per assistere all’evento. Insieme a lui anche Pier Giorgio Frassati, torinese di inizio Novecento, morto a 24 anni è stato ufficialmente canonizzato.
Entrambi questi giovani italiani, seppur di diverse generazioni, sono stati riconosciuti dalla Chiesa cattolica come autori di miracoli, degni di ricevere preghiere e devozione e capaci di intercedere per i fedeli che a loro si rivolgono.
Molte cose si possono dire di questa concezione della santità e del tentativo della Chiesa di Roma di aprirsi ai giovani con queste due figure (a questo link un’ intervista al teologo Leonardo de Chirico sulla vicenda). Forse un aspetto interessante è che entrambi questi nuovi santi “giovani” siano italiani.
La Chiesa cattolica conta milioni di fedeli nel mondo. Negli anni, il suo baricentro è sembrato spostarsi verso il Sud del mondo per abbracciare nuove culture e tradizioni. In questo processo di globalizzazione del cattolicesimo, sicuramente in Italia ha perso l’influenza che un tempo aveva.
Nonostante ciò, è dal nostro Paese, dalla nostra storia recente e recentissima che sono venuti fuori due “nuovi santi”. In entrambi i casi la loro vita è stata ritenuta tale per le opere caritatevoli compiute e, soprattutto nel caso di Acutis, per aver avvicinato i giovani, tramite internet, all’adorazione eucaristica e alle pratiche mariane.
Entrambi questi giovani hanno vissuto, assorbito e incarnato una cristianità lontana dalla Scrittura e molto vicina alle pratiche devozionali della tradizione cattolica. Le hanno assorbito dalle famiglie, dalla cultura che li circondava, fatte proprie e rilanciate con vigore.
Oggi, a loro volta, le loro storie stanno donando nuova linfa ad una cultura che domina nel nostro Paese fatta di scarsa e scadente cultura fede biblica e molte pratiche superstiziose dedicate ai santi e alla madonna. La spiritualità dei nuovi santi è induce non rivolgersi mai a Gesù Cristo come unico intermediario tra Dio e l’umanità, ma attraverso loro stessi.
Giorgio Armani, Carlo Acutis, Pier Giorgio Frassati. Personaggi diversissimi, ma che riempiono l’immaginario collettivo italiano. Un santo laico (Armani), due santi religiosi (Acutis e Frassati). Per quanto distanti anni luce tra loro, i tre sono accomunati dall’essere entrati nel pantheon della religiosità italiana. Il primo ha compiuto un miracolo economico e ha illustrato la fiducia nella creatività umana.
Gli altri hanno compiuto miracoli di guarigione e testimoniano la fiducia nella bontà umana. Il loro “vangelo” è simile: abbi fiducia nelle tue capacità (Arman), abbi fiducia nella tua gioventù (Acutis, Frassati). Questo “vangelo” nasce dal cattolicesimo romano e va a rinforzare la sua presa culturale.
L’Italia è un Paese di “santi” (e artisti e navigatori!). Da oggi questa narrazione sull’identità italiana è ancora più spessa. Non avendo mai conosciuto una stagione di riforma spirituale e culturale secondo l’evangelo, l’Italia accumula “santi” che, credenti o diversamente credenti, nutrono la fede popolare nelle capacità umane o in mediatori eroici.
La grammatica della vita incentrata sulla signoria di Cristo e sulla salvezza per fede soltanto è ancora aliena. Per quanto dolorosa sia questa constatazione, non è un buon motivo per smettere di sognare e di impegnarsi per una riforma evangelica che scuota la nostra cultura dalle fondamenta.